
CattiviConsigli . IRA
L’arbitro
In 1 Giugno 2018 da Gianluca PapadiaOggi è Venerdì e come tutti i Venerdì c’è la partita di calcetto con i vecchi amici di sempre.
Il campo è sempre lo stesso da vent’anni, l’orario pure, si gioca dalle 22 alle 23 con qualsiasi situazione climatica.
Al mio amico Sergio questa regola non piace e quando piove, vorrebbe starsene al calduccio ma siccome la serata finisce inesorabilmente al Pub, lui non manca mai.
Sergio è negato per il calcetto ma gli piace fare l’arbitro.
Qualcuno potrebbe obiettare che essendo un attento risparmiatore non spenderebbe mai 10 euro alla settimana per correre appresso a un pallone.
E, infatti, per questo ruolo super partes, non solo non paga il campo ma scrocca pure il panino e la birra più costosi che ci sono nel menu del Pub.
A noi serve troppo un arbitro. Quelle poche volte che non è venuto la partita è finita in rissa.
Sergio è anche il garante dell’equilibrio delle squadre e ogni Venerdì sceglie due capitani.
Stasera tocca a Luigi e Matteo, che sono effettivamente i due più dotati, fare le squadre.
Io arrivo al campo sempre per ultimo: come tutti i ritardatari cronici, odio aspettare gli altri.
Scendo da casa già con il completino da giocatore della domenica addosso e quando arrivo al campo, gli altri sono già tutti sul terreno di gioco a fare esercizi di riscaldamento.
Fuori lo spogliatoio c’è Alessandro che essendo un paranoico igienista, non ha il coraggio di entrarci.
«E’ tornato Paolo» mi annuncia Alessandro mentre lascio la borsa nello spogliatoio.
«Paolo?» chiedo per esser sicuro di aver capito bene e senza aspettare la risposta mi fiondo sul campo.
Paolo è davvero tornato e quando mi vede, mi abbraccia affettuosamente.
«Perché non ci hai detto niente?» gli chiedo fingendomi offeso.
«Volevo farvi una sorpresa. Ho chiesto a Matteo di tenere il segreto. Sono arrivato stamattina ed ero sicuro di trovarvi tutti qui.» si difende lui.
«Sei qui in vacanza?» gli chiedo mentre cominciamo a correre lentamente insieme agli altri sei amici di sventura.
«E’ tornato per sempre» dice Giancarlo con un filo di voce che denuncia un infarto da tabagismo cronico in corso.
«Come per sempre?» dico e mi blocco in stato di choc.
Dallo spogliatoio dell’arbitro giungono le voci di Sergio, Luigi e Matteo: stanno discutendo ad alta voce.
«Stasera fare le formazioni è più difficile» ironizza Roberto, il simpatico del gruppo.
«Sei tornato a vivere a Napoli?» dico piazzandomi davanti a Paolo.
«Si. La Germania mi ha stufato.» risponde lui scansandomi per non interrompere la corsa.
«E lo dici così?» ribatto non riuscendo a dargli uno scappellotto.
«Come avresti voluto saperlo?».
«Magari con una telefonata. Così funziona tra amici».
«Volevo dirvelo da vicino. E più tardi al Pub, avrete tutti i particolari».
«Mi sa che stasera andiamo al Pub senza giocare» s’intromette il solito Roberto.
«Parla chiaro. Cos’è sta storia?» dico a Roberto trattenendolo per la maglia.
Il gruppo si ferma e inizia gli esercizi di stretching.
«Sempre la stessa» accenna Alessandro tirandosi un piede dietro il gluteo.
Mi si annebbia la vista, corro verso lo spogliatoio dell’arbitro e per poco non sfondo la porta.
Sergio, Luigi e Matteo sono ammutoliti e mi guardano terrorizzati.
Sergio indossa la divisa di arbitro che ha comprato in saldi da Decathlon.
Sulla lavagna bianca spiccano i nomi dei calciatori scelti dai due capitani. Manca il nome di Paolo.
«Lui non può giocare» esclama Sergio per porre l’accento sull’assenza di Paolo dall’elenco.
«Allora stasera non si gioca» replica Matteo.
«Sergio, Paolo ha sempre giocato» gli dico cercando di farlo ragionare, «all’epoca di Azeglio faceva parte dello zoccolo duro.»
«Sì ma adesso l’arbitro sono io» dice Sergio.
«Tu sei l’arbitro. Non puoi decidere chi gioca o no.» gli fa notare Luigi.
«E’ una storia vecchia» dico con tono implorante.
«Non puoi avercela ancora con Paolo solo perché ha chiesto a tua sorella di uscire.» taglia corto Luigi.
«E’ sposato ed ha due figli» dice Sergio con disprezzo.
«E che sarà mai! Comunque adesso lui è in campo. Se non ti sta bene, puoi pure andartene» gli urla in faccia Luigi.
Sergio prende la borsa ed esce dallo spogliatoio.
«Sergio, Sergio» gli urla dietro Matteo e, dopo aver fulminato Luigi con uno sguardo, esce pure lui dallo spogliatoio.
«Tanto Venerdì Paolo sarà di nuovo qui, forse è arrivato il momento di trovare un altro arbitro» mi dice Luigi quando rimaniamo soli.
Usciamo mestamente dallo spogliatoio. Matteo non è riuscito a fermare Sergio.
«Gli ho chiesto scusa. Gli ho mandato SMS, messaggi su WhatsApp» sta dicendo Paolo agli altri giocatori che sono tutti in circolo attorno a lui.
Sembra di assistere a un comizio elettorale.
Cominciamo la partita con la convinzione che niente sarà più come prima.
Il ritmo è lento, nessuna protesta, zero polemiche.
All’improvviso mi riesce un dribbling su Giancarlo, salto Alessandro in velocità e servo una palla d’oro a Paolo che non sbaglia.
La gioia del gol è contagiosa: Paolo si toglie la maglietta e la butta alla tribuna vuota.
Tutta la squadra lo abbraccia e iniziano gli sfottò verso gli avversari.
La partita riparte con un nuovo slancio, sembra di essere tornati ai vecchi tempi e nessuno pensa più a Sergio, che ormai sarà già arrivato a casa.
Gianluca Papadia è autore di molti racconti vincitori di premi letterari. Ha pubblicato il libro:
- La rabbia eaudita. 32 consigli per combattere l’ira – raccolta di racconti, Amazon, 2018
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