IRA . Lettere dall'Ira
Caro Babbo Natale
In 22 Dicembre 2017 da Chiara MenardoCaro Babbo Natale,
come stai, lassù al Polo Nord? I tuoi elfi? Le renne? La Signora Babbo Natale è in salute?
Sono stata buona quest’anno. Mi sono impegnata, ho chinato la testa e drizzato la schiena, lavorato e corso, ho sudato e affrontato ogni sacrificio con un sorriso, tenendo dentro gli sbuffi di impazienza e di noia. Ho chiuso la rabbia in una cassa e nascosto per bene la chiave. Sono stata buona, obbediente, operosa, ho messo tutto e tutti avanti a me stessa, ci sono sempre stata. Io c’ero, in ogni momento, in ogni occasione. Non mi sono mai risparmiata e dovresti saperlo, caro Babbo Natale.
L’ho fatto con gioia perché ci speravo così tanto, e dovresti saperlo. Cioè, dai, quando vedi la luce in fondo al tunnel fai tutto per bene per raggiungerla, finalmente. O no?
Caro Babbo Natale.
Sai cosa desidero tanto? La pace nel mondo. La fine della fame e di tutte le guerre. Che non ci sia più povertà. Che nessun bambino debba più morire di fame e di stenti. Che venga trovata una cura contro il cancro, che chi sta male non soffra più perché c’è finalmente una medicina giusta per ogni dolore. Che tutti si vogliano bene. Che i vicini escano dallo spazio sprangato dietro le porte blindate e mettano tavoli e sedie sui pianerottoli: che portino la pasta e il pane, che risuoni la musica in ogni strada e si balli, si canti e si rida, ogni giorno, ogni sera. Che non ci sia bisogno di ospizi sbrecciati dove lasciare i nonni senza dentiera, che chi si occupa di loro li accarezzi e gli legga libri e poesie. Vorrei che imparassimo ad ascoltare le fiabe e a sognare e che avessimo il coraggio di uscire e rendere veri i nostri sogni. Che gli orsi non debbano vagare in cerca di cibo tra ghiacci sempre più radi, che la terra sia nostra per custodirla e conservarla con cura.
Desidero cieli pieni di mongolfiere colorate e feste di colori e di zucchero filato, desidero vin brulè in inverno e castagne tiepide da tenere tra le mani intirizzite in autunno. Vorrei tanto pic nic nei prati in primavera tra i soffioni del tarassaco che svolazzano portati da brezze profumate di erba, e falò sulla spiaggia tra chitarre e vecchie canzoni nelle notti salate d’agosto.
Vorrei parole d’amore e carezze, cene con le amiche e film strappalacrime gratis, vorrei un cane, un gatto, un piccolo riccio dal nasino tondo e rosato e anche una lontra che sguazza con la pancia all’insù in un laghetto di acqua scura piena di pesci. Vorrei i tropici e i rintocchi profondi delle campane sui monti dell’Himalaya, dove sei così in alto che forse riesci a toccare anche Dio.
Vorrei vestiti di ali di farfalla nei quali ballare come nei film di Fred Astaire. Vorrei saper danzare, vorrei un Fred Astaire tutto per me, che mi guardi come lui guardava Ginger Rogers.
Caro Babbo Natale.
Vorrei lui, quel Lui che è là e che lo sa che ci sono io, da qualche parte, fatta apposta per creare un grande, enorme, infinito noi, vorrei guardasse dalla mia parte e capisse. Non vorrei più essere sola. Vorrei alzare la testa e guardare il sole, vorrei sorridere alla pioggia e non soffrire il freddo, quello brutto: quello che ho dentro, un nevaio su cui tira sempre il vento del nord.
Vorrei le rive di un lago e dei cigni maestosi che nuotano calmi, alberi dai rami intricati e pieni di foglie sotto cui stendermi per guardare i raggi del sole che inseguono la strada verso i fili d’erba. Vorrei il canto delle cicale e il silenzio di una notte di luna piena, senza altre luci se non le stelle, senza rumori di macchine in lontananza.
Vorrei il mondo, Caro Babbo Natale, lo vorrei per me e per il mondo stesso. Ma tanto lo so che non esisti, Caro Babbo Natale. E, se esistessi davvero, forse non ti chiederei nulla di quello che ho scritto fino a ora.
Caro Babbo Natale, se ci sei, per favore: vorrei tanto, sopra ogni altra cosa desidero…
Sì, insomma, ecco Babbo… Alla fine, il contratto di lavoro non me lo hanno rinnovato, nonostante la testa bassa e la schiena dritta. E quello stronzo, anche se ci sono sempre stata, io, ha deciso di mollarmi così, su due piedi, prima di Natale.
Caro Babbo Natale, un lanciafiamme ce l’hai?
Tanti auguri…
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