Le storie superbe . SUPERBIA
Il collezionista di dettagli
In 17 Aprile 2016 da Redazione Seven BlogIl racconto quinto classificato di StorieSuperbe – L’Avarizia
di Nadia Caruso
La luce filtra leggermente attraverso le tapparelle appena aperte, tanto da far scintillare i granelli di polvere danzanti alle prime luci dell’alba.
Tom si sveglia alle sette e trenta del mattino, come ogni giorno. Come ogni giorno si alza, si mette a sedere sul letto e ancora intontito allunga la mano destra verso gli occhiali poggiati sul comodino. Si alza in piedi, inforca le ciabatte e si dirige in bagno.
Come ogni mattina mette gli occhiali sulla testa e si sciacqua il viso con l’acqua fredda, come se quel gelo improvviso potesse in qualche modo risvegliarlo dal torpore accumulato per anni, e come ogni mattina, per un attimo, si perde nel riflesso appannato di quegli occhi verdi che non sente più suoi da ormai tanto tempo.
Prende l’asciugamano dal sostegno di metallo e si asciuga il viso facendo cadere con il gomito una confezione ancora intatta di lenti a contatto scadute da anni.
Tom esce dal bagno e come ogni giorno si siede sulla poltroncina a dondolo ancora imballata, sorseggiando il caffè caldo da un bicchiere di plastica.
Un sorriso compiaciuto gli si allarga sul viso mentre osserva la piattaia ricoperta di polvere. Guardare le tazze al suo interno, disposte una ad una perfettamente in ordine gli dà la giusta dose di felicità per iniziare la giornata al meglio.
Tom ha sempre ricavato uno spasmodico piacere dall’ordine degli oggetti, dal pieno controllo delle cose, dal possesso dei dettagli. La linearità perfetta della disposizione accurata degli oggetti gli procura un appagamento tale da non richiedere neppure l’utilizzo di quegli oggetti. L’unica necessità è possederli per poi ordinarli e disporli come più li renderà unici e perfetti ai suoi occhi.
Sono le otto e Tom, come ogni giorno, sta impalato davanti all’armadio, l’anta spalancata, un contenitore nudo davanti agli occhi del suo possessore. I cassetti aperti vomitano colori sgargianti e plastica, ogni maglione diviso per tipologia e colore dagli altri: blu con blu, rosso con rosso, verde acido con verde acido.
Come ogni giorno Tom passa la mano sulla plastica delle buste in cui ogni maglia è disposta; il contatto con la plastica gli riaccende il sorriso sulle labbra. Chiude l’armadio ancora sorridente e prende il grigio maglione logoro buttato malamente sulla spalliera della sedia accanto alla scrivania, è affezionato a quel maglione, tanto da non riuscire a separarsene da vent’anni, da quando Lara glielo aveva regalato. La cosa incredibile è come dopo tutto quel tempo quel maglione possa ancora andargli bene: Tom aveva sempre pensato che quella fosse una delle strane magie tipiche di Lara.
Era bella Lara, con quei suoi occhi azzurri come il mare, era proprio lì che l’aveva incontrata; a quei tempi i medici pensavano che l’aria del mare avrebbe potuto guarire Tom, guarirlo da cosa non l’aveva ancora capito.
Il loro primo incontro era stampato nella mente di Tom come fosse stato impresso su pellicola, come se il tempo si fosse fermato allora. Le caviglie bianche e sottili ricoperte di sabbia fine, i capelli corvini sferzati dal vento d’estate e gli occhi chiusi stretti, serrati fortissimo contro la sabbia.
E poi c’erano le braccia. Due braccia slanciate e bianche come il latte, spalancate in mezzo alla tempesta, come ad abbracciarla. Due braccia bianche, le ali di un gabbiano pronto a spiccare il volo.
Tom ricordava perfettamente ogni dettaglio di quel giorno, ma ciò che più era rimasto in lui era l’amore immediato che aveva provato per quell’essere meraviglioso che senza neanche guardarlo l’aveva fatto suo. E in quel preciso istante aveva deciso che lo avrebbe conservato per sempre. Avrebbe fatto suo tutto ciò che sarebbe venuto dopo, poiché possedere tutto avrebbe voluto dire non volere altro, ed estirpando il desiderio dalla sua vita nulla avrebbe più potuto intaccare e insozzare il suo ricordo di Lara. Avrebbe collezionato e conservato tutto, e così facendo avrebbe collezionato e conservato anche lei. Avrebbe conservato quel ricordo perfetto e immacolato proprio come quando lo aveva vissuto.
Ci sono certi momenti, di notte, in cui Tom pensa, e scorrendo tra le sue collezioni indugia sul ricordo di Lara. Ci sono certi momenti, di notte, in cui Tom pensa che avrebbe dovuto spiegare le ali con lei. In quei momenti Tom allunga la mano destra verso il comodino e accende l’abat-jour.
Gli occhi verdi fissano dubbiosi i suoi palmi, ricoperti dalle cicatrici accumulate durante gli anni della sua vita da vivo, sguazza ancora un attimo nel compiacimento per l’ennesima delle sue collezioni, si rasserena e spegne la luce.
Spiegare le ali, spiccare il volo, sarebbe stato uno spreco. Riporle nella plastica era stato un utilizzo migliore.
Conservandole aveva potuto ammirare e compiacersi per anni di quello che era l’elemento di spicco della sua collezione e questo bastava per farlo sorridere ancora.
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