CattiviConsigli . IRA
Knockout
In 20 Aprile 2018 da Gianluca PapadiaNon ho mai capito a cosa possano servire i colloqui con i docenti della scuola materna ma, al secondo figlio, ormai ho smesso di chiedermelo e oggi mi presento al cospetto delle due insegnanti.
«Non ci siamo», mi dice la più anziana delle due dopo avermi fatto accomodare su una sedia che sarebbe piccola pure per mia figlia.
«La bambina è molto viziata», infierisce ancora la stessa maestra mentre la più giovane annuisce in silenzio. Quel gesto muto ma assordante ha effetto immediato sulla mia ipertensione che inizia a mordermi il cervelletto.
«Sono sicura che è la principessa incontrastata della casa», continua l’accusa senza contraddittorio che trasforma il colloquio in un vero e proprio processo.
«La bimba non mangia da sola, non va in bagno da sola e soprattutto non sa cosa significa la parola condivisione», aggiunge la più giovane con un effetto sorpresa da navigato stratega. Il modo in cui scandisce l’ultima parola mi fa capire che la mossa è stata studiata per avvalorare l’arringa della collega più esperta.
«Ha solo tre anni e mezzo», dico cercando di recuperare un po’ di dignità. Sono fortemente a disagio eppure potrei farmi scudo evocando i miei studi su Freud, Kant e Durkheim. Se non mi sentissi offeso nell’orgoglio, potrei parlare per ore delle differenze tra pedagogia basata sull’individuo e pedagogia basata sulla società, ma tutto mi aspettavo tranne che dovermi difendere dall’attacco di queste due cavernicole dell’educazione.
«A quell’età dovrebbe essere già scolarizzata», dice la vecchia riportandomi alla realtà.
«Ed è già al secondo anno di materna», le fa eco la giovane.
Sono un pugile in balia dell’avversario e le due maestre mi hanno messo alle corde a colpi di pedagogia infantile. Non distinguo più le due voci ma sento bene i colpi alternati delle due campionesse in carica. Sono lo sfidante che i bookmaker davano già per spacciato.
«Sua figlia è maleducata», è il montante della vecchia. «Non ha alcun rispetto per i ruoli», il gancio destro della giovane. «Sono sicura che lei a casa gliela dà sempre vinta», il diretto che mi stende definitivamente.
Mentre l’arbitro – la più giovane – conta fino a dieci, la vecchia mi mostra fiera il suo cellulare. «Vede, ho fatto delle foto. Sua figlia è l’unica che non gioca con nessuno. Se ne sta da sola in disparte. E quando provo a convincerla, mi tira la sua bambola in faccia».
«Quel mostro non è mia figlia» vorrei gridare come Rocky Balboa dopo aver perso contro Apollo Creed, ma la voce non mi esce.
Vorrei gettare la spugna e scendere finalmente da quel vergognoso ring prima che l’arbitro arrivi fino a dieci, ma la vecchia mi piazza in mano il suo cellulare per farmi rivedere le foto. Non le basta la vittoria ai punti, vuole il ko.
Dopo la prima foto, il cellulare si blocca e la vecchia è costretta a inserire la sequenza di linee sulla griglia di puntini. L’immagine della schermata di blocco mi mostra un volto conosciuto.
«Mio figlio», mi dice facendomi riemergere dal baratro.
«Arturo Biglia è suo figlio?», le sputo in faccia col massimo disprezzo mentre blocco la mano dell’altra insegnante prima che riesca a pronunciare “nove”. Sono salvo per miracolo.
«Lo conosce?», mi chiede curiosa la vecchia megera nemica della Montessori.
«È un mio paziente», è il mio montante che la manda al tappeto.
Recupero la mia rispettabilità ed esco da quell’aula sventolando la giacca come se avessi segnato un gol decisivo nella finale dei mondiali di calcio.
La mamma di Arturo Biglia è sotto choc e la collega non riesce a farsene una ragione. Mi verrebbe di mandare a puttane la mia carriera di psicologo e infrangere il segreto professionale solo per darle il colpo del ko ma sono un signore e reprimo la mia voglia di urlare a squarciagola: «Adesso che ha cinquant’anni, porta ancora la colazione a letto al suo Arturino?».
Gianluca Papadia è autore di molti racconti vincitori di premi letterari. Ha pubblicato il libro:
- La rabbia eaudita. 32 consigli per combattere l’ira – raccolta di racconti, Amazon, 2018
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