
INVIDIA . Lector In Invidia
Geometricamente Prisma
In 11 Luglio 2019 da Attilia Patri DPAvete presente l’album Dark Side of the Moon dei Pink Floyd, pubblicato nel 1973? E quella copertina anteriore con lo sfondo nero, il prisma stilizzato in centro, il raggio di luce bianca che da sinistra lo illumina e si rifrange a destra in un fascio di colori, tanti quanti quelli dell’arcobaleno? E quel significato di vita che entra e illumina l’uomo che risponderà con idee, azioni, pensieri, atteggiamenti diversi ma sempre a lui riconducibili? Avete presente? Benissimo!
Allora proviamo a immaginare l’uomo con il suo carico di umanità più o meno variegato di fronte al problema del nucleare, il prisma dell’attualità presa in esame, e il fascio di colori che racchiude sia gli eventi del periodo che i fatti storici che fanno da corolla gettando le basi e formando cascata tra ieri e oggi.
In ordine cronologico potremmo, molto brevemente, raccontarla cosi.
N di nucleare come Fungo Atomico. Il 6 agosto del 1945, tre aerei americani in missione sorvolavano i cieli di Hiroshima in Giappone: l’Enola Gay, il The Great Artiste e un altro, in seguito chiamato Necessary Evil, Male Necessario, la cui unica funzione era quella di documentare, attraverso una serie di fotografie, gli effetti dell’impiego di un’arma atomica. Cronometricamente, alle 8:14 e 45 secondi, l’Enola Gay sganciava Little Boy, un ordigno contenente 60 Kg di Uranio-235, che deflagrava a 580m dal suolo uccidendo sul colpo tra le 70mila e 80mila persone e radendo al suolo circa il 90% degli edifici. Il numero delle vittime accertate a seguito di contaminazione da radiazioni, alla fine del 1945, avrebbe raggiunto le 200mila unità. Secondo gli americani tutto era filato liscio come da copione studiato a tavolino.
Tre giorni dopo, la mattina del 9 agosto, l’equipaggio del Boeing B-29 Superfortress, il bombardiere destinato per la missione, si alzò in volo con a bordo Fat Man, la bomba destinata inizialmente a Kokura. Avverse condizioni climatiche fecero propendere per l’obiettivo secondario, Nagasaki. Alle 11:02, Fat Man, che conteneva circa 6,4 Kg di Plutonio-239, veniva sganciato su un cielo non privo di nubi che parzialmente coprivano la centralità dell’obiettivo. La bomba esplose a circa 470m di altezza e a quasi 4 Km dal centro cittadino, nella Valle di Urakami, risparmiando gran parte della città, già geograficamente protetta dalle colline circostanti. Il computo delle vittime risultò ugualmente elevato, attestandosi tra le 35mila e le 40mila unità nell’immediato, a cui si aggiungevano gli oltre 55mila feriti e le circa 30mila vittime secondarie per l’esposizione a radiazioni.
Per la gravità e per le implicazioni etiche nell’utilizzo di un’arma di distruzione di massa si trattò del primo e unico utilizzo ma, non per questo, la corsa al nucleare si è fermata, coinvolgendo nell’interesse altri Paesi oltre agli storici rivali USA e Russia.
N di nucleare come Manifesto. Nella continua corsa verso la sperimentazione nucleare, nel marzo del 1954, gli Stati Uniti testarono la bomba all’idrogeno sull’atollo di Bikini, Oceano Pacifico. Estremamente più potente della Little Boy di Hiroshima fece arrivare i suoi effetti radioattivi oltre un raggio di 130 Km investendo il peschereccio giapponese Lucky Dragon causando la morte di un membro dell’equipaggio e facendo ammalare gravemente gli altri. Il crescente allarmismo spinse l’Inghilterra a chiedere a Joseph Rotblat, scienziato polacco che aveva abbandonato la sperimentazione nucleare nel Progetto Manhattan per ragioni morali, di intervenire in un programma della BBC per parlare dell’esperimento di Bikini e degli aspetti tecnici della bomba H, mentre l’arcivescovo di Canterbury e il filosofo di Bertrand Russell ne avrebbero preso in esame gli aspetti morali. Seguì a breve, per Rotblat e Russell, la necessità di un consulto con alcuni luminari della Fisica, tra cui Einstein, e si arrivò alla stesura del documento noto come Manifesto Russell-Einstein, con undici firmatari tra le migliori menti a livello mondiale, dieci delle quali insignite, nell’arco delle loro carriere, del Premio Nobel. Il Manifesto venne presentato pubblicamente da Russell il 9 luglio 1955 alla Caxton Hall di Londra.
Successivamente, nel 1957 a Pugwash, un piccolo villaggio in Nuova Scozia, si incontrarono un gruppo di scienziati appartenenti a entrambi i fronti della Guerra Fredda: l’obiettivo era cercare, ancora una volta, una soluzione per evitare una catastrofe nucleare. Da lì partirono diversi cicli di conferenze, con la presenza anche di diplomatici, che gettarono le basi per quei negoziati internazionali che hanno portato a trattati quali lo START che proibisce le armi chimiche e biologiche e l’NPT, che si basa su disarmo, non proliferazione e uso pacifico del nucleare.
Nel 1995 a Joseph Rotblat, unitamente all’organizzazione delle Pugwash Conferences, venne assegnato il Premio Nobel per la Pace.
N di nucleare come Simbolo. Più comunemente conosciuto come Simbolo della Pace ha decorato spillette, bandane e bandiere in tutto il mondo. Creato nel 1958 dal disegnatore e pacifista britannico Gerald Holtom in occasione della prima Marcia di Aldermaston, divenne logo della nascente CND, Campagna per il Disarmo Nucleare, che si batte tuttora contro l’uso di armi nucleari, chimiche e biologiche.
“Ero in uno stato di disperazione. Profonda disperazione. Ho disegnato me stesso: la rappresentazione di un individuo disperato, con le palme delle mani allargate all’infuori e verso il basso, alla maniera del contadino di Goya davanti al plotone di esecuzione. Ho dato al disegno la forma di una linea e ci ho fatto un cerchio intorno”.
Erroneamente interpretato come la rappresentazione stilizzata di un amplesso fu adottato dal Movimento del ‘68 in abbinamento allo slogan “ Fate l’amore, non fate la guerra”.
N di nucleare come Incidente Catastrofico. Il 26 aprile 1986, alle ore 1:23 circa, presso la centrale nucleare V.I. Lenin, Ucraina settentrionale ancora assoggettata all’Unione Sovietica, a tre chilometri dalla città di Pryp”jat e a diciotto da Chernobyl, si verificava una delle peggiori catastrofi mai provocate dall’uomo. A causarla una serie di fattori concomitanti che comprendeva, anche, violazioni alle norme di sicurezza, problemi strutturali, errori di progettazione dell’impianto, buon senso nella gestione. L’insieme di elementi scatenanti, arrivato al punto di rottura, portò ad un’esplosione e ad un incendio generante una nuvola incontenibile di materiale radioattivo che contaminò pesantemente l’aria: 336mila persone furono fatte evacuare, si contarono diverse migliaia di vittime dirette, si perse il conto delle indirette, le vittime a distanza, mancate nel corso degli anni per gli effetti da cancro o altre sindromi collegate al contatto o inalazione di isotopi radioattivi.
Nuvole radioattive raggiunsero anche l’Europa toccando diversi Paesi tra cui l’Italia. A giocare un ruolo attivo per la contaminazione furono i venti e le precipitazioni piovose del periodo, mentre il vapore radioattivo cessava la sua emissione solo sabato 10 maggio 1986.
Le prime reazioni dei portavoce, della stampa e dell’informazione generale furono approntate alla minimizzazione. In realtà, insieme all’incidente avvenuto nella centrale di Fukushima nel 2011, Chernobyl fu classificato come incidente catastrofico con il livello 7, il livello massimo nella scala Ines, dall’IAEA, Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
N di nucleare in TV. Si è appena conclusa la Miniserie in cinque puntate Chernobyl.
Realizzata per HBO e Sky da Craig Mazin con la regia di Johan Renck ha raccontato, attraverso un’indagine approfondita e senza filtri, il più grave incidente nucleare della storia, valorizzando i tanti coraggiosi uomini e donne che hanno sacrificato le proprie vite tentando di arginare una catastrofe epocale. È stata girata nel 2018 in Lituania, a Fabijoniškès, un sobborgo di Vilnius, per ritrarre la città di Pryp”jat, nel nord dell’Ucraina, per l’atmosfera sovietica che ancora oggi la contraddistingue. Altre scene sono state girate nella centrale nucleare dismessa di Ignalina definita “la sorella di Chernobyl” per le scarse proprietà di sicurezza. Le riprese nella centrale garantiscono autenticità al racconto, soprattutto se si pensa che come set, per alcune sequenze, si è utilizzata anche la vera camera dei reattori di Ignalina. Fondamentali sono stati i resoconti degli abitanti di Prip”jat, raccolti dalla scrittrice Svetlana Alexievich, Premio Nobel per la Letteratura, nel suo libro “Preghiera per Chernobyl”.
La serie ha avuto il plauso generale della critica e un apprezzamento-record sull’Internet Movie Database registrando il voto più alto della storia superando altre produzioni seriali del calibro di Planet Earth II e Il Trono di Spade. Ben accolta anche in Russia dal Ministro della Cultura, pur non mancando qualche critica da parte di alcuni media filo-governativi, la messa in onda della serie ha fatto registrare un incremento del 40% delle prenotazioni per le visite turistiche a Pryp”yat e alla Centrale nucleare di Chernobyl.
N di nucleare come Incontro. La stretta di mano tra il presidente Donald Trump e il leader della Corea del Nord Kim Jong-un, nella zona demilitarizzata di confine tra le Due Coree, è già Storia. L’attuale inquilino della Casa Bianca è stato il primo capo di Stato americano a mettere piede a Pyongyang, durante il suo mandato, per intraprendere nuovi negoziati al fine di raggiungere un accordo dove, secondo il New York Times, Kim dovrebbe rinunciare al complesso nucleare di Yongbyon e all’incremento del nucleare, quindi arrestare la corsa al potenziamento dei suoi armamenti, in cambio della remissione delle sanzioni più onerose da parte degli Stati Uniti.
Tutti si aspettavano che fossimo destinati alla guerra e invece stiamo parlando. Questo è già molto. Parole di Trump. Stiamo cercando di superare i problemi del passato per creare un futuro migliore. Parole di Jong-un. Non ci resta che attendere i nuovi sviluppi.
N come Noi. Certo non possiamo cadere nell’ovvio, banale e quanto improbabile Voglio la pace nel mondo, però possiamo rifarci al passaggio-chiave del Manifesto, ripreso anche da Rotblat nel suo discorso per la premiazione al Nobel: Ricordate la vostra umanità e dimenticatevi del resto. Un ammonimento severo, drammaticamente attuale che sventaglia oltre il nucleare di cui, il più delle volte, ci ricordiamo solo se qualcosa ci sollecita la memoria. Quell’umanità o quella non-umanità che va in onda quotidianamente e spendibile nelle grandi come nelle piccole cose. Quell’umanità che sul retro della copertina, chiudendo il ventaglio di colori fatto di idee, azioni, pensieri e atteggiamenti diversi, attraversando il prisma al contrario, ricostituisce l’essenza di quali uomini o donne vogliamo essere.
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Bello e, pur nel necessario riassunto, esauriente. Il pericolo nucleare non è finito, nel mondo ci sono 14.500 testate belliche e circa 450 centrali nucleari, più 150 in costruzione, per la produzione di energia elettrica. No, decisamente il pericolo è ancora ben presente e reale. Speriamo, come ci ricorda Attilia, che nessuno dimentichi la propria umanità..