
INVIDIA . Lector In Invidia
Vacanze romane. Il tour tra sorrisi, incontri e gelide manine
In 26 Maggio 2017 da Attilia Patri DP

U.S. President Donald Trump, first lady Melania Trump and daughter Ivanka Trump, left, meet with Pope Francis, Wednesday, May 24, 2017, at the Vatican. (AP Photo/Evan Vucci, Pool)
Neanche un giorno intero a Roma per il Presidente Trump, moglie, figlia, e tutto il gran corteo al seguito, e subito occhi più o meno attenti, apparecchi fotografici più o meno precisi, penne più o meno azzeccate, lingue più o meno taglienti puntuali e puntati.
Puntuali e puntati al punto che veniva quasi da guardarsi attorno per cercare il Russell Crowe di “mi chiamo Massimo Decimo Meridio, al mio segnale scatenate l’inferno”. Puntuali e puntati come American Foxhound o Fox Terrier allenati per una caccia alla volpe rossa americana. Da caccia alla volpe a caccia al volpone il passo sarà sembrato breve e scontato, come scontato è che si sia dato grande rilievo alle presunte o reali manchevolezze, alle gaffes, all’immagine postata sui Social dell’incontro con il Papa e usata come cartina al tornasole per l’esito dell’appuntamento in Vaticano tra gli inquilini della Casa Bianca e il Pontefice e che la faccia del Santo Padre sia diventata virale e abbia prestato involontariamente il fianco a meme, fotomontaggi e persino pubblicità di pompe funebri; “Galeotto fu lo scatto” nel moderno inferno dantesco e galeotta la scelta della foto da immortalare come “ufficiale”. La classica foto del “purché se ne parli” specie se si accosta a quelle di precedenti visite presidenziali, gli Obama, ad esempio, che ritrae tutti felici e contenti.
Lo sappiamo che una foto è quello che è: a volte chiarificatrice, a volte solo un momento che non racconta tutto, soprattutto se è messa in evidenza solo quella, una di tante, con il rischio di distorcere la percezione di un fatto. In realtà anche tra il tycoon americano e il successore di Pietro ci sono stati sorrisi, battute, scambi cordiali di opinioni in un clima non austero; stessa cosa tra il Vescovo di Roma in bianco e Melania rigorosamente in nero come vuole il protocollo per il dress code delle donne in ricevimento privato nella Santa Sede. I discorsi intercorsi, e riferiti dal portavoce del Vaticano, così come gli scambi di doni tra l’uomo più potente del mondo e quello che lo vorrebbe diventare, sono indicatori di posizioni contro e pro-muri a confronto, tra raccomandazioni dell’uno e promesse dell’altro. Un colloquio di trenta minuti, una brevissima “sagra del mattone” intrecciata con una “fiera delle buone intenzioni”, non certo esaustivo di tutte le problematiche in atto ma tentativo, almeno formale, di gettata di fondamenta verso un convivere di idee civili e comuni.
Sorride il Presidente a stelle e strisce. Un sorriso dei suoi, tra l’ingenuo e il canzonatorio, a sottolineare una speranza di successo d’immagine, un incontro che ha cancellato il ricordo degli scambi infuocati che ebbe con il Papa in Campagna elettorale; un po’ nello stile del personaggio che già si è rinnegato su altri temi.
E mentre una Roma blindata – militarizzata all’ennesima potenza per ragioni di sicurezza, con il traffico in tilt, con i turisti rimasti un po’ a bocca asciutta per i divieti di accesso alle zone da visitare – aspettava il trascorrere delle ore, la First Family, dopo l’udienza, si è divisa ognuno raggiungendo, come da programma prestabilito, luoghi diversi per svolgere altre, precise e mirate attività di rappresentanza.
Trump, come d’obbligo, in visita al Presidente della Repubblica Mattarella e al Presidente del Consiglio Gentiloni; Melania e Ivanka, come da strategie ben pianificate, in visita all’Ospedale Bambin Gesù la prima, Sant’Egidio la seconda. A Melania è stato ritagliato il ruolo classico della First Lady umana e materna, di moglie al seguito, e agli occhi del mondo appare imprigionata nella tristezza, tanto da ispirare sui Social la Campagna “Free Melania”, ingessata in un ruolo che forse non ha mai voluto, a metà tra la Sissi Imperatrice d’Austria e la Masako principessa triste dell’Impero del Crisantemo. A Ivanka, donna in carriera, stratega ascoltata da Donald, interprete, come sempre, dell’altra faccia dei Trump, non è stato necessario ritagliare nulla: si è autonomamente presa quello che sentiva essere il suo ruolo pubblico, quello di First Daughter.
Melania incontra i piccoli malati, li abbraccia, scambia parole in italiano, si lascia riprendere nei selfie; Ivanka incontra la comunità della diplomazia internazionale, tappa comune per capi di Stato e ministri stranieri, in prima linea nella gestione dei corridoi umanitari e nell’accoglienza dei migranti e che condivide con il pontificato obiettivi e strategie, ha un colloquio con undici donne vittime di tratta, riceve la visita del ministro Maria Elena Boschi per un confronto su parità di genere, tratta degli esseri umani e violenza sulle donne. Ivanka più che First Daughter, Power Daughter!
First, Ivanka, anche nello scendere dall’aereo presidenziale mano nella mano con il marito. Sottolineare questo particolare è estremamente necessario, dal momento che il “ti do la mano, non ti do la mano” tra Melania e Donald, ripreso dalla stampa internazionale, ha creato un vero e proprio “Caso” al punto da richiedere da più parti l’intervento di esperti di Linguaggio del Corpo, come Patti Wood, per decriptare i messaggi più reconditi nascosti nel movimento di mani capricciose e birichine. Un Caso da far impallidire Mimi della Bohème con la sua gelida manina, da far mortificare Montale con quel suo “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”, da far paralizzare Mano della Famiglia Addams mentre il caffè si raffredda. Un Caso al punto che, dopo Tel Aviv e Roma, i due sciagurati hanno dovuto correre ai ripari intrecciando dita, spalla contro spalla, mentre ammiravano, in estasi, la visione della volta della Cappella Sistina: sotto al Giudizio Universale finalmente il miracolo che accontenta tutti. Strette strette le nocche, intimo lo sfioro; i romantici di tutto il globo possono tirare, finalmente, un sospiro di sollievo mentre, magari, i due stanno pensando, in totale complicità, all’unisono: “Appena torniamo a casa rifacciamo il soffitto del bagno padronale”.
Sappiamo tutti come vanno certe cose, come la lettura di immagini possa essere quanto mai infinitamente varia, che “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina”; siamo consapevoli che – anche se Trump in visita all’Europa sembra volersi presentare come leader globale, cooperativo e in sintonia con gli altri capi di Stato – tra il dire e il fare c’è di mezzo l’Oceano Atlantico.
D’altra parte la stessa Ivanka nel manuale “The Trump Card” ci lascia una lezione: “La percezione è più importante della realtà. Non correggete le false presupposizioni su di voi se vanno a vostro vantaggio”.
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