Coccodrilli ad Artem . IRA
Francesco Crispi
In 11 Agosto 2017 da Il ViaggiatoreDavvero Francesco Crispi fu incendiario da giovane e pompiere in vecchiaia? Probabilmente sì, anzi mica tanto in vecchiaia, diciamo quando raggiunse il potere, quello vero. Avvicinatosi prima a Giuseppe Mazzini, condividendo con lui l’esilio londinese, imparò anche a costruire ordigni esplosivi. Avvezzo ai moti di piazza, da esponente fondamentale del Risorgimento e da repubblicano convinto, il 1° maggio 1864 alla Camera dei deputati si dichiarò monarchico, giustificando politicamente questo cambio ideologico come la necessità di coesione dello stato e la necessità di completare il disegno di unificazione italiana, mancando ancora Roma. Abile a governare anche con la Destra storica, da Presidente del consiglio fece approvare la legge sugli scioperi ma non esitò a ordinare di sparare sui manifestanti persino nella sua Sicilia. Nemico della Francia e grande ammiratore dell’Austria e della Germania, favorì sempre le alleanze con quest’ultime arrivando a rafforzare le difese contro i cugini di oltralpe. I maligni dicevano che facesse di tutto per assomigliare al “Cancelliere di ferro” Otto Eduard Leopold von Bismarck-Schönhausen (e a guardare i baffi non è cosa così peregrina). Su Crispi, che aveva propugnato la necessità che l’Italia diventasse un Impero coloniale come le altre grandi potenze europee, il colpo decisivo sulla carriera politica fu la Guerra di Abissinia e soprattutto la disfatta di Adua del 1° marzo 1896: 7000 morti, 1500 feriti e 3000 prigionieri sarebbero stati difficili da perdonare.
Il vero coccodrillo:
Si è spento a Napoli nella sua residenza di Villa Lina, oggi, 11 agosto 1901, dopo un’agonia durata un giorno intero, Francesco Crispi, uno tra i padri nobili del Risorgimento italiano e figura più importante a livello politico della spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi. Erano con lui la moglie, donna Lina, i Principi di Linguaglossa, i Deputati Nicolò Gallo e Luigi Gaetani di Laurenzana, il Marchese Lavia, il pubblicista Sacerdoti, gli avvocati Paratore e Giampietro. Il Dottor Carito alle 19.45 ha constato la morte del grande statista. Quattro volte Presidente del Consiglio, Ministro degli Interni, degli Esteri e Presidente della Camera dei Deputati, Crispi, orgoglioso delle sue origini albanesi, era nato a Ribera, in Provincia di Agrigento il 4 ottobre 1818. Avvocato, si era avvicinato alla politica attiva intorno ai trent’anni, partecipando alle sommosse del 1848 che gli erano costate l’esilio. Vicino alle posizioni mazziniane ed esponente della Sinistra storica, prima fu esule in Piemonte e poi a Londra e Parigi. Si era sposato tre volte nella sua vita e lascia l’attuale moglie Lina Barbagallo. Figura discussa, soprattutto per la sua conversione monarchica, fu un grande riformatore: il suo primo Gabinetto dal 1887 al 1891 si distinse per la riforma sanitaria, l’abolizione della pena di morte e l’elezione diretta del Sindaco. Forte propugnatore dell’efficienza dello Stato venne chiamato a sostituire l’avversario politico più acceso, Giovanni Giolitti, una volta che questi venne coinvolto nello scandalo della Banca romana. La disfatta di Adua del 1896 e le rivolte soprattutto nell’Italia settentrionale che portarono a una dura repressione da parte dell’esercito lo constrinsero alle dimissioni e segnarono la fine della sua carriera. Ritiratosi a vita privata, negli ultimi anni aveva perso quasi completamente la vista e aveva avuto complicazioni cardiache. Il suo corpo, per decisione della famiglia verrà mummificato ed esposto due giorni nella città partenopea. La salma verrà quindi trasferita a Palermo e tumulata nella chiesa di San Domenico. Alla capitale siciliana Crispi lascia una collezione di 30mila libri.
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