Tristano

Tristano

Sul letto, morente, ho atteso che vele bianche annunciassero il suo arrivo, ignaro del mentire cupo di chi mi amava. E tuttavia non biasimo colei al quale avevo giurato l’ultimo amore, perché il primo ancora mi scaldava. Li accumunava il nome, è vero, ma oltre, null’altro. Se di questo gioco avessi saputo le regole e il fine, avrei trovato una ragione per sorridere e non lasciare disperato e illuso queste spoglie. Dalle voglie è stata guidata la mia condotta; eppure, il mio volere non è mai stato espresso. Un filtro d’amore, bevuto per sbaglio ci ha uniti senza intenzione, e dato valore più che al sentimento, all’amplesso.

È quindi giusto, mio Signore, ch’io paghi per la mia lussuria, e che Isotta mi sia compagna anche in questo. È vero, è stata una vela nera che m’ha portato il messaggio di morte, ma la vita mia era già sconfitta, senza rispetto, dignità, senza più un pensiero onesto. Che impronte ho lasciato che ai parenti e agli amici potranno indicare la strada, se non quelle che portano al peccato? Tanto meglio sarebbe non aver camminato.