
INVIDIA . Lector In Invidia
La Francia e Brigitte. Bardot? No, Trogneux!
In 4 Maggio 2017 da Attilia Patri DP23 aprile 2017, primo turno elezioni presidenziali francesi: Emmanuel Macron vince due volte. Sì, due volte: perché si aggiudica il primo turno e, quindi, l’accesso al ballottaggio contro Marine Le Pen e lo fa insieme a Brigitte, la sua Brigitte, sua moglie.
Nell’immaginario collettivo cosa ci può essere di più bello ed eccezionale, appagante ed esaltante che raggiungere gli obiettivi prefissati avendo accanto la persona che, di fatto, costituisce le fondamenta del nostro concetto di famiglia, l’altra o l’altro che condivide la nostra vita? Nulla! Vincitore. E insieme! Insieme come sempre, nel palco e nelle giornate ordinarie, senza linee di demarcazione, senza soluzione di continuità; un mixer fatto di momenti privati e pubblici continuamente e sapientemente mescolati perché tutti gli ingredienti, intimi o di dominio pubblico che siano, creino qualcosa di nuovo, inedito e determinante che cerca e si fa strada lungo la via maestra verso la presidenza della Francia. La sua Lei: Brigitte Trogneux, compagna di Macron tanto tra le più rassicuranti e celanti pareti domestiche che in ogni suo impegno politico, dal periodo come Ministro dell’Economia all’attuale rincorsa all’Eliseo. Al suo fianco, onnipresente e consigliera, a correggere i suoi discorsi, a controllare gli articoli della stampa, a curare i rapporti con i giornalisti, a suggerirgli di prendere lezioni di tecnica vocale, di parlare con voce sostenuta e decisa, a spingerlo a candidarsi senza aspettare altri cinque anni, a creare la sua immagine politica e personale di “uomo moderno, non convenzionale ed onesto”; muta in pubblico, detta tempi e temi della Campagna elettorale. È lei la vera stratega al punto che potrebbe essere una perfetta Première Dame: “Senza di lei non sarei qui” dice Macron ringraziando i suoi elettori.
24 aprile 2017, the day after: tutte le testate giornalistiche, dalle più importanti alle minori, già in mattinata, pubblicano i dati. No, non quei dati soliti, un po’ matematici, che si riferiscono agli scarti di voto tra i contendenti, percentuali di schede valide o meno, affluenza o non affluenza alle urne, stime e previsioni, c’era il sole o pioveva, percentuali di ombrelli scambiati o dimenticati. No. Li avranno ritenuti un po’ noiosi, démodé, non sufficientemente pruriginosi e “arrapanti” – mi si passi il termine. In sostituzione altri dati più solleticanti: i dati anagrafici di Brigitte e Emmanuel. Lei 64 anni, lui 39. L’età non conta, si dice, tranne se sei la moglie di Macron. Se l’Emmanuel della situazione fosse stata una donna con un marito più grande di venticinque anni non staremmo qui a discutere di questo dettaglio che diventa l’argomento principale di un certo gossip e perfino delle critiche politiche e della propaganda avversaria; speculazione di bassa lega su un rapporto di coppia consolidato da anni, fino a ipotizzare una presunta omosessualità di lui.
Il giorno dopo ci saremmo aspettati un più logico e informante resoconto del suo programma con i relativi punti di forza e di debolezza, della sua preparazione politica per la Francia, in particolare, e per l’Europa in generale, una descrizione delle contromosse nei giochi politici in atto. Anziché idee in divenire, in prima pagina, sono finiti i primi piani delle rughe attuali e, presumibilmente, in divenire della sua compagna di vita.
Rughe e differenza di età che diventano cardine su cui tutto far imperniare e incancrenire a colpi di gomitate, sussurri e ammiccamenti. Anche tra Melania e Donald c’è la stessa differenza di età ma nessuno sembra averci fatto caso. È evidente che non è la stessa cosa. Prevedibile! Come prevedibile e ovvio è che i benpensanti o i non pensanti andassero a parare lì, abituati, come siamo, a un certo tipo di fare giornalismo che vuol stupire a tutti i costi, ai resoconti stuzzicati e gonfiati dal mormorio, a che ci venga data in pasto l’apparenza travestita da sostanza.
Se è vero che “i pettegolezzi sono le notizie che gli altri non hanno”, che costituiscono il rumore di fondo della civiltà e sono le radici sulle quali, a volte, si costruiscono miti, epopee, leggende, storie, non dobbiamo sorprenderci se di pettegolezzi è imperniata ormai, più o meno, ogni notizia che diventa, così, notizia di costume rispondendo quasi ad una esigenza di mercato: “la gente legge il gossip mica l’Ansa”, la gente si aspetta, e vuole, il retroscena. Retroscena e gossip che non si applicano più ai divi in senso stretto, da dolce vita di via Veneto perché, di veri divi, oggi non ce ne sono più e, a colpi di social network, i divi ormai sono la gente comune. I veri veri divi, quelli che fanno tendenza e notizia, oggi sono coloro che gravitano nella sfera politica e cherchez la femme diventa l’imperativo e non importa se la femme ha un ruolo istituzionale attivo, se agisce in prima persona, se è una quota rosa o se ha solo un ruolo riflesso passivo appoggiata al braccio del politico di turno.
In questo senso, nel cherchez la femme, la politica è Donna. Cosa sarebbero JFKennedy senza Jackie e la creazione del mito, Obama senza Michelle a fare da cuscinetto di mediazione così alla mano, Clinton senza la testardaggine e la sopportazione di Hillary per quel marito un po’ birichino? E Abd Allah bin al-Husayn? Husayn, chi? Aggiungiamo un nome, Rania, una laurea in Gestione di impresa, tantissima bellezza ma non meno impegno sociale per migliorare le condizioni delle donne nel suo Paese e, in generale, in tutti i paesi islamici, per la protezione dei bambini da ogni tipo di violenza, l’insegnamento dell’informatica a scuola, lo sviluppo di progetti economici, l’incoraggiamento agli investimenti, l’ attività in organizzazioni e iniziative internazionali. Aggiungiamo Rania e riconosciamo Husayn e la terra di Giordania; una rima baciata, in tutti i sensi. Cosa ne sarebbe stato di Ranieri III e del principato monegasco senza Grace Kelly e quegli eredi ai quali tramandare titolo e territorio? Grace è l’emblema del Principato stesso avendolo salvato dai tentativi di annessione alla Francia da parte di Charles de Gaulle e trasformando Monaco in un luogo di élite di fama a livello mondiale. E che dire delle donne variamente affacciate nella Corte della politica del Regno Unito? Da Elisabetta II con le sue manie e bizzarrie, al tiro alla fune tra Diana e Camilla nel contendersi il principe, ai vari lati A B C pervenuti a Palazzo a comporre e scomporre all’infinito i tabloid con geometrie di supposizioni, intrighi, segreti di Pulcinella per finire con la donna del momento, Theresa May. Non va meglio a casa nostra, basta pensare ad Agnese Landini Renzi quando il consorte era Presidente del Consiglio: presa di mira, schernita, soppesata e rivoltata in cerca del tutto e di più, vero o presunto.
Tornando a Brigitte, cosa sarebbe la politica senza possibili scoop in cui si venderà una sua foto del momento in cui si sveglia in casa e non è ancora truccata, senza paparazzi che l’attenderanno in spiaggia per vedere come è fatta lei e come sta in bikini, se è ancora abbastanza decorativa o meno, senza gare a chi l’insulterà di più sul Web? Cosa sarebbe la politica senza un eventuale futuro e forzato confronto tra Brigitte Trogneux Macron e Carlà Bruni Sarkozy? Non osiamo neanche pensarlo! Una cosa, però, ci sentiamo di dirla: nonostante gli anni, Brigitte ha uno stile glamour, giovanile, elegante, raffinato e, anche se con qualche ruga e qualche segno del tempo, è ben lontana dal prototipo di donna che è entrata nella terza età e ha una personalità franca, determinata, capace di grande coraggio e forti complicità; dietro le quinte avrebbe sicuramente un peso ben maggiore di quello di Carlà.
Non ci resta altro che attendere il 7 maggio, domenica prossima, per vedere come voterà la Francia. Dal canto suo Macron ha già detto che, in caso di vittoria alle presidenziali, “Brigitte non sarà nascosta, né dietro di me. Lei sarà al mio fianco”. Verrebbe da dire: “Toh, prendi e porta a casa!”
Non ci resta altro che attendere: Brigitte potrebbe diventare la nuova Première Dame francese e portare la sua classe all’Eliseo e allora, forse, i benpensanti o i non pensanti, potrebbero ricordarsi che “è il voler giudicare che ci sconfigge” (Colonnello Kurtz, Apocalypse Now).
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