ACCIDIA . AudioRomance
Strange Fruit
In 6 Dicembre 2021 da Giorgio BinnellaCi sono certe sere che possono cambiare un’esistenza intera, possono far cambiare strada addirittura alla Storia. Certe sere che, se ti trovi lì, al posto giusto e nell’ora giusta, capisci subito che non sarai più lo stesso uomo di prima. Che nessuno potrà esserlo.
Io, in una di quelle sere, mi ci sono ritrovato. E, per la miseria, se sono cambiato…
Me ne sto seduto tranquillo in cucina ad ascoltare la radio, quando sento un suono strano, come di vetri colpiti. Mi alzo, vado verso la finestra e, proprio in quel momento, un sassolino la centra. Mi affaccio per vedere chi si diverte ancora con questi giochi del cazzo, sempre che sia un gioco. Potrebbe essere pure qualcuno che ce l’ha con i neri come me. Allora, mi sporgo appena, e chi ti vedo dall’altra parte della strada? Barney che sta per lanciare un’altra pietra.
Ehi, amico, che cazzo fai? Sei uscito fuori di testa?, gli grido.
Lui mi sorride e con tutte e due le braccia mi fa segno di scendere.
È tardi, gli dico, ma lui insiste, vieni, mi urla, devi sentirla.
Barney è un bianco di quelli strani, che non fa caso al colore della pelle. O, magari, gli strani sono gli altri. Comunque, lui è proprio strano. Ha aperto questo locale, il Café Society, e ci fa entrare anche a noi, e ci possiamo sedere in mezzo agli altri, a bere e ascoltare del buon jazz.
Prendo cappotto e cappello e scendo. Attraverso la strada. Lui è ancora lì che mi aspetta, Sbrigati, stupido negro, mi urla eccitato, questa devi sentirla!
Mi spinge a forza nel locale. Siediti, mi dice, stasera offro io.
La verità è che lo fa quasi sempre, ma stavolta lo dice come se ci fosse qualcosa da festeggiare.
Sul palco c’è Billie Holiday. Quant’è bella… e che voce!
Canta i soliti pezzi di repertorio, ma ogni volta è come se l’ascoltassi per la prima volta, sembra che le parole le lucidi e le faccia tornare nuove, e tu le vedi che brillano sotto i faretti, che svolazzano e ti cadono nel bicchiere, e tu te le bevi e senti un calore buono.
Barney mi serve un altro giro e si siede vicino, aspetta, mi dice, devi sentire l’ultima.
Io qui sto al caldo, non ho nessuna intenzione di andarmene, fuori sta gelando, e in cucina non ce l’ho mica il riscaldamento.
Barney fa un gesto ai camerieri e questi si fermano con i vassoi in mano, smettono di servire i clienti, poi le luci si spengono, tutte tranne una, un faretto puntato su Billie. Lei si guarda le mani giunte in preghiera, poi chiude gli occhi e solleva il mento.
Nel locale non si muove nessuno, nessuno parla.
La tromba rompe il silenzio e lancia un grido di dolore, e Billie comincia a cantare…
Uno strano frutto hanno gli alberi del sud, sangue sulle foglie e sangue alle radici, corpi neri oscillano nella brezza del sud, uno strano frutto è appeso agli alberi di pioppo…
Ve l’ho già detto che le sue parole brillano sotto i faretti e ti volano nei bicchieri e tu te le bevi perché ti scaldano… ma queste no. Queste non brillano, e non volano, e tu non le vuoi bere, vuoi cacciarle via, e chiudi gli occhi per non vederle, e dentro di te ti costringi a pensare che non le conosci, queste maledette parole tu non le conosci, e non vuoi sapere, e non vuoi capire che parlano di un fratello nero impiccato solo per farne un esempio per gli altri, per me.
Ecco il frutto che i corvi beccano, che la pioggia coglie, che il vento succhia, che il sole fa marcire, che gli alberi fanno cadere, ecco un raccolto strano e amaro.
Billie finisce di pregare, apre gli occhi, si fissa i piedi. E in silenzio, scende dal palco e se ne va.
Il locale è ancora muto, qualcuno tira su con il naso, io tiro fuori il fazzoletto e mi asciugo gli occhi. Poi, un tuono infrange il silenzio. No, non è un tuono, uno sparo, forse, o un bicchiere che si è infranto, e poi un altro, e un altro e un altro ancora. Sono mani che battono sempre più forte. La gente in piedi che applaude e chiama Billie e le luci si accendono di nuovo e i camerieri riprendono a servire e Barney che mi abbraccia e io… io… io riesco solo a pensare che, grazie a Dio… io sono vivo.
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