INVIDIA . Lector In Invidia
Il punto d’incontro
In 31 Maggio 2018 da Attilia Patri DPPrendiamo due date di maggio. Scegliamo il 31, giorno del compleanno di Clint Eastwood e il 25, Giornata Internazionale dei bambini scomparsi.
Cos’hanno in comune queste due date? In apparenza nulla, perché di Clint sappiamo che è nato a San Francisco il 31 maggio 1930 ed è attore, regista, produttore cinematografico, compositore, politico statunitense e della Giornata dedicata ai bambini scomparsi sappiamo che rappresenta l’occasione per fare il punto della situazione sui minori, in Italia e nel Mondo, di cui si sono perse le tracce. Il primo ha, periodicamente, regalato interpretazioni e storie indimenticabili, la seconda, periodicamente, mette a disposizione numeri, percentuali, statistiche.
Il primo non ha bisogno di grandi presentazioni, la seconda tende più facilmente a perdersi tra le mille Giornate dedicate a qualcosa e necessita di una breve presentazione.
La Giornata dedicata ai minori scomparsi fu istituita a New York, nel 1983, in memoria di Etan Patz – rapito all’età di sei anni il 25 maggio del 1979 – per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno e per lanciare un messaggio di solidarietà e speranza ai genitori che non avevano più notizie dei loro bambini. Si deve al padre di Etan, fotografo professionista, la nascita del Movimento per le persone scomparse, che includeva, tra le regole generali di comportamento e una maggiore responsabilizzazione di tutti nei riguardi dei bambini, anche nuove leggi e metodi inediti per ritrovare quelli scomparsi, come ad esempio l’inserimento delle foto dei bambini nei cartoni del latte, i poster ai caselli autostradali e le proiezioni sugli schermi di piazze o vie ad alta densità di passaggio.
Ritorniamo alla domanda di partenza: cos’hanno in comune le due date? In apparenza ancora nulla ma, a voler ben cercare, un minimo comune denominatore lo possiamo trovare e ha il titolo di un film: Changeling.
A voler ben guardare Changeling è solo una scusa per aprire una porta sull’attualità di questi giorni; un pretesto per l’aggancio con un dossier pubblicato da SOS Telefono Azzurro Onlus che riguarda noi tutti, e non solo i diretti interessati, per richiamare l’attenzione per quei numeri di “fantasmi” che si sono persi nel nulla, che riempiono schedari, che alimentano speranze nelle famiglie di origine anche quando il tempo trascorso renderebbe illecito anche il minimo spiraglio logico di attesa oltre, che costituiscono quel filo tenace di vite sospese tra un prima e un dopo, tra una casa lasciata e una strada di ritorno che sembra essere persa per sempre.
Secondo il report, in Italia scompare un bambino ogni quarantotto ore e quattro su cinque non vengono ritrovati; nel Mondo sono otto milioni ogni anno, ventiduemila al giorno; il 2017 uno degli anni più critici.
Un anno critico che denuncia, sotto forma di dato numerico, le vite svanite nel tempo e nello spazio di minori migranti non accompagnati che si perdono già a poche ore dall’arrivo in Italia, a volte ancor prima che vengano registrati, perché già intercettati, lungo le rotte dell’immigrazione, dalla criminalità più o meno organizzata. Alcuni vengono trovati morti, altri spariscono dirottati nei circuiti del mercato sessuale, dello spaccio, del lavoro minorile; qualcuno vocifera anche l’impiego nel traffico di organi. In Europa spariscono almeno diecimila bambini migranti non accompagnati all’anno ma il numero sembra essere sottostimato: poche le denunce, nessuno che chieda gli aggiornamenti sulle ricerche.
Tra gli italiani la maggior parte delle segnalazioni riguarda la fascia di età tra i quindici e i diciassette anni e si riferiscono alle fughe volontarie da casa, dalle case-famiglia, dalle comunità. Sono le fughe legate al disagio di adattamento, all’incomprensione presunta tipica di una età di crescita critica, al volersi sottrarre ad un ambiente che sembra ostile e, a volte, lo è.
Altre volte le sparizioni sono opera di persone terze. Persone terze che, spesso, si rendono responsabili anche della sparizione di minori nella fascia zero – dieci anni e sconfinano, il più delle volte, nella sfera della pedofilia, dell’adozione illegale, della malvagità gratuita. Alla stessa fascia d’età appartengono anche le sottrazioni di minori ad opera di un genitore quando tra i partner c’è una conflittualità tale da non riuscire a concordare i termini dell’affido anche quando questi siano già stati stabiliti da un Tribunale o quando un genitore ritenga di dover esercitare in maniera esclusiva la potestà o di doverla esercitare in un altro territorio.
Changeling è il pretesto per ricordare il numero di telefono di emergenza scomparsa minori, attivo 24 ore su 24, in tutta Europa, il 116.000, affidato in Italia al Ministro degli Interni e gestito da Telefono Azzurro, e per ricordare l’importanza dell’attivazione di ricerche quanto più tempestive possibili perché, statisticamente, le storie che si chiudono bene si risolvono velocemente, in uno o due giorni; dopo le settantadue ore la probabilità di trovare i minori scomparsi si riducono drasticamente, le tracce si fanno più deboli e di loro spesso non si saprà più nulla, oppure l’epilogo potrebbe essere dei più tragici.
Changeling, dunque, è l’occasione per ricordare l’incubo maggiore di tutti i genitori: il figlio lì, presente, e un attimo dopo non c’è più e non a causa di una malattia, di un incidente o di una catastrofe ambientale a giustificazione, che, se pur non consola, almeno crea una ragione, permette di mettere un punto di fine. Non c’è più e basta! Non c’è più, perso dentro al nulla e, spesso, senza intravedere neppure un perché; perso dentro una ricerca affannosa senza sapere, a volte, neppure la corretta direzione da intraprendere.
È il materializzarsi dal nulla del lupo di Cappuccetto Rosso, della strega di Hansel e Gretel, dell’orco che esce dal casellario delle favole e converte la realtà quotidiana in buco nero, in una dimensione che sembra fermarsi mentre il resto del mondo continua a girare nella propria routine.
“Qui nessun principe azzurro caccerà il cattivo di turno, arrivando al galoppo del suo cavallo bianco. Nessuna fatina buona con un colpo d’ali ed uno di bacchetta magica, sistemerà le cose al meglio. Nessuna ragazza si riprenderà da un maleficio per diventare poi invidiatissima principessa. Nessun ranocchio, grazie ad un bacio, verrà incoronato Re. Qui il lieto fine lascia il posto alla più tragica delle realtà: il destino”.
Succede nei libri, nelle fiction, e regalano suspense; succede nella realtà, in mezzo alla folla, o mentre giocava sotto casa, o nei parchi quasi sotto agli occhi dei genitori e regala tormento, sensi di colpa, conteggio del tempo senza che niente accada e senza avere risposte a domande sempre uguali: chissà dove sarà, se sta bene, se è solo, se è ancora vivo. Un attimo prima se ne sentiva la voce o la risata, un attimo dopo il silenzio più assurdo e ci si perde tra probabilità di ritrovamento e speranza. Probabilità e speranza, come sorelle, a braccetto per un tratto. Poi la probabilità segna il passo, quasi si arrende; l’altra no e tracima verso un limbo famiglie intere con il loro puzzle interrotto dalla tessera mancante.
In Italia sono più di duemila le famiglie in cerca del tassello, perso chissà dove. Famiglie senza un punto fermo di ancoraggio, senza un punto di fine che sia lieto o no, e, in comune, le loro storie, le stanze piene di fotografie nel fermo immagine di un’età infantile per sempre, le proiezioni su come potrebbe essere adesso e, tra lì e l’adesso, magari decine di anni di vita spenta nell’impossibilità di elaborare neanche un lutto ma continuando ad investire in un futuro che magari non esiste, così come non esiste un vero presente. Ci si attacca con forza alla speranza, a qualcosa che, giorno dopo giorno, ha sempre più la consistenza di zucchero filato o di panna montata lasciata al sole.
Changeling, distribuito dalla Universal Pictures, regia di Clint Eastwood, è arrivato nelle sale cinematografiche italiane il 14 novembre del
2008 e racconta una realtà che lo sceneggiatore J. Michael Straczynski ha riportato alla luce grazie alla lettura di numerose carte processuali di cause tenutesi negli anni Venti a Los Angeles, gli anni del Proibizionismo, della polizia corrotta e violenta, dei soggetti deboli, donne e bambini, trattati come “proprietà” dalle alte sfere del potere. Nel cast Angelina Jolie, con una straordinaria interpretazione della protagonista Christine Collins, e John Malkovich, nei panni del Reverendo Briegleb, più una serie di attori meno noti al grande pubblico. Direttore della fotografia Tom Stern a consolidare una collaborazione nata sul set del precedente Million Dollar Baby. Una colonna sonora, composta dallo stesso Eastwood, che veste perfettamente il percorso filmico non risultando mai invasiva ma pronta a sottolineare i momenti più drammatici che si snodano durante la narrazione.
140 minuti di proiezione in cui trovare numerosi elementi tra quelli che costituiscono la base dell’etica di Clint: l’individuo solo contro il potere corrotto, l’infanzia segnata da traumi incancellabili, l’oggettivazione del paziente da parte del sistema sanitario, la ricerca sempre e ostinata della verità, la giustizia non come vendetta ma come unico riscatto possibile, la pena di morte.
Un film coraggioso, forte e sensibile insieme, con una gestione perfetta degli interpreti e la maestria nel portare avanti una storia, un melodramma, che a prima vista potrebbe sembrare limitata ma che, in realtà, riesce a mescolare vari generi facendosi film-denuncia, film storico, uno spaccato di vita, un thriller ma senza cadere mai nel cattivo gusto, un poliziesco, un dramma socio-politico.
In Changeling troviamo quella tipica capacità di Eastwood di mimetizzare la complessità della materia narrativa, le implicazioni sociali e morali, l’emotività che racconta e di restituirle quasi in forma di racconto scorrevole, elegante, oseremmo dire quasi semplice, carico però di significati in ogni dettaglio e sfumatura, con pudore, riempiendo gli occhi di commozione e lasciando un segno nell’animo degli spettatori.
Un alternarsi di luci e ombre, di visibile e invisibile, un ricreare e far risorgere un mondo nella sua epoca di rappresentazione, una ricostruzione minuziosa, quasi maniacale nella ricerca della perfezione che è tipica della produzione di Clint attraverso anche il bianco e nero iniziale e, poi, con l’aggiunta del colore in misura minimale e mantenendo quell’aurea chiara dove far muovere i personaggi; su tutti, il colore rosso fuoco del rossetto sulle labbra della Jolie arriva a bucare lo schermo, un pugno nello stomaco, come misura della passione e del dolore di una madre che si innalza in mezzo al grigiore di una società corrotta contro la quale la donna si troverà a combattere.
Un film asciutto e senza fronzoli, una regia di fondo essenziale, un altro tassello di grande cinema che si fa portavoce di un messaggio importante: i diritti individuali non devono mai venire calpestati e bisogna comunque lottare anche a costo di perdere. “Dicevo sempre a Walter: <Non iniziare mai una lotta, ma portala sempre a termine>. Io non ho iniziato questa lotta ma, se Dio vuole, la porterò a termine”.
Changeling si ispira a un fatto di cronaca. È la storia di Christine Collins, giovane donna, madre single di Walter, nove anni. Un giorno torna a casa dal lavoro e del figlio non c’è più traccia. Quando cinque mesi dopo la polizia le annuncia di averlo ritrovato, sano e salvo, Christine sembra impazzire dalla gioia. In realtà il bambino che le viene presentato come suo figlio non è Walter ma, più semplicemente, viene solo messa in atto una sceneggiata da parte della polizia per ottenere riconoscimenti e consensi da parte dell’opinione pubblica. La ribellione della Collins viene rinnegata con l’applicazione del famigerato Codice 12, termine tecnico per indicare persone con carenze psichiche o, più propriamente, “scomode” alla polizia. Ridotta al silenzio, screditata e umiliata con la reclusione in un ospedale psichiatrico, Christine non abbasserà mai la testa, riuscendo nell’impresa di smascherare l’incompetenza della polizia e il maschilismo strisciante presente al suo interno.
Il film ci rivela che Christine non ritroverà suo figlio. Walter Collins era stato rapito e nascosto, insieme ad altri bambini, da un serial killer. Alcuni di questi bambini erano stati uccisi; altri, mantenuti in vita e abusati, erano, successivamente, riusciti a scappare. Il ritrovamento di uno di questi bambini sopravvissuti mise in moto la ricerca e l’arresto di Gordon Northcott. Durante il processo il serial killer chiese un colloquio con Christine per rivelare la sorte toccata al suo bambino. In realtà non le disse nulla di chiarificatore e la Collins non smise mai, per il resto della sua vita, di cercare suo figlio facendo perno sulla possibilità che fosse vivo, in qualche modo, da qualche parte; lontano da lei, ma comunque vivo. “Oggi ho ottenuto qualcosa che non avrei mai immaginato di ottenere prima di questa notte… la speranza”.
Ritorniamo alla domanda iniziale: cos’hanno in comune Clint Eastwood con Changeling e la Giornata Internazionale dei Bambini Scomparsi?
Hanno in comune il ritratto di Christine Collins e il ritratto di tutte le altre madri raccontate dalla cronaca. Hanno in comune la tenacia, la determinazione, la forza della disperazione che chiede verità e si fa speranza. Speranza come nutrimento dell’anima. Nonostante tutto.
P.S. Nel fare gli auguri di buon compleanno al grande Clint, per chi avesse avuto la pazienza di arrivare a leggere fin qui, mi sembra corretto riportare il titolo del libro dal quale è stato estrapolato il brano inserito: “Favole di bambini e dei loro orchi” – Massimiliano Frassi – Marna i Quindici.
Per quanto riguarda la storia di Gordon Northcott e di Walter Collins si rimanda, invece, al libro “Lunga è la notte” – Anthony Flacco con Jerry Clark – Edizioni Piemme
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