CattiviConsigli
Quest’anno tutti in Serbia
In 16 Aprile 2021 da Gianluca PapadiaCon l’arrivo della primavera torna l’incubo dei preventivi per le vacanze.
Io sono uno di quei tipi abitudinari che tornerebbe sempre allo stesso posto. Ho sempre invidiato quelle persone che, quando fanno il checkout l’ultimo giorno di vacanza, versano già la caparra per l’anno successivo.
Questo desiderio di consuetudine cozza, è inutile dirlo, con la voglia di cambiamento della mia dolce metà. Per lei solo prendere la stessa autostrada rappresenta un ostacolo insormontabile. Poco importa se l’anno prima sei stato in Puglia e l’anno dopo hai scelto un’isola greca, quando ti immetterai sulla Napoli-Bari, lei sarà sempre pronta a chiedere: «Questa non è la stessa strada dell’anno scorso?»
«Non è colpa mia se i traghetti per la Grecia partono tutti da Brindisi» le risposi educatamente quell’anno e, ogni volta che inizia una vacanza, vorrei avere il talento di Charles Sobhraj, il serial killer della serie The Serpent, che riusciva a narcotizzare le sue vittime con un impercettibile gesto della mano.
C’è da dire che l’unica cosa sulla quale siamo stati sempre d’accordo è che ad Agosto si va al mare. Almeno il primo scoglio è superato.
Ogni anno però il primo nodo da sciogliere è: Italia o estero?
L’emergenza sanitaria, almeno l’anno scorso, ci ha reso questa scelta più facile ma forse quest’anno possiamo permetterci di sognare anche una vacanza all’estero.
Tornare nello stesso posto, soprattutto se ti sei trovato bene, significherebbe risparmiare al tuo organismo l’ennesima dose di stress. Perché, diciamolo chiaramente: prenotare la vacanza è molto stressante.
Per prima cosa devi affrontare l’annosa questione dei preventivi: centinaia di mail da spulciare alla ricerca del più piccolo cavillo giuridico. Passi nottate intere in compagnia del tuo avvocato a controllare minuziosamente che il preventivo non nasconda insidie.
Dopo la ricerca del preventivo perfetto, si arriva alla fase più difficile: analisi incrociata delle foto.
Evitando categoricamente le foto prese dal sito ufficiale e quelle dei siti specializzati, si passa alla ricerca delle foto postate dai clienti su Google e sui social. Ogni foto viene analizzata pixel dopo pixel per evidenziare eventuali incongruenze con l’offerta ricevuta dalla struttura. Le foto sospette sono attaccate a una lavagna dove vengo segnate le eventuali anomalie. Queste ultime vengono analizzate dettagliatamente e poi classificate con una lettera dell’alfabeto: A indica un livello di criticità altissimo, B un particolare da chiarire con il proprietario e C un difetto sormontabile.
Quando l’analisi delle foto è completata e sulla lavagna non c’è nessuna lettera A, un’equipe di sociologi qualificati passa al setaccio le recensioni presenti sul web. Vengono esaminati i profili psicologici degli autori dei commenti più negativi e verificata l’affidabilità emotiva di quelli che hanno lasciato commenti troppo entusiasti.
A questo punto si passa a una fase molto delicata: il sopralluogo. Viene chiesto a tutti gli amici e parenti se conoscono qualcuno che abita o lavora nei pressi della struttura selezionata e in caso affermativo mia moglie contatta il malcapitato di turno. La scusa è sempre la stessa: «mio marito collabora con una casa di produzione televisiva. Stanno facendo un casting per selezionare dei concorrenti per un nuovo programma. Devi fare un video di un villaggio turistico della tua zona. Deve essere un video dove metti in risalto le cose che non funzionano in quel posto. Fai in modo che nessuno se ne accorga. Fingi di essere lì per prenotare una vacanza per quest’estate. Mandami un video su WhatsApp e poi ti faccio sapere».
È incredibile scoprire cosa sia disposta a fare la gente pur di apparire in TV. Ho un archivio di video orripilanti che a confronto, quelli degli inviati de Le Iene sembrano filmini della prima comunione.
L’ultima fase è quella più importante: l’interrogatorio. Io e mia moglie prepariamo una serie di domande a trabocchetto che servono a capire se il nostro interlocutore risponde senza mai tradirsi. La raffica di domande, ripetuta a giorni alterni, viene registrata e le risposte vengono analizzate più volte in cerca di eventuali contraddizioni .
«Quest’anno potremmo andare in Serbia» azzardo stasera, quando abbiamo finito di cenare.
«E non ci siamo già stati a Belgrado?»
«Amore mio, era il 1991. Si chiamava ancora Jugoslavia» cerco di addolcirla.
Lei abbozza un sorriso e mi fa la classica domanda che usa quando non le piace la destinazione: «E che c’è da vedere in Serbia?»
Bancarelle piene di cose inutili e negozi di scarpe ci saranno anche lì, vorrei rispondere ma preferisco non polemizzare. «Pensavo di stare qualche giorno a Belgrado, visitare qualche museo e poi spostarci in Montenegro. Dicono che ci sono belle spiagge e il mare è stupendo» pronuncio distrattamente mentre compilo un opuscolo che ho scaricato da internet. «Tra l’altro i prezzi sono davvero ottimi».
Lei non è convinta e passa al punto due del protocollo “destinazione non gradita”: «Cosa gli facciamo mangiare ai bambini in Serbia?»
«Quello che hanno mangiato in Grecia o in Croazia» rispondo e le porgo il modulo che sto leggendo.
«Cos’é?»
«L’unica possibilità che abbiamo noi cinquantenni di vaccinarci in tempi brevi».
«In che lingua è scritto?»
«Cirillico ma basta spuntare la casella a fianco al nome del vaccino scelto e firmarlo».
«Vuoi andare in Serbia per farti il vaccino? Sei impazzito? Su questo modulo potrebbe esserci scritto qualsiasi cosa!»
«L’ho tradotto con Google Translate. Ci sono scritte più o meno le stesse cose che c’erano sul modulo che ha firmato mia mamma il mese scorso quando ha fatto il Pfizer».
«E se arriviamo laggiù e le dosi del vaccino che abbiamo scelto sono finite?» mi chiede mia moglie seriamente preoccupata.
«Ci facciamo quello che c’è, tanto sono tutti uguali» rispondo prontamente. Fingo di leggere una mail sul telefono e impreco:, «Cavolo! L’offerta scade oggi!»
«Che offerta?»
«Il villaggio dove siamo andati l’anno scorso mi aveva mandato un’offerta la settimana scorsa ma l’ho letta solo adesso. C’è uno sconto del 30% se prenotiamo entro oggi» mento spudoratamente.
«Perché non ci torniamo? Ci siamo trovati così bene l’anno scorso» ammicca lei e noto che il suo respiro è tornato regolare.
«E il vaccino? Stanno tutti prenotando una vacanza in Serbia per quel motivo».
«Meglio farlo in Italia» dice lei e si alza da tavola.
«Allora faccio il bonifico!» esclamo vittorioso.
Quest’anno mi è andata bene, ho risolto la questione vacanze in pochi minuti. Perché, diciamolo chiaramente: prenotare la vacanza è una gran rottura di coglioni.
(ADV)
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