Le opinioni superbe . SUPERBIA
C’era una volta il Totocalcio
In 5 Maggio 2017 da Fabio MuzzioOggi Il Viaggiatore non c’è, sta preparando un viaggio nel tempo molto complicato. E allora viaggio io ripercorrendo la storia di uno dei fenomeni che maggiormente ha segnato il comportamento, e inciso sui sogni degli italiani: la schedina del Totocalcio. A qualche lettore più giovane suonerà come qualcosa di antiquato, qualcosa che ti sei ritrovato in un cassetto complice qualche romantico con la tendenza a conservare tutto. E lo stesso lettore si stupirà di vedere in serie A il Legnano o la dicitura L.R. Vicenza (L.R. sta per Lanerossi, perché i vicentini furono tra le prime squadre con lo sponsor divenire parte del nome stesso della squadra). Non vi voglio tediare con una ricostruzione dettagliata e oggi non ci sarà nessuno che si cala nei panni di uno dei primi giocatori che scommette sulle 12 partite della prima schedina Sisal (il concorso si chiamerà così fino al 1948) relativa alle partite del 5 maggio 1946.
Oggi la scommessa sportiva è altrove, nelle sale apposite e nel Web ed è divenuta anche un problema sociale. Prima, invece, si giocava, magari anche tanto, ma non con le proporzioni sociali di oggi. Con tutta probabilità Massimo Della Pergola, Fabio Jegher e Geo Molo, i creatori del concorso, non si aspettavano un successo così eclatante tanto da far entrare il gioco nel nel costume italiano. Magari non tutti sanno che le prime schedine prevedevano solo 12 risultati, perché l’urlo al fatidico 13 sarebbe arrivato solo il 21 gennaio 1951.
Se l’impiegato milanese Emilio Biasotti si portò a casa con la colonna vincente 11XXXXXX21 426.826 lire come primo e unico vincitore del concorso numero 1, nel 1992 in tre si portarono a casa la vincita più alta mai registrata: oltre 5 miliardi di lire. Il montepremi più alto con oltre 34 miliardi di lire arrivò il 5 dicembre 1993. L’apice in genere segna anche l’inizio del declino e pure per il Totocalcio è iniziato inesorabile. A nulla sono valsi gli inserimenti di nuove formule come TotoGol e similari: gli scommettitori si sono man mano spostati sulle scommesse in agenzia.
E così gli ultimi montepremi del 2017 si aggirano intorno ai 150 mila euro, davvero miseri rispetto ai bei tempi. Non vi nascondo la nostalgia dei sistemi con le multiple che si incrociavano con il fiuto di sapere l’esito delle partite in base a infortuni, tradizione e stati di forma delle varie squadre. A un certo punto anche l’informatica con i programmini che offrivano qualche statistica in più iniziò a dare una mano. Il rito, che si combinava con l’ascolto di Tutto il calcio minuto per minuto e 90° minuto, oppure le sovraimpressioni nelle trasmissioni domenicali, davano la suspense di un rito tutto di un fiato: lo “spezzatino”, diventato regola con l’arrivo delle piattaforme a pagamento, lo si consumava a pranzo e non apparteneva ai calendari televisivi che propongono partite dal venerdì al lunedì.
Il viaggio nella schedina che vi voglio proporre è però quello nel cinema, grazie ad alcune pellicole della commedia all’italiana nelle quali il Totocalcio rientra nella narrazione.
Partiamo dal 1959 con I tartassati con Totò e Aldo Fabrizi: da una parte il commerciante Cav. Antonio Pezzella che vuole eludere le tasse e dall’altra il Maresciallo Fabio Topponi della Finanza che lo controlla. I tentativi di ammorbidire il controllore non riusciranno al controllato costretto a una sanzione salata. Alla fine i due, nel frattempo diventati consuoceri, si troveranno a sperare in una schedina per recuperare la multa uno e un aiuto al magro stipendio l’altro: 200/300 mila lire per un sistema da 3 fisse e 10 multiple.
Sempre nel 1959 tocca ad Audace colpo dei soliti ignoti: seguito de I soliti ignoti, il testimone passa da Mario Monicelli a Nanni Loy e il furto al banco dei pegni di Peppe er Pantera e compagni si sposta sulla borsa del ragioniere Amedeo che a Milano trasporta l’incasso delle giocate.
Squadra Antitruffa del 1977 vede Venticello interpretato dal grande Bombolo cercare di truffare la ricevitoria sostituendo le matrici con una delicata operazione da falsario e l’ausilio del vapore del caffellatte.
La schedina e lo scherzo sono presenti in Eccezzziunale… veramente. Nell’episodio dedicato all’Inter è Diego Abatantuono/Franco Alfano ad avere a che fare con il Totocalcio. Vittima di uno scherzo da parte degli amici che gli scambiano la schedina e gli mettono in tasca un tagliando vincente con un 13, evidenzierà un altro aspetto delle conseguenze all’improvvisa ricchezza: la ribellione a una vita nella quale si è vittima di una moglie e una suocera particolarmente tiranniche. Le conseguenze saranno ovviamente catastrofiche, complici abbandono di casa, acquisti di lusso che non potranno essere onorati e tentativi maldestri di recuperare i soldi con il rapimento dell’arbitro ad Avellino.
La pellicola nella quale la schedina è però la vera protagonista e mostra tutti i passaggi del vincitore miliardario è Al bar dello sport. La coppia Lino e Parola (Lino Banfi e Jerry Calà) scommette sul risultato impossibile: il 2 del Catania a casa della Juventus proprio nella Torino dove vivono.
Seguiranno esultanza, suddivisione della vincita che deve essere tenuta nascosta ai parenti e agli amici.
Quando verrà scoperto da Walter, il barista che aveva incassato la giocata, ci sarà l’ovvia caccia al beneficiare di questi soldi in particolare dalla famiglia, che prima aveva trattato come un peso l’emigrante un po’ inconcludente Lino. La vincita verrà sperperata tra lusso, donne e hotel ma la fortuna sarà ancora dalla parte di Lino e Parola.
Chiudo questo piccolo viaggio anche nei ricordi personali: avevo un papà che ogni settimana giocava al Totocalcio e a un certo punto lo facevamo insieme. Alla fine delle nostre tante schedine (qualcuna è ancora rinchiusa da qualche parte) non possiamo vantare molto, se non un misero 12 da poche migliaia di lire. In compenso una volta sono riuscito nella non facile impresa di realizzare 11 indovinando gli undici risultati fissi e sbagliando le due doppie di un piccolo sistema. Quando si dice sfortunato al gioco e fortunato in amore. Appunto, buon per me!
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