ACCIDIA . AudioRomance
New York 1943
In 16 Agosto 2021 da Giorgio BinnellaLa verità è questa… Oscar Pettiford è stato il primo contrabbassista bebop. E Ray Brown è stato il più grande. Anche questa è una verità.
Charlie Parker aveva fiuto per i contrabbassisti. Era un drogato figlio di puttana, ma, per la miseria, se aveva fiuto.
E se non avesse fatto quella cazzata delle mutandine, adesso, la verità sarebbe che il più grande contrabbassista bebop fu Sonny Macaluso.
Me lo ricordo come fosse oggi.
Sonny si presentò al Minton un pomeriggio, fradicio di pioggia. Era il classico italiano piccolo, con i calzoni che gli strusciavano per terra e la camicia che lo copriva come uno straccio lavato. Le maniche erano più lunghe delle braccia e il resto gli stava appiccicato addosso come appeso a una stampella.
Appena lo vidi, pensai che fosse entrato per chiedere un posto da lavapiatti, quello che di solito chiedevano gli italiani. Invece, si avvicinò al bancone, si sistemò i capelli con le mani e mi disse che voleva parlare con il signor Parker.
E che gli devi dire, al signor Parker? Voglio fare un provino. Per cosa? Contrabbasso, rispose.
Charlie era seduto di spalle. Tamburellava con le unghie su un bicchiere di Wild Turkey, ciondolando la testa, persa in chissà quale improvvisazione. Il tamburellare cessò. Charlie spostò la sedia e si girò verso il bancone.
Come ti chiami?
Sonny Adamo Macaluso, Signor Parker.
Un italiano.
Sì, signor Parker.
Quanto sei alto, Sonny Adamo Macaluso?
Uno e sessanta, signor Parker.
Il contrabbasso è alto venti centimetri più di te e, a occhio e croce, anche di peso ti supera.
Lo so, signor Parker.
E sei pure italiano. Sei nato per la tarantella, non per il jazz.
Mi faccia provare, signor Parker, per favore. Non chiedo altro.
Charlie prese il bicchiere, senza distogliere lo sguardo da Sonny, lo svuotò come se bevesse acqua, e lo posò girato sul tavolo. Poi, indicò il contrabbasso sul palco alle sue spalle.
Quello è di Ray, disse.
Ray chi, signor Parker?
Non conosci Ray Brown? E vorresti suonare il jazz! Tornatene a casa, mangiaspaghetti!
Ma Sonny non si fece intimidire. Salì sul palco e prese il contrabbasso di Ray Brown. Provò l’accordatura con una scala semplice, poi cominciò ad accarezzare le corde e ne uscì un suono lento. Bello, ma niente di eccezionale.
Charlie sollevò la mano destra. Io presi un bicchiere, ci versai un altro Wild Turkey e glielo portai. Charlie aveva questa fissazione. Non beveva mai due volte dallo stesso bicchiere.
Sonny smise di suonare. Uno anche per me, per favore, disse, rivolto a me.
Charlie lo guardò e allargò le braccia. Chi cazzo ti credi di essere! Gli disse.
Lo pago, rispose Sonny.
Allora, versai un altro Wild Turkey e lo portai sul palco.
Sonny prese il bicchiere ma, anziché bere, ci si bagnò la punta delle dita. E riprese a suonare.
Con la sinistra, sembrava che premesse sui tasti di un pianoforte, mentre la destra sfiorava le corde e sembrava che accarezzasse una donna.
Charlie raddrizzò la schiena, appoggiò le mani vicino al bicchiere e smise di sorridere.
Sonny Adamo Macaluso era un cazzo di contrabbassista jazz, questa era la verità. Se fosse stato anche adatto per il bebop non era ancora chiaro ma, per la miseria, quel corpo striminzito cresciuto fra Manhattan e Chinatown, di sicuro, era posseduto dallo spirito del jazz.
Charlie sollevò il bicchiere, bevve tutto d’un fiato e lo rovesciò sul tavolo.
Basta così, disse a Sonny, mettilo a posto, non voglio far incazzare Ray.
Sonny posò il contrabbasso sul treppiede e scese dal palco.
Charlie si girò verso di me. Stasera, è mio ospite, disse. Portagli tutto quello che chiede. Poi sparì dietro la porta che dava sul corridoio dei camerini.
Sonny si leccò le dita e disse semplicemente grazie, signor Parker.
Passò la sera a bere Wild Turkey e a rovesciare bicchieri, ma i suoi lasciavano sempre un’impronta, non aveva, certo, l’esperienza di Charlie.
Al termine dell’esibizione, era talmente ubriaco che a stento si reggeva in piedi.
Charlie lo mandò a chiamare per raggiungerlo in camerino.
Quando Sonny aprì la porta, Charlie gli lanciò un paio di mutandine di pizzo, umide. Ecco cosa succede quando suono, gli disse. Sei bravo, Sonny l’italiano, vai a farti le ossa in qualche locale, e quando le donne ti lasceranno questi trofei, torna da me. E ti darò il posto di Ray.
Sonny disse semplicemente grazie, signor Parker, e se ne uscì, con le mutandine strette nel pugno.
Camminava per la 118ª col sorriso stampato in faccia e le mutandine che penzolavano dalla mano, quando una macchina nera gli si affiancò e, dal finestrino posteriore si affacciò una donna che sembrava una madonna nera. Quelle sono mie, gli disse, restituiscimele.
Sonny si avvicinò alla macchina, annusò le mutandine e poi le rispose, dimostramelo. Troppi Wild Turkey!
Si sentì un colpo secco. Sonny cadde all’indietro. Rimase seduto sul marciapiede, con la faccia sorpresa e un buco nella pancia. Ci mise sopra le mutandine, per tamponare il sangue, ma non servì a niente. Sonny, da quel marciapiede, non si alzò più.
Sonny Adamo Macaluso sarebbe diventato più grande di Ray Brown, questa è la verità. Perché Charlie Parker aveva fiuto per i contrabbassisti. Era un drogato figlio di puttana, ma, per la miseria, se aveva fiuto.
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