DiarioXY . LUSSURIA
Deus meus, ex toto corde pænitet me ominium meorum peccatorum
In 24 Marzo 2017 da Chiara MenardoPerdonatemi, Signore, perché ho peccato.
Perdonatemi, Padre Celeste, per aver ascoltato quello che non avrei dovuto ascoltare, per aver visto quello che non avrei dovuto vedere, per aver saputo quello che non avrei dovuto sapere, per aver detto quello che avrei dovuto tacere.
Deus meus, ex toto corde pænitet me ominium meorum peccatorum…
Perdonatemi, Signore perché ho peccato nel profondo del cuore, così impuro e imperfetto, camminando nel corridoio buio di una notte, quando avrei dovuto essere nella cella tra il sogno e la preghiera. Accogliete la mia supplica, o Signore, abbiate pietà della Vostra umile figlia e serva. Abbiate pietà della mia vanità e della curiosità sguattera che fece fermare i miei passi in una sciagurata notte senza data.
Vi prego, perdonate queste orecchie che colsero dietro la porta gemiti e parole di lussuria. Perdonatele perché mi indussero ad arrestare i miei passi, in silenzio.
Invece di correre nella mia cella e pregare affinché Voi, nella Vostra immensa Misericordia, faceste cessare il peccato punendo gli empi, mandandoli ad ardere in eterno tra le fiamme che lacerano le carni senza posa e tregua, senza pace e sollievo, in quell’eterno dolore che Voi – Voi! Padre Celeste – offrite nella Vostra immensità a coloro che rifiutano la Vostra dolcezza, la grazia, l’Amore infinito dello Spirito Santo, fino al Giorno del Giudizio Universale e anche oltre… anziché correre a supplicarVi di far cessare l’abominio di lussuria, di estasi e grida, io mi fermai.
La fessura tra le assi della porta della cella… Dio Mio, Padre Santo, guardai, e ciò che vidi mi riempì l’anima e gli occhi di calore. Dentro.
I corpi senza vesti, uniti e lascivi. Corrotti e bellissimi, sotto l’effigie di Nostro Signore morente per mondare i peccati dell’Umanità. Il calore mi saliva da dentro, il peccato e il rossore. È sbagliato Mio Dio, è sporco e sbagliato!
Strappatemi le membra con il cilicio e la preghiera, flagellatemi il corpo, rendetemi la purezza perduta, Mio Dio! Voi in persona, scendete dall’alto dei cieli fino al buio di questa cella fredda e punitemi, io Vi supplico. Perché se non lo farete, allora il peccato sarà entrato in me come scabbia, e il serpente avrà vinto.
… eaque detestor, quia peccando, non solum pœnas a te iuste statutas promeritus sum…
Rimasi immobile. Senza respiro. Complice. Li guardai senza sbattere le palpebre.
Ma io non sapevo, Signore, non sapevo nulla, Vi giuro su ciò che ho di più caro, lo giuro su Voi!
Come avrei potuto sapere io, nata per essere Vostra sposa eterna nella purezza dell’Amore celeste?
Come? Qualcuno mi dica come avrei potuto sapere, resistere all’incanto della carnalità santa e blasfema, a quei volti trasfigurati dall’estasi proprio come i Santi quando contemplano il Vostro Sacro volto? Non era come quando ho osservato gli accoppiamenti tra i cani randagi o tra il verro e la scrofa. Era diverso, lurido e sacro al contempo.
E tornai alla fine nella mia cella a pregare con le mani e i pensieri, implorando e piangendo, trionfante.
Perdonatemi, Signore, perché ho peccato.
… Sed præsertim quia offendi te, summum bonum, ac dignitum qui super omina diligaris…
Il seme…
Il seme della corruzione era affondato profondo in me, mio Signore. Un parassita, gramigna che infesta i prati fecondi e li uccide, soffocando i frutti con le sterpaglie inutili e sterili.
Non ho resistito alla tentazione della vendetta, al potere della conoscenza. Mi avete sottoposta a una prova, Signore, Mio Amato, e ho fallito.
Mi trattò male, fu cosa futile, cosa da nulla. Avrei dovuto dimenticare e perdonare, non ergermi a giudice e minacciare. Non avrei dovuto, Signore, lo so. Ho peccato di arroganza e lussuria. Ma non è colpa mia, Padre, non lo è. Aiutatemi, aiutatemi Voi, Vi supplico, a non peccare più.
Ideo firmiter propono, adiuvante gratia tua, de cetero me non peccaturum peccandique occasiones proximas fugiturum.
Padre Nostro, non ci sarà, una prossima volta.
Amen
Il libro…
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Titolo: I promessi sposi
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Autore: Alessandro Manzoni
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Prima edizione: 1827
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