ColoriDentroFuori . SPECIALE QUARANTENA
Giallo: tra dentro e fuori
In 4 Aprile 2020 da Attilia Patri DPApriamo il libro: Parte Prima – Sguardi – Giallo Industriale
Poggiata sul tavolo di fronte a me, c’è una matita gialla. Anzi, è più preciso dire che si tratta di una matita di legno verniciata di smalto giallo. Sul fusto sono scritte la marca e la durezza della mina. La parte terminale è un po’ mordicchiata, segno che con gli oggetti intratteniamo rapporti spesso più passionali e nevrotici di quanto osiamo ammettere. A vederla così, a colpo d’occhio, verrebbe da definirla una matita “classica”. Ma cosa ci permette di formulare un giudizio simile? […]
Dai faldoni della Storia veniamo a sapere che le matite come le conosciamo oggi – vale a dire mine incastonate in un corpo di legno – sono state introdotte in Francia solo nel 1790. […] La prima matita dipinta esternamente compare però solo un secolo dopo, lanciata all’Esposizione di Chicago nel 1893 dalla Koh-I-Noor, tutt’oggi una delle marche più prestigiose di strumenti da disegno. Il motivo di questa coloritura va rintracciato con ogni probabilità nel tentativo di nascondere le imperfezioni del legno, visto che per un oggetto economico non si usa certo il taglio più prezioso. E questa prima verniciatura è appunto gialla. […]
Oggi, quasi centotrent’anni dopo, le matite in legno continuano a godere di un imperterrito consenso, anche in un’epoca in cui gli strumenti da disegno sono ormai ad alta tecnologia. L’unica scomodità, quella di doverle temperare, è tuttavia un rituale con un suo fascino preciso. La leggerezza del legno rimane efficientissima per scrivere e disegnare. Per non parlare del fatto che, a differenza del portamine, in cui la punta rimane sempre uguale, la matita classica, man mano che la si usa, perde acutezza, tracciando un segno sempre più largo, foriero di inaspettate occasioni espressive. Il dato sorprendente è però che, ancora oggi, i due terzi delle matite prodotte e vendute sul pianeta sono gialle.
A tal proposito c’è un aneddoto che può aiutarci a ragionare. Qualche anno fa, durante un’indagine di mercato in un ufficio americano, vennero proposte delle nuove matite, alcune gialle e altre verdi. Dopo una settimana si chiese agli impiegati quale delle due preferissero e la maggioranza si lamentò di quelle verdi: perché la mina si spezzava di continuo, perché erano difficili da temperare, perché il legno era duro e si scheggiava con troppa facilità. Nemmeno a dirlo, le due matite erano identiche. Cambiava solo la vernice esterna.
Nella società attuale, dunque, il colore non è solo una sensazione né un mero attributo delle cose. Il colore è spesso un’idea o un’aspettativa. Ovvero certe tinte diventano un tutt’uno con gli oggetti che le indossano al punto che è difficile pensarli altrimenti. Non a caso, se proviamo a cercare l’immagine di una matita su Google le prime che compaiono sono gialle. Come pure gialle sono le matite nelle emoticon più diffuse. La matita gialla è insomma più matita di qualsiasi altra. È un archetipo, un modello mentale a cui riportiamo tutti gli altri. Scomodando Platone, potremmo dire che la matita gialla è l’idea stessa di matita e quelle verdi, rosse o blu sono solo pallide copie. Ed è questo che ne fa un classico.
Segnalibro e chiudiamo su queste poche righe sul colore giallo tratte da un capitolo di dieci pagine. Le righe essenziali. Come essenziali sono le righe delle liste piene di essenzialità che compiliamo oggi perché niente sfugga di ciò che manca veramente dalla dispensa e dall’armadietto farmacia di casa. Righe di essenzialità anche per la lista impegni: controllare a distanza la tal cosa, telefonare per, ricordarsi di, e-mail a, e tutto un mondo da gestire in piena immobilità fisica, tutto segnalato tramite App o post-it, nati di natura gialli e poi declinati in mille sfumature.
Essenziale sembra essere la parola chiave risolutiva: essenziale lo stare in casa, essenziale la spesa concentrata settimanalmente, essenziale la distanza, essenziale l’aiuto pratico dei volontari a chi è in seria difficoltà, essenziale passare oltre questo periodo. Essenziale creare ordine intorno che diventa quiete e risorsa ambientale. Essenziale mantenere la calma.
E quindi, bando alle ciance, avete sistemato quel cassetto dove vanno a finire temporaneamente tutte quelle cose che devono poi essere controllate e riposte nella loro collocazione definitiva che spesso è poi semplicemente solo la pattumiera sotto al lavello? Vi siete liberati di quella penna tanto bellina esternamente ma che si inceppa sempre sul più bello, in piena videotelefonata di dati da trascrivere, negandovi inchiostro e regalandovi imprecazioni da trattenere? Avete cestinato la matita con quella mina che si rompe sempre e vi fa passare tre ore di intimità con il temperino e due minuti di parole incrociate quando va bene? Se sì, siete fantastici.
Un momento, però! Se nel cassetto non avete trovato una matita gialla non elevatela a scusa prioritaria per uscire da casa per andarla a comprare insieme a tre limoni gialli, due pompelmi gialli e un panetto di burro. Potete rimandare.
Fate fatica? Urge controllare se fuori il sole è sempre giallo, rotondo e raggiato come i disegni dei bambini? Se le margheritine con il loro bottone centrale giallo sono ricomparse tra l’erba incolta di giardini chiusi da nastro non scavalcabile? Facciamo fatica. Inutile raccontarcela diversamente ma diversamente applichiamo il buon senso del rispetto e della prudenza. Applichiamo essenzialità.
Fuori il colore giallo c’è, come prima è spuntato seguendo il ritmo naturale delle stagioni, inconsapevole del nostro desiderio di poterne godere in libertà.
P.S. Volete vedere la mia matita per sottolineare, una matita a ricordo di un viaggio in tempi passati e non sospetti? Nera come il periodo e con la corona. Tutt’altro che una matita classica.
Ciao! Ci vediamo, si fa per dire, al prossimo colore.
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