IRA . Lettere dall'Ira
Campionessa mondiale di solitari al pc
In 28 Luglio 2018 da Chiara MenardoSbam!
Sì, ho sbattuto la porta, ma guarda un po’. Io, proprio io, ho sbattuto la porta. E se mi va, mi alzo e vado a sbatterla di nuovo. E poi la riapro e la sbatto ancora, ancora e poi ancora una volta.
Finché non spacco il vetro, va bene? La porta è mia e me la gestisco io, e che cacchio.
Donne, è arrivato l’arrotino! Quindi scappate, non fatevi tentare dall’affilare le lame, che poi potreste anche usarle sul primo che capita, che lo meriti o no: non è una bella cosa, in fin dei conti. Niente arrotino, niente coltelli con il filo a katana che tagliano un foulard di seta lanciato per aria in due. Dannazione ai filmetti e alle scene juke box che ritornano in mente quando meno te lo aspetti.
Fate come me, sbattete le porte, prendete a calci i cuscini del divano, picchiate forte le ante dell’armadio fino a quando le mani non diventano rosse e insensibili. Fate così, fidatevi.
Donne, non fate come me. Adesso scrivo un libro, lo intitolo Fottuta e felice – manuale pratico teorico su come farsi prendere per i fondelli e uscirne viva, lo pubblico e divento ricca, perché sarà di sicuro un best seller.
Almeno quello.
Intanto, birra. Una, due, facciamo anche tre, meglio abbondare. Brindiamo!
Così mi alzo un attimo e, sulla strada tra la cucina e il tavolo, già che ci sono sbatto ancora la porta un paio di volte.
Ora spiego bene come si fa: si prende la porta per la maniglia, piedi leggermente divaricati, il peso distribuito sulle gambe, ginocchia lievemente piegate.
Ci siete?
Ok, perfetto.
Eseguite una torsione del busto di quarantacinque gradi o anche più, aprendo quella cacchio di porta e, quando siete arrivate al limite che vi consente la schiena prima di bloccarsi in posizione fusillo e non tornare più indietro, rimettetevi in asse di colpo come se il vostro corpo fosse una molla, mettendoci tutta la forza e la rabbia che avete.
Ah, che liberazione. Beninteso, se non vi siete liberate a sufficienza, potete ripetere l’esercizio ad libitum. O fino a che non si spacca la porta, vedete voi.
Campionessa mondiale di solitari di carte al pc, ecco cosa voglio diventare. Le carte non tradiscono, le carte non parlano, le carte stanno lì quando ne hai voglia, e non viceversa. Così dovrebbe essere, e invece no. Ma che bello.
Dannazione alle suore che a scuola mi hanno riempito di una signorina non si comporta così. Dannazione! Sento ancora nelle orecchie la voce di Suor Ferdinanda – era così acuta e sgradevole, un corvo malefico vestito di nero – che me lo ripeteva ogni volta che tiravo un ceffone ad Armando, quell’imbecille di sette anni che tirava su il grembiule e la gonna per guardarmi le mutande. Lui stronzo, io rampognata.
Dannazione ai bonjour finesse delle zie quando arrivavo di corsa ai pranzi di famiglia, scarmigliata e con le scarpe da ginnastica rotte.
Dannazione alle domande idiote… e il fidanzato ce l’hai?… e quando ti sposi?… e non vuoi dei bambini?… Che poi, in fondo, tutte quelle domandine innocenti e prevedibili, se le traduciamo in soldoni, non vogliono dire altro che come mai non riesci a trovare uno straccio di maschio che ti mantenga? Madonna, ma quanto sei scarsa!
Ci hanno tirate su a pane ed inchini – metaforici, per carità, ma solo perché sono passati di moda: altrimenti ci avrebbero bacchettato dietro le ginocchia fino a quando non avessimo introiettato la genuflessione perfetta, da vera signorina – così, a un certo punto, eccomi qui, con una birra in mano a fare torsioni oltre l’umana elasticità per sbattere con soddisfacente potenza questa cazzo di porta. Ops, una signorina non parla così, è vero.
Adesso, in segno di ribellione verso l’educazione borghese che ho ricevuto, mi metto le dita nel naso.
No, mi fa schifo. Però un’altra birra ci sta, la seconda, e ora mi ubriaco.
Emancipazione, ci vuole. Sono una donna emancipata che cammina sui tacchi, ho un bel lavoro… insomma, bello. Ho un lavoro e una casa, che cosa voglio di più dalla vita? Sono indipendente, posso sbattere a mio piacimento le porte e diventare campionessa mondiale di solitari di carte al pc, se mi va, giusto?
Posso andare a fare bungee jumping senza dover chiedere niente a nessuno. La vita si spalanca davanti ai miei occhi come un negozio di Armani quando hai una carta di credito senza limiti di spesa e il conto corrente che regge l’impatto (ma quando mai? Ma chi, ma io? Neanche da Zara, su, un po’ di realismo) e io invece sto qui a bere birra, sbattendo-questa-cazzo-di-porta!
Donne, smettiamola! Cioè, donne non so, ma io dovrei fare della mia vita un tuffo dal ponte legata per le caviglie con un elastico invece di coprirmi gli occhi con le mani ogni volta che salgo su una sedia per prendere il wok lassù in alto, sopra il mobile della cucina perché ho le vertigini.
Dovrei. Birra e un solitario al pc. Fottuta e felice, indipendente ed altera. Così sono io, indipendente e orgogliosa, sì. Fiera di me, certo. Non ho bisogno di nessuno, io.
Non ho bisogno, no, io sono un fusillo che non si spezza.
Non mi ha chiamato neanche stasera: non la lascerà mai, il bastardo. Adesso basta, però, basta così: da oggi la musica cambia.
Dove ho messo il telefono, che se mi manda un messaggio poi non lo sento?
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