
ACCIDIA . Monológos
Mio piccolo amico italiano
In 23 Gennaio 2017 da Fabio MuzzioIl potere dei media. Il potere della parola. L’idea di incarnare sia uno che l’altro: questo è Jack Lucas, speaker radiofonico newyorkese, che apre le sue trasmissioni con Hit The Road Jack di Ray Charles e le chiude con The Power di Chill Rob G..
I’ve got the Power risuona nello studio dopo l’ennesima puntata esaltante, fatta di molte parole e altrettanto cinismo. Jack Lucas scoprirà nel suo appartamento lussuoso la tragedia che ha facilitato dopo il dialogo, all’apparenza come tanti, con un suo ascoltatore assiduo. Quell’ascoltatore metterà in atto i suoi propositi folli contro la società e gli stili di vita degli yuppie.
Il potere incontrollato dei media, quindi, dove l’esasperazione conduce o può condurre a eventi che segnano per sempre. Il film è La leggenda del re pescatore di Terry Gilliam, uscito nel 1991 e che ha ricevuto 5 nomination all’Oscar®, tra cui quella a Robin Williams come miglior attore protagonista, statuetta consegnata, invece, a Mercedes Rhuel come attrice non protagonista.
Jack, dopo la sparatoria, non sarà più lo stesso e inizierà la sua caduta verso il basso, malgrado l’amore di Anne. La redenzione arriverà dopo tre anni, grazie all’amicizia di Parry, in realtà la sua vittima collaterale.
Il monologo è tra i più commoventi ed emozionanti della storia del cinema: è ambientato al Central Park, sotto il monumento che Augustus Saint-Gaudens ha realizzato nel 1904 per commemorare William Tecumseh Sherman unionista della Guerra di secessione, eroe di guerra, divenuto Comandante generale delle forze statunitensi. La scena è completata da una bottiglia e un Pinocchio. Un Jeff Bridges in grande forma, che riesce a portare lo spettatore a capire la caduta nel baratro di chi, dopo aver avuto il successo, passa dalla sensazione di onnipotenza al suo opposto: quella di non valere nulla.
Tu l’hai mai letto Nietzsche? Dice che ci sono due tipi di persone al mondo. Persone che sono destinate alla grandezza come Walt Disney e Hitler. E poi ci sono quelli come noi. Lui ci chiamava gli scarti di fabbrica.
La coppia Bridges/Jack e Williams/Parry pone una grande riflessione sul valore della vita e di ciò che conta, che può essere strofinarsi con le natiche sull’erba umida come fanno i cani o, ancora, “cagare due volte al giorno, duro ma liscio” pur dormendo in uno scantinato. L’irreverenza e la mimica di Williams non possono che esaltare questi passaggi. In realtà è una storia di dolore, di perdita e di fantasmi del passato, siano essi un fantomatico cavaliere che si può combattere cercando il Santo Graal, siano essi il senso di colpa trovando il Santo Graal (o qualcosa che lo incarni nell’immaginario). L’amore, ci dice con la sceneggiatura Richard LaGravenese, è ciò che aiuta a guarire le ferite lasciando le cicatrici che aiutano a non sbagliare più.
Vuoi sapere il titolo della mia biografia, mio piccolo amico italiano? Non è stato un pic-nic la vita di Jack Lucas.
Una pellicola da scoprire o riscoprire e non solo per il monologo.
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