IRA . Racconti da Kepler
Eloisa, Kiko e la Luna
In 6 Maggio 2016 da Il ViaggiatoreGli Umani sono abituati a un nome e un cognome per identificare una persona. È per questo motivo che io ho scelto un soprannome. Così per voi sono diventato Il Viaggiatore. Viaggiatore perché vengo da un pianeta gemello alla Terra, Viaggiatore perché sono qui tra voi per raccontarvi viaggi spazi-temporali. Scelgo dal subisso di storie che il passato ci offre – storie reali, storie eclatanti, storie curiose, o solo storie ingiustamente passate in sordina – quella che posso raggiungere per voi, guardare con i miei occhi alieni.
Di solito è così.
Oggi invece voglio parlarvi di altri occhi. Di una donna chiusa in un libro, di un suo viaggio temporale, di una storia di fantasia tratta dalla Storia, quella reale, quella che ha cambiato gli eventi, il mondo.
È il 20 luglio 1969. Eloisa vive a Chicago. La sua storia prosegue tormentata in quegli anni di grandi trasformazioni, di voglia di futuro. Parallelamente Neil Armstrong posa il suo piede sulla superficie lunare. Dietro di lui, Buzz Aldrin e sulla navicella il terzo astronauta dell’equipaggio Apollo 11, Michael Collins.
Kiko è seduto sul divano e il televisore è acceso sul canale CBS. L’orologio appeso tra le finestre del soggiorno segna le ventidue e trentacinque. “Dovremmo esserci quasi, l’allunaggio è avvenuto sei ore fa e adesso gli astronauti sono pronti a toccare il suolo lunare. Dio ci aiuti”. Il conduttore televisivo sembra in fibrillazione. Kiko guarda il programma senza muoversi. “Eccoci, forse riusciamo a vedere qualcosa. Gli astronauti si sono stupiti della superficie rocciosa già durante la fase dell’atterraggio. Si trovano sul Mare della Tranquillità. Un’emozione così grande, signori, non l’avevo mai provata. Viva l’America”. […]
Entro in quel palazzo di Wicker Park a Chicago, salgo gli scalini e sento il rumore del portone di ingresso che si chiude alle mie spalle. Penso a come lo descrive Eloisa, ed è vero, sento anche io il suo «tonfo alieno».
Mi dirigo verso la porta dell’appartamento di Gary e Kiko. Ripenso a quel giorno descritto da lei, a Tim e a Roger, all’esperienza extrasensoriale di Eloisa, alla musica dei Doors, ai figli dei fiori, all’erba e al tabacco racchiusi in una cartina, ai venticinque anni di grandi ideali e di troppi dolori alle spalle.
Entro di soppiatto. La stanza è buia, il televisore dall’enorme tubo catodico, dallo schermo piccolissimo, dai bottoni ben visibili e dalle immagini in bianco e nero è acceso. Kiko lo guarda dal divano. Eloisa è appoggiata al muro bianco.
Alle ventidue e cinquantasei al giornalista scappa un urlo concitato. “Signori, i primi uomini sulla Luna”. Gli astronauti sbarcano dall’Apollo 11. Eloisa è in piedi da quasi mezz’ora. Si avvicina al divano. Kiko la guarda e le sorride. Senza parlare, Eloisa si rannicchia accanto a lui. Kiko la abbraccia e le bacia la fronte. Neil Armstrong compie per primo la discesa. Dietro di lui Buzz Aldrin. Lo studio televisivo, così come probabilmente tutti gli studi televisivi del mondo, è pervaso da applausi scroscianti per l’impresa umana più significativa del secolo. “Very fine grained… almolst like a powder. That’s one small step for man, one giant leap for mankind”. Il comandante dell’equipaggio tocca la superficie lunare e parla alla Terra condividendo con gli uomini la sua stessa, infinita emozione. […]
Vivo con loro quel momento. So quello che provano e mi emoziono anche io. Io che vengo da un altro pianeta, sconosciuto a voi Umani. Ma in loro, in Kiko ed Eloisa, c’è qualcosa che scorre parallelamente. Un altro mistero, vite nella vita, storie nella Storia.
E questo lo lascio scoprire a voi.
Il libro da cui è stato tratto il racconto del Viaggiatore è:
La storica diretta Rai di quel 20 luglio 1969 in Italia, ore 19.28, ore italiane
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