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Certe attese…
In 23 Maggio 2019 da Mary EmpatikaChe cosa è l’attesa? È un momento carico di emozioni che si connettono al desiderio di qualcosa di immenso. È di colore indefinito. L’attesa è un attimo di sospensione in cui però non te ne stai con le mani in mano ma ti prepari attivamente a quello che verrà e che già sai che cambierà il tuo mondo perché nulla da quel preciso momento sarà come prima. Sì, perché certe attese portano con sé novità, eventi densi di vita che ci inducono a rivoluzionare l’intera nostra esistenza.
Ed è così che ti rendi conto che tutto cambia e tu non puoi fare a meno di stare al passo con ciò che accade. Non hai scelta, non puoi mica tirarti indietro perché tanto nulla sarà come prima e quello a cui vai incontro va vissuto pienamente. Non puoi redimerti, non puoi mica far finta che sta accadendo a qualcun altro e non a te. Ed è così che certe attese ti mettono “a tu per tu” con la tua parte più vera e profonda, quella che si nutre di sogni ed ideali. E ti ritrovi a fantasticare ad occhi aperti su quello che sarà, a come un giorno ti ritroverai a ripensare a questo periodo di attesa. Certi ricordi ti faranno sorridere. Ti mancheranno persino questi attimi che si caricano di speranza, vitalità e positività.
Questa attesa ti rianima, ti invoglia ad attivarti per qualcosa di bello. genuino e positivo che la vita ha in serbo per te nonostante tutte le brutture, la negatività che ci circonda. Questa attesa è un “raggio di sole” nel buio pesto, nelle angoscianti vicissitudini che vuoi o non vuoi ti coinvolgono e ti inabissano. Nell’attesa puoi sperimentare ansia e paura perché inevitabilmente tutto ciò che è nuovo o ignoto spaventa ma tu sai affrontare tutto con una marcia in più, fiducioso e ottimista più che mai.
Certe paure servono anche per metterci alla prova, misurare efficacemente il nostro coraggio e la resilienza che sono insite dentro noi stessi. Sono risorse interiori estremamente preziose che insieme alla perseveranza e alla determinazione, a lungo andare, consentono di raccogliere frutti rigogliosi e utili al percorso nel quale ci stiamo imbattendo. Nelle attese non mancheranno nemmeno i momenti di sconforto e di estrema vulnerabilità in cui mille interrogativi bussano alla nostra porta chiedendoci se stiamo andando bene, se è giusto o sbagliato quello che stiamo facendo e se saremo davvero all’altezza di quello che sarà. Solitamente certe “vocine”, spesso e volentieri, svolgono una funzione autosabotatrice dalla quale dobbiamo difenderci per non “soccombere” e ritrovarci addirittura nel ruolo delle “vittime”. Nelle attese il vittimismo, l’autocontrollo, l’autocommiserazione, la negatività non portano da nessuna parte ma solo ed unicamente ad un percorso stagnante e sfiancante che mette a dura prova tutte le buone intenzioni. Armiamoci di coraggio e pazienza e agiamo, viviamo, mettiamoci in gioco.
Nelle attese lasciamo pure emergere la nostra essenza e prendiamoci cura di essa innanzitutto ascoltandola, valorizzandola, facendola emergere, allontanandola da tutti i falsi miti e dalle maschere, le convenzioni e imposizioni che atrofizzano la nostra linfa vitale impedendole di scorrere pienamente.
Sono sempre stata una “defender” delle attese e non perdo occasione per ripetere che le cose più belle sono proprio quelle che si fanno aspettare perché ciò che è facile e a portata di mano perde valore in quanto non scaturisce interessi e stimoli come dovrebbe. Sono le attese che invece stimolano la fantasia e la creatività che non devono essere lasciate sopite, per nessuna ragione al mondo. Devono essere allenate, risvegliate, potenziate anche nelle attese, mentre ci ritroviamo ad immaginare a quel nuovo mondo vitale verso il quale le attese stesse ci stanno conducendo.
E’ nelle attese che ci ritroviamo “costruttori” di mondi vitali e inediti che stiamo creando giorno dopo giorno e che si cibano di energie, colori vivaci, emozioni. E mentre nelle attese ti prepari a vivere una nuova vita, mai come prima d’ora ti senti così vivo, attaccato alla vita stessa. Ti aggrappi ad essa, scalpiti, ti attivi, ti risvegli dal letargo per goderti ogni singolo attimo che è riservato a te e a quello che verrà. Ti riscopri ricettivo come non lo sei stato mai, pronto ad affrontare questa nuova esperienza che ti renderà una persona diversa, sicuramente migliore.
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Beh, quel che posso dirti di mio, è che il 24 ottobre, in anno 2, scrissi sta robetta qua:
TESO
Resto in costante attesa
ma la vita
è un’attesa
di cosa?
Ti scrivo però per ringraziarti: trovo il termine “resilienza” spettacolare e vorrò presto utilizzarlo in una mia qualche birbantata. Non si finisce mai d’imparare (ed io non ho ancora iniziato).
Ciau Empy!
DISATTESA
Minime basculanti connivenze con
le funzioni minime e si
smuove l’appetito
d’un organismo
appuntito ed
è esiliato
il tarlo
per
troppa
punto e a capo
sulla scia dell’essere
proprio come un legaccio in resilienza
24\5\3
(stronzata ben riuscita o mal strozzata)