IRA . Racconti da Kepler
Mi chiamo Henning Grill, Matrosenstabsobergefreiter della Kriegsmarine
In 1 Settembre 2017 da Il ViaggiatoreMi chiamo Henning Grill, sono Matrosenstabsobergefreiter della Kriegsmarine, imbarcato da tre giorni con altri 225 soldati sulla Schleswig-Holstein. È il 1 settembre 1939 e siamo nella baia di fronte a Danzica. Teoricamente saremmo qui per una visita di cortesia con questa corazzata varata nel 1906, in realtà lo scopo è un altro.
La notte è tranquilla, il mare calmo in contrasto a quanto sta per scatenarsi. Sono su un’amaca disposta sotto il ponte dove si respira odore di carburante, di sudore, di rancio avanzato e quello più indefinito dell’attesa. Il nostro diretto superiore, Frommolt, ci ha detto di rimanere in allerta, perché non è una manovra e dobbiamo sentirci onorati, perché il nostro Führer ci ha dato il grande onore di servire il Terzo Reich e di entrare nella storia. Vicino a me Peter e Hans chiacchierano a voce bassa di casa, di Frauke e di Corinne, di Amburgo uno e di Linden l’altro. Hans ha un nonno polacco ed è convinto che l’annessione sarà indolore, molto gloriosa e soprattutto veloce. Ha voglia di servire il Reich e di tornare a studiare Ingegneria. Peter, invece, è un meccanico che ha iniziato presto a lavorare con il padre e le mani evidenziano bene la frequentazione con ingranaggi, chiavi, bulloni e olii vari. Li accumuna il biondo dei capelli, l’intensità degli occhi azzurrissimi che sanno di gioventù e voglia di futuro. Li unisce uno spirito di corpo acquisito in addestramento e un’amicizia nata fin dal primo giorno del reclutamento in Marina, dove Hans non si aspettava di finire, svanito il sogno della Luftwaffe. Hans aveva poi desiderato entrare nello Heer, la fanteria, come era stato per il padre, che aveva combattuto nella Prima guerra mondiale ma alla fine, con malcelata delusione, si era trovato assegnato alla Kriegsmarine.
Intanto sono passate le 3 di notte e una sigaretta si sostituisce all’altra e una delle domande è cosa stia facendo Gustav Kleikamp, il nostro Kapitän zur See, al comando della nave: è passato a salutarci ieri mattina, con la sua aria austera, i capelli brillantinati. Non ha ancora 45 anni e non immagina nemmeno che verrà ricordato nei libri di storia. Kleikamp ha ricevuto ordini ben precisi e manca poco per renderli effettivi. L’operazione si chiama Fall Weiss ed è stata comunicata dal comando di Berlino ieri.
Non amo fumare, lo faccio controvoglia e per spirito di compagnia. Sento la mia divisa bianca oramai impregnata e questo mi infastidisce. Ammetto di non parlare molto ma quando lo faccio evidenzio uno spiccato accento berlinese, imparato un po’ a fatica ma direi in modo soddisfacente: ho un grado gerarchico bassissimo ma la mia provenienza dalla capitale induce nei miei compagni una sorta di rispetto superiore. Mi sfuggono un po’ queste sfumature seppur le trovi affascinanti: mi invidiano la vicinanza ad Adolf Hitler, la vita notturna e, a loro dire, le ragazze berlinesi. Entrano altri tre marinai e si intona l’inno tedesco:
Deutschland über alles, über alles in der Welt…
risate che sono sinonimo di cieca obbedienza e foriere di sventure, ma non è questo ancora il momento. Si parla di guerra, di impero, di supremazia della razza ariana, del mondo che sarà ai piedi di Hitler, delle colpe degli ebrei e della rivincita sui francesi (definiti in modo piuttosto volgare) dopo l’umiliazione patita nella guerra terminata nel 1918. Qui si respira dal basso l’effetto del Mein Kampf e della propaganda messa in atto in maniera così efficace da Joseph Paul Goebbels: a dirla tutta, un brivido mi percorre la schiena.
3.40 e voglia di aria fresca ma siamo in riposo per cui il caldo che si soffre qui sotto è un compagno davvero sgradito. Peter rilegge l’ultima lettera di Frauke, a suo dire la più bella rossa di Amburgo e lo sguardo che si addolcisce mi fa dedurre che ne sia innamorato e me lo riconsegna più umano rispetto ai discorsi di prima e all’orgoglio di appartenere a una famiglia iscritta allo N.S.D.A.P. fin dalla fondazione del 1920. Continuo a studiare la vostra storia, specie questa recente e quello che chiamate secondo conflitto l’ho analizzato per bene: le premesse, le ragioni economiche e sociali, la situazione politica, le forze in campo, le alleanze, gli errori strategici, il folle sterminio. La tragedia, purtroppo una delle tante della vostra civiltà, ho letto segnerà tutto il secolo e avrà conseguenze non ancora del tutto sopite fino ai giorni in cui vivo con voi. Questa mia riflessione si accompagna al fingere di dormire, perché so bene che mancano pochi minuti, e a una camerata dove serpeggia il trionfo tipico dell’incoscienza del fanatismo e che mai prenderebbe in considerazioni le possibile conseguenze catastrofiche.
Arrivano le 4.00 e suona la campana della nave che avverte di andare ai nostri posti di combattimento. Due rimorchiatori ci stanno portando fuori dal molo per eseguire un ordine preciso: colpire il deposito di munizioni polacco a Westerplatte, nella laguna della Vistola e vicino a Danzica la città con il porto tolto alla Repubblica di Weimar con il Trattato di Versailles del 1919 e con la maggioranza di abitanti di origine tedesca. I cannoni Schleswig-Holstein, su ordine di Kleikamp, iniziano a bombardare alle 4.45 il deposito comandato dal maggiore Henryk Sucharski, che si arrenderà, insieme ai sopravvissuti, solo il 7 settembre. A questa azione si unirà quella congiunta via terra e in pochi minuti verranno alzate le sbarre di confine per la “guerra lampo”, la Blitzkrieg.
La Seconda guerra mondiale è iniziata e io scappo via da qui.
Navigazione
Consigli
Articoli recenti
- Nude Jeannie 26 Marzo 2024
- I sette (non preti) del cinema italiano 24 Marzo 2024
- Rompicapo 23 Marzo 2024
- L’AI e i viaggi 22 Marzo 2024
- Opinioni 12 Marzo 2024
Lascia un commento