Coccodrilli ad Artem . IRA
Luis Sepulveda
In 16 Aprile 2020 da Debora Borgognoni«C’ho fatto l’abitudine. E poi la vera saggezza è sapere quando le cose finiscono. Soprattutto uno scrittore deve sapere quando dire basta. Non ripetersi. Perché scrivere deve essere un gesto libero e non una condanna». Parlava così della morte, in un’intervista rilasciata ad Antonio Gnoli nel 2017. Sono morto tante volte, l’aveva intitolata Repubblica. Ma parliamo della vita, che comincia in una camera d’albergo, il 4 ottobre 1949, quando i genitori sono in fuga perché sulla testa del nonno paterno pendeva una condanna a morte per anarchia. Nascita straordinaria, vita da scrittore, regista, attivista. Vita tra l’America latina, la Francia, la Spagna, la Germania.
Molti oggi titoleranno: è morto lo scrittore che ci ha insegnato a volare. Perché «”Sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante” miagolò Zorba. “Ah sì? E cosa ha capito?” chiese l’umano. “Che vola solo chi osa farlo” miagolò Zorba». (Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, 1996)
Diranno che ha fatto sognare intere generazioni, giocando con gli stili e insegnando il senso della vita e dell’amicizia. Perché «Le mie storie sono scritte da un uomo che sogna un mondo migliore, più giusto, più pulito e generoso. Le mie storie sono scritte da un cileno che sogna di veder realizzato in questo paese il sogno più bello, quello di sederci tutti con fiducia alla stessa tavola, senza la vergogna di sapere che gli assassini di coloro di cui sentiamo la mancanza non ricevono il giusto castigo». (Il potere dei sogni, 2004)
Lo chiameranno uomo di lotta e di giustizia sociale. Perché «Si esilia chi non ha conosciuto che un lato della medaglia e porta i suoi errori più in là di dove li ha appresi, ma chi ha attraversato tutto il tunnel scoprendo che entrambi gli estremi sono bui rimane prigioniero, appiccicato come una mosca alla striscia coperta di miele». (Un nome da torero, 1994)
E Luis Sepúlveda era uno scrittore, per quel che il termine ci arriva come contenitore di mondi, di fantasie, di personalità. Le storie sono memoria, gli stili, esperienze. Le parole, codici che la sensibilità umana universalizza.
«La memoria è la pietra angolare che sostiene tutta la mia architettura di uomo e scrittore. La nostalgia non so cosa sia, però a volte la sento, e mi piace provarla, per ciò che è stato e per i propositi che hanno avuto la possibilità di diventare realtà». (Dall’intervista di Giulia Calligaro, L’ultima rivoluzione? Saper immaginare, Io Donna, 28 febbraio 2015).
Arrivederci, Luis Sepúlveda. Scrittore di mondi, lo chiamiamo noi.
Il vero coccodrillo:
Muore oggi, 16 aprile 2020, a settanta anni di età, lo scrittore, giornalista, regista, sceneggiatore e attivista cileno naturalizzato francese, Luis Sepúlveda. Era ricoverato al Central University Hospital of Asturias di Oviedo dal 27 febbraio scorso, primo contagiato illustre del virus Covid-19. Lascia la moglie Carmen Yáñez, anch’essa contagiata dal virus, e il figlio. E lascia generazioni di lettori, che hanno sognato attraverso la straordinaria pluralità stilistica dei suoi libri.
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