
ACCIDIA . Monológos
Repressione è civiltà
In 13 Marzo 2023 da Fabio MuzzioIndagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri è da annoverare tra i capolavori del cinema italiano: uscito nel 1970 si inserisce storicamente in un momento molto difficile della storia italiana quella che ha appena vissuto la strage di Piazza Fontana a Milano e la morte di chi viene accusato ingiustamente della strage: Giuseppe Pinelli; in Italia si sta aprendo la stagione dei cosiddetti “Anni di piombo” e della “Strategia della tensione” quelli segnati dal terrorismo stragista di matrice nera e quello contro il potere di quello rosso.
Il protagonista è “Il Dottore” interpretato da Gian Maria Volonté, uno degli attori più grandi del nostro cinema, perfetto interprete della sceneggiatura originale di Ugo Pirro e di un film che palesemente critico nei confronti della Polizia e del potere a scanso di quanto esplicitato nei titoli di testa “Ogni riferimento a persone o fatti è puramente casuale”.
Il film appartiene a una trilogia del sodalizio tra Petri e Pirro: l’anno successivo ci sarà La classe operaia va in paradiso, sempre con protagonista Volonté e, due anni dopo, La proprietà non è più un furto con Flavio Bucci e Ugo Tognazzi.
Tornando a “Indagine” l’esercizio del potere della Polizia, in particolare quella politica, è al centro della trama che si spinge fino al grottesco e all’evidenza del ruolo esercitato in modo arbitrario da chi si pone al di sopra della legge e, quindi, di ogni possibile sospetto; per dimostrarlo Il Dottore si spinge a commettere l’omicidio dell’amante Augusta Terzi (Florinda Bolkan nel momento d’oro della sua carriera) e mette sotto gli occhi dei colleghi le prove della propria colpevolezza evitando di rientrare tra gli indagati in virtù della propria posizione. Un’altra evidenza polemica è data dalla consistente schedatura di tutti i possibili sospetti, suddivisi tra filo governativi e quelli dell’opposizione, oppure in quella di ordinare di cancellare le scritte inneggianti a Stalin o a Mao e mantenere quelle del passato fascista. Un altro spunto è rappresentato dall’atteggiamento del “forte con i deboli e deboli con i forti” come appare evidente con i due interrogatori: quello dell’ex marito della vittima e presunto sospetto accusato anche di essere omosessuale e lo studente testimone scomodo con il quale, invece, l’atteggiamento è remissivo e di paura.
La pellicola vincente a Cannes e premiata come Miglior film straniero agli Oscar® del 1971 (dove ha concorso anche per la sceneggiatura originale) si è avvalsa della colonna sonora di Ennio Morricone come sempre diventata memorabile e ha ottenuto anche un buon successo di botteghino con recensioni positive soprattutto in quella che all’epoca era l’estrema sinistra italiana.
Dal film ho estrapolato un monologo, il discorso che Il Dottore tiene in occasione della sua nomina alla guida dell’Ufficio politico dopo i risultati ottenuti alla sezione omicidi, dal quale arrivano frasi entrate anche nella memoria collettiva.
Signori, mi auguro che apprezziate la novità di essere riuniti tutti insieme, un po’ all’americana
Dico subito che per il lavoro che ci attende siamo in pochi… dovremmo essere di più… molti di più… molti di più
La sottolineatura della gravità dei reati lo porta a paragonare i reati comuni a quelli politici:
sotto ogni criminale può nascondersi un sovversivo, sotto ogni sovversivo può nascondersi un criminale
La città viene considerata “affidata in custodia” ed è il luogo dove sovversivi e criminali, ancora una volta equiparati, hanno steso i fili invisibili che sono da recidere. Il Dottore lo scandisce con il tono della voce aggiungendo che la sovversione è:
organizzata, istituzionalizzata, legalizzata
e tra chi rapina e chi protesta c’è unità di intenti: quello del rovesciamento dell’ordine sociale.
Da qui parte l’aspetto numerico delle schedature e degli eventi riscontrati, a sottolineare una situazione per la quale occorre mettere ordine con accoppiate volutamente diverse tra loro: dalle prostitute agli scioperi, dalle occupazioni ai reati contro le proprietà dello Stato, dagli stupri al conteggio del numero di studenti delle scuole medie in corteo, dalla schedatura dei sovversivi a quello degli omosessuali, dalle bancarotte alle riviste politiche che invitano alla rivolta.
Una visione autoritaria volta alla restrizione dell’espressione personale si intravede dal passaggio in cui esprime:
L’uso della libertà minaccia da tutte le parti i poteri tradizionali, le autorità costituite, l’uso della libertà che tende a fare di qualsiasi cittadino un giudice, che ci impedisce di espletare liberamente le nostre sacrosante funzioni: noi siamo a guardia della legge, che vogliamo immutabile, scolpita nel tempo.
Dopo un attimo di pausa, sorretta da una comunicazione non verbale di disprezzo, parte l’altra considerazione sulla separazione dei compiti tra il cittadino, forse più che altro un suddito, a causa della sua immaturità che necessita di essere educato a diversi livelli, con un concetto che rimanda a certe visioni dei totalitarismi: se ad alcuni viene assegnato il compito di educare, la Polizia reprime non solo legittimamente ma addirittura ha il dovere di farlo:
Il popolo è minorenne, la città è malata. Ad altri spetta il compito di curare e di educare, a noi il dovere di reprimere
Infine la chiusura con la frase più famosa e conosciuta di tutto il discorso, che si fa slogan urlato e scandito come un ordine da eseguire:
La repressione è il nostro vaccino! Repressione è civiltà!
Gli applausi e le esclamazioni di consenso sanciscono l’inizio del nuovo corso.
Ecco il monologo integrale con la meravigliosa intepretazione di Gian Maria Volonté.
(ADV)
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