ACCIDIA . GenerazioniSerie
MadMen
In 6 Novembre 2017 da Debora BorgognoniNon c’è serie tv che racconti lo Zeitgeist americano degli anni Sessanta meglio di MadMen. Ideata da Matthew Weiner e in onda in USA su AMC, conta sette stagioni registrate dal 2007 al 2015.
Ora siamo abituati a guardare le serie tv tutte d’un fiato (io l’ho guardata su TimVision, e prometto di non spoielare!) e i cambiamenti dei tempi diventano ancora più nitidi, ancora più facili da cogliere. Sì, perdiamo il romanticismo della suspense, quel filo che tiene legato lo spettatore a un dato giorno e una data ora, e ti fa dire: non ci sono per nessuno!, ma per un osservatore si acquista il vantaggio di entrare nelle pieghe profonde della narrazione e concedersi il lusso di essere razionali, di analizzare.
Razionalmente, analiticamente, MadMen è una serie tv con una solida narrazione. Racconta ciò che è stato e come è stato in un determinato periodo – il decennio degli anni sessanta -, in un preciso luogo – non solo l’America, non solo New York, ma Madison Avenue, Manhattan -, per un ceto sociale – i pubblicitari, ricchi e rampanti, il ceto borghese risalito, l’élite degli artisti.
E torna tutto. Torna la politica: John Kennedy in corsa contro Richard Nixon, l’assassinio di Kennedy, la crisi dei missili di Cuba. Torna la cultura nazionalpopolare: la morte di Marylin Monroe, le canzoni dei Beatles che cambiano negli anni (nel 1966 il protagonista, Don Draper, ci fa ascoltare, dal 45 giri Revolver, la canzone dai suoni psichedelici Tomorrow Never Knows). Torna l’inconsapevole pericolo ecologico che incombe: i protagonisti non si curano dei rifiuti, gettano qualsiasi cosa nei prati o per la strada; l’inquinamento di Manhattan è ai massimi livelli tanto che una domenica Don e la moglie Megan decidono di non aprire le finestre. Torna la paura della malattia che ha cominciato ad attanagliare l’essere umano: il cancro, l’obesità, la tossicodipendenza. E anche la psicanalisi: non solo cura per i problemi personali, ma anche applicata all’azienda. Torna la contrapposizione femminismo-maschilismo: le donne hanno un ruolo fondamentale e la loro consapevolezza cresce man mano. E torna la lotta per i diritti civili: i neri, le donne, i lavoratori.
Ma è tutto sussurrato, è tutto fluido all’interno di una tecnica perfettamente aderente agli anni – un esempio: fino al 1962 nelle scene in automobile, Don finge solo di guidarla, come era consuetudine nel girato delle scene su vettura, mentre dopo guida per davvero. È fluido all’interno del racconto di questi pubblicitari, che sono account, fotografi, registi, scrittori, copywriter. Che sono bevitori, fumatori, egocentrici, potenti. Che sono donne che vorrebbero comportarsi da uomini, uomini che vorrebbero continuare a contare più delle donne, seppure pian piano questo potere stia loro scivolando dalle mani.
Rimane sullo sfondo la diffidenza verso la pubblicità, come forma di manipolazione della realtà, riconducibile a stereotipi e cliché, ma anche come persuasione all’uomo. La propaganda non è un’arte, è solo menzogna: lo spiega nel 1957 Vence Packard nel suo saggio critico I persuasori occulti. E quelli di Madison Avenue ben lo sapevano, erano al corrente di ciò di cui il mondo li accusava. Eppure portano avanti con orgoglio un sogno rappresentato da marchi storici: Kodak, Lucky Strike, Heinz, Jaguar, Pepsi. Un sogno tutto loro, dorato, all’interno del decennio decisivo per l’advertising. Ogni epoca ha avuto un lavoro dei sogni: per gli anni Sessanta essere un MadMen significava conquistare il mondo. E ho la sensazione che dentro le pieghe di questi personaggi – Don, Roger, Megan, Peggy, Joan, Pete… – sia nascosta la consapevolezza di una caducità, di una fine, di una malinconia latente. Di una decadenza a portata di mano.
Parla di MadMen anche una nostra intervista, ovviamente pubblicitaria, qui.
E chi volesse prepararsi il cocktail preferito da Don Draper, trova la ricetta qui.
Navigazione
Consigli
Articoli recenti
- Nude Jeannie 26 Marzo 2024
- I sette (non preti) del cinema italiano 24 Marzo 2024
- Rompicapo 23 Marzo 2024
- L’AI e i viaggi 22 Marzo 2024
- Opinioni 12 Marzo 2024
Lascia un commento