CattiviConsigli . IRA
Il piacione
In 29 Giugno 2018 da Gianluca PapadiaA Napoli il piacione si chiama Fareniello, in altre parole: chi si nasconde dietro la farina. Il termine deriva dall’usanza degli attori di teatro che in passato usavano, per ragioni economiche, la farina al posto della cipria.
Il ruolo dell’amatore era sempre dato ad attori giovani e più questi invecchiavano e più avevano bisogno di riempirsi di farina per nascondere l’età. Per questo motivo, il termine è usato per indicare una persona che vuole dare un’immagine di sé che non corrisponde a quella reale.
Nella metrò di Napoli che tutte le mattine mi porta da Bagnoli a Piazza Garibaldi, c’è un esemplare di questa categoria. Ultra cinquantenne, elegante, perennemente abbronzato, non fa discriminazione di età, razza o religione e alle 7 di mattina ha già fame di conquista.
Il suo vocabolario, che si adatta con disinvoltura alla preda di turno, ha sempre come prima frase: «Scusa, hai un viso conosciuto. Ti ho già visto da qualche parte?».
E ci cascano tutte, perché, in fondo, le donne vogliono la parità ma adorano di più essere corteggiate.
Il farfallone fa leva sul loro bisogno di conferme, le abbindola con una raffica di complimenti banali e li tramortisce. Dalla shampista alla manager di successo nessuna può resistere alle bugie che il narciso snocciola con la sua innata padronanza di linguaggio.
Il moderno Casanova fa breccia nella psicologia della donna riuscendo a carpirne, in pochissimi minuti, qual è il problema che la tormenta. A quel punto la vittima è in balia della sua galanteria e lui affonda il colpo di grazia proponendosi di risolverlo in pochissimo tempo. Il piacione ha sempre un amico che può aiutare la sua preda.
La vittima di turno allora si aggrappa al più banale dei luoghi comuni: «tutti gli uomini sono Farenielli» e non vede nulla di male nel dare il numero di telefono a un perfetto sconosciuto. La sindrome di Stoccolma fa il resto e il piacione scende dal treno in compagnia della sventurata di turno.
Odio quell’uomo, odio il suo modo infallibile di sedurre, odio vedere ogni giorno quell’espressione compiaciuta sul suo volto. Anche oggi seguo la coppia fino al primo bar alla fine della scala mobile. In quel bar, manco a dirlo, il piacione è di casa, dispensa complimenti a tutti i dipendenti e per questo è servito e riverito come un Re.
Io, come sempre, osservo la scena pietosa dal negozio di fronte. Invidio la sua sicurezza, l’abnegazione nella cura dei particolari, il magnetismo che sprigionano i suoi occhi, la frase giusta per ogni situazione. Per fortuna lo spettacolo dura solo sette minuti, il piacione va sempre di fretta, saluta la vergine sacrificale con un doppio bacio affettuoso da amici di vecchia data e se ne va.
È arrivato il momento di entrare in scena. La donna è ancora seduta al tavolino del bar, cercando di riordinare le tantissime informazioni che il suo cervello ha ricevuto nell’ultima mezz’ora.
«Scusi, posso farle vedere una cosa?» le chiedo quando sono in piedi, vicino al suo tavolo.
Lei si guarda intorno in cerca di aiuto. È confusa e devo approfittarne.
«Sono un investigatore privato» le dico mostrando un finto bigliettino da visita, «non dovrei farlo, ma si vede che lei è una brava persona. Lavoro per la moglie del tizio che è appena uscito» pronuncio a bassa voce mentre le mostro sul telefono le foto delle vittime dei giorni precedenti.
Lei si porta una mano alla bocca e capisco che vorrebbe piangere.
«Non dica a nessuno che le ho fatto vedere queste foto» ed esco velocemente da quel bar, ho sempre paura che qualcuno mi scambi per uno stalker.
Ho la pancia, un’incipiente calvizie e porto gli occhiali da quando avevo sei anni, ma in questo momento mi sento bellissimo. Non penso di aver vinto la mia guerra personale contro i piacioni ma stamattina porto a casa un’altra battaglia vinta.
La maggior parte delle donne se ne frega di passare una notte con un tombeur de femmes, qualcuna è attratta proprio da quello, ma la ragazza di oggi l’ho vista abbastanza scossa.
Sono molto fiducioso del fatto che in questo momento abbia già cancellato il contatto del viscido fatalone e, se sono fortunato, avrà notato il mio biglietto da visita che ho, di proposito, dimenticato sul suo tavolo.
La vibrazione del cellulare è la prova che attendevo.
Quel “Grazie” che arriva da un numero sconosciuto regala nuova dignità al mondo femminile.
Per fortuna c’è ancora chi preferisce l’eroe buono con la faccia da bravo ragazzo al Don Giovanni incallito.
«Le donne vanno conquistate con l’astuzia» penso mentre prenoto un tavolo per due su TheFork.
«Stasera ho un tavolo prenotato al Pulcinella, se ti va, possiamo cenare insieme» è il consiglio che mando alla vittima che ho salvato oggi.
Gianluca Papadia è autore di molti racconti vincitori di premi letterari. Ha pubblicato il libro:
- La rabbia eaudita. 32 consigli per combattere l’ira – raccolta di racconti, Amazon, 2018
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