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La saggezza come dote innata
In 3 Ottobre 2019 da Mary EmpatikaCi chiediamo spesso se la saggezza sia “una dote innata” o “frutto dell’esperienza” che nel corso della nostra esistenza accumuliamo. La saggezza è una virtù importante e tanto declamata da filosofi e dai creativi. Tramite essa si può raggiungere una sorta di felicità basata sull’essenza delle cose e di ciò che veramente ci fa star bene.
La saggezza necessita ogni giorno di essere coltivata. Si ciba di meraviglia, curiosità, creatività e immaginazione Ci rende speciali e consente di attrarre a noi persone positive e vitali. La saggezza è connessa al filosofare, al creare nella nostra esistenza un’oasi di serenità e di pace nella quale immergerci ogni volta che abbiamo bisogno di riflettere, metterci in discussione per evolverci, crescere umanamente.
Secondo il sociologo e filosofo francese Frédéric Lenoir che ha da poco pubblicato un saggio intitolato “La saggezza spiegata a chi la cerca” (Piemme Edizioni), l’azione del filosofare e la ricerca della saggezza possono essere intraprese prima dei quindici anni, età in cui si comincia a studiare filosofia al liceo. Il filosofo francese nel suo interessante saggio infatti ci fornisce chiarimenti su quando e come la saggezza fa capolino nella nostra esistenza.
Egli cita Epicuro il quale sosteneva: “Nessuno è troppo giovane né troppo vecchio per il benessere dell’animo. Colui che dice che non è il momento di dedicarsi alla filosofia o che il momento sia già passato è nella stessa condizione di chi dice che non è giunto ancora il momento della felicità o che ormai quel momento è passato. Dunque sia per il giovane che per il vecchio è giusto dedicarsi alla filosofia, in modo che chi invecchia conservi un animo giovane grazie ai beni che derivano dai ricordi del passato e che il giovane sia maturo, grazie all’assenza di timore rispetto al futuro”.
La saggezza viene allenata sin dall’infanzia perché i bambini cominciano molto presto a porsi domande su come essere felici. Anche i bambini come noi adulti si ritrovano “a tu per tu” con conflitti interiori, difficoltà emotive. Si mettono in discussione e cercano modi per risolvere le loro problematiche con creatività, usando la loro semplice fantasia e immaginazione.
Come ribadisce Lenoir nel suo saggio la filosofia comincia con lo stupore come diceva Aristotele. I bambini sono molto ricettivi nei confronti della filosofia. Vogliono indagare sui meccanismi che sono alla base della saggezza e lo fanno con estrema spontaneità ed entusiasmo. Queste due componenti li rendono delle persone pure. In Europa molteplici sono i laboratori di filosofia che vengono organizzati per donare ai più piccoli la gioia di interrogarsi sul senso dell’esistenza. Essi consentono di porsi domande, sviluppare il pensiero critico e soddisfare la propria fame di conoscenza.” L’educazione – scrive Lenoir citando il grande Montaigne – non deve solo consistere nel “riempire un vaso” e formare “teste belle piene”, ma anche, e soprattutto, “accendere un fuoco” e costituire “menti ben fatte”, cioè capaci di giudicare da sole. Siccome oggi i bambini si trovano di fronte a una massa di informazioni non gerarchizzate e a volte false (dicerie, teorie del conflitto ecc), mi pare che ai giorni nostri non ci sia più nulla di più importante che permettere loro di sviluppare uno spirito critico, una capacità di discernimento”.
I bambini sono saggi perché sanno dire di “sì” alla vita. Sono curiosi e gioiosi. Nella loro fase dell’esistenza non sono ancora pieni di ego e proprio per questo vivono il presente godendosi ogni attimo e ogni gioia. Ciò che lega i bambini alla saggezza è la loro capacità di stupirsi e meravigliarsi. Ogni scoperta è alimentata dalla curiosità che li spinge a mettersi in gioco, a non prendersi troppo sul serio, a ricercare la verità e la felicità a cui tutti aspiriamo perché come scrive Lenoir “la saggezza non è altro che la forma più profonda di felicità”.
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