Over the Rainbow

Da qualche parte oltre l’arcobaleno, molto in alto, c’è una terra di cui ho sentito parlare una volta in una ninna nanna. Dove il cielo è sempre blu e i sogni che osi sognare si avverano davvero.

Da qualche parte, oltre l’arcobaleno, molto in alto, c’è un sentiero di petali rossi che porta a te, e io…

E io! E io sono un illuso!

Sto qui ad ascoltare storie come un bambino che pende dalle labbra della mamma e le tiene l’orecchio, mentre con gli occhi chiusi vola sopra terre favolose. Solo che le storie me le racconto da solo e, ormai, non ci credo nemmeno più.

È passato il tempo dei sandali e dei ginocchi sbucciati, della mela caramellata e dei cuori incisi sotto il banco. Il bianco si è sporcato. La notte non è più velata, ma pesa sulla schiena. Tolto il fondale della scena luminosa rimane il palco vuoto, le funi con i sacchi a fare da contrappeso, il gesto rappreso di un involontario monologhista, la lista di cose non fatte e non dette. La vista che prima inseguiva giorni a venire ora si accontenta degli spiccioli, un fiore che cresce nella crepa di un muro, un verso scritto con lo spray, la risata di qualcuno che legge il giornale, ma mai, mai oltre il presente. Se qualcosa ancora vale, sono le suole buone delle mie scarpe e le spalle larghe, che a portare croci non si smette mai. Vai, mi dico, non puoi fermarti proprio adesso, questo potrebbe essere il giorno buono, l’ora buona, proprio questa. Se non la certezza di un sentiero, qualche petalo, almeno, sparso e scolorito, può ancora indicarti la via che porta a lei. E allora continuo a camminare, anche se il passo è ogni giorno più lento. Cercando, quando smette di piovere, la terra oltre l’arcobaleno, dove spero d’incontrarti, stringerti… amarti.