GOLA . RicetteColte
L’invito a cena al Canaveral Pier
In 11 Dicembre 2024 da Fabio MuzzioKelly: Non bada a spese con una Signora…
Cole: Lo assaggi!
Cole arriva con due panini ai gamberetti del Canaveral Pier
Con i Social si è ulteriormente diffuso il complottismo: tra gli eventi maggiormente presi in considerazione c’è il presunto falso sbarco dell’uomo sulla Luna per quel sogno imperativo, ideologico e politico, tanto voluto da JFK in risposta al primo uomo nello spazio, Jurij Gagarin.
A prescindere che le missioni nelle quali gli astronauti hanno camminato (e non solo) sul suolo del nostro satellite naturale sono state sei, fino all’Apollo 17 nel 1972 (l’Apollo 13 fallì la missione) la più analizzata, sezionata, studiata, osteggiata è la prima, quella dell’Apollo 11 del 21 luglio 1969, da considerarsi il primo evento collettivo del villagio globale (e così ho scomodato anche Marshall McLuhan).
Fly Me to the Moon – Le due facce della luna ci gioca tra il vero e il verosimile trovando un fondo di verità possibile tra i complottisti (non manca la frase: Dovevamo chiamare Kubrick!) e la realtà accaduta. La pellicola diretta da Greg Berlanti nel 2024 “sfrutta” la bugia di fondo che al momento opportuno diventa verità.
La sceneggiatura romanza e preleva dalla realtà riportandoci in quelle atmosfere ma inducendo anche a una riflessione su come un evento possa essere trasformato in qualcosa che da ignorato diventa di massa, a prescindere da una conquista così rilevante per l’umanità: il direttore del volo è Cole Davis interpretato da Channing Tatum mentre, in realtà, a coordinare la missione è stato Eugene Francis Kranz; l’esperta di marketing è l’abile venditrice Kelly Jones, personaggio frutto di invenzione è intepretata da Scarlett Johansson, davvero convincente a portarci all’evidenza una donna che vive da sempre di bugie e inganni ma che si troverà di fronte, per la prima volta, alla possibilità di togliersi la maschera. Moe Berkus è il personaggio chiave, al quale Woody Harrelson offre la sua fisicità: agente della CIA inviato dal Presidente Richard Nixon affinché la missione sia un successo grazie all’arruolamento di Kelly per predisporre una campagna pubblicitaria e l’inganno del set cinematografico in uno degli hangar di Cape Canaveral. Come andrà a finire non ve lo spoilero, a proposito, cosa c’entra il gatto nero? per cui passo alla ricetta alla base del post: una storia d’amore non può mancare e, in realtà, rimane il punto su cui finisce per ruotare il film.
Mi occupo, dunque, del panino ai gamberi.
INGREDIENTI PER 2 PANINI
- Pane da hotdog 2
- Gamberetti sgusciati 300g
- Olio E.V.O.
- Maionese cucchiai 5
- Erba cipollina mazzetto 1
- Senape cucchiaini 2
- Limone 1
- Burro q.b.
- Pepe
- Sale
PROCEDIMENTO
Per proporti il panino ai gamberi che Cole offre a Kelly al Canaveral Pier di Cocoa Beach (la storia di questo locale in una spiaggia così amata dai surfisti la potete trovare a questo link) sono andato un po’ di fantasia anche se credo di non essere andato molto lontano.
Ti consiglio i gamberetti (o le mazzancolle) che dovrai sgusciare e scottare per meno di un minuto in acqua bollente salata. Tagliali in due o tre pezzi non tanto piccoli e mettili in una ciotola con un giro di olio E.V.O., il succo di un limone, l’erba cipollina tagliata fine, un pizzico di sale e una macinata di pepe nero. Mescola bene e lascia riposare per una mezz’oretta così da far intiepidire i gamberi.
Se non vuoi acquistare la maionese la puoi preparare: qui la ricetta. In alternativa puoi optare per una maionese più delicata allo yogurt, altrimenti, se preferisci quella tradizionale aggiungi la senape e mescola senza far impazzire il composto. La quantità indicata negli ingredienti è indicativa e regolati con i gamberetti, tuttavia, anche se dovessi avanzarla non credo rimarrà molto tempo in frigorifero.
Nella ciotola dei gamberetti versa la maionese in modo da creare un composto omogeneo, ovviamente regolati sulla quantità di maionese per non esagerare.
Prendi il pane degli hotdog, in alternativa ci sono panini morbidi al latte che sono molto simili. Non tagliarli ma aprili. Riscaldali leggermente per non farli seccare e, su entrambi i lati, metti un velo di burro ammorbidito (potresti anche scioglierlo in una padella antiaderente e appoggiare le fette di pane).
Con un cucchiaio distribuisci i gamberetti alla maionese e fai in modo che il panino si possa leggermente chiudere.
A questo punto, non avrai badato a spese, come dice con ironia Kelly, ma potrebbe essere il momento in cui sta per nascere qualcosa…
A proposito del titolo e della canzone.
Il titolo si ispira alla canzone In Other Words, diventata però nota in tutto il mondo come Fly Me to the Moon (un po’ come è successo a Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno diventata conosciuta in tutto il mondo come Volare).
Composta da Bart Howard nel 1954, a portarla al successo fu Kaye Ballard. Alla sua versione ne seguirono altre, anche con arrangiamenti diversi. Nel 1961 l’ha incisa anche un altro grande della musica: Nat King Cole.
Frank Sinatra, che rimane l’interprete della versione più conosciuta, la incide nel 1964. Seguiranno altre versioni tra cui quella blues di Bobby Womack proprio nell’anno dello sbarco sulla Luna. L’esecuzione di Womack è inserita nella colonna sonora del film insieme a quella cantata dall’inglese Raye e tema portante del film.
Se non lo sapete Other Words è stata voluta da Buzz Aldrin per accompagnare la missione: a proposito di complottismo, spesso nei Social viene ripresa l’immagine di un astronauta che scende la scaletta con la dimostrazione, secondo alcuni, di una foto frutto di shooting sulla Terra. In realtà lo scatto è di Neil Armstrong che ha fotografato proprio Buzz Aldrin, il secondo uomo a calpestare il suolo lunare, mentre Michael Collins era in orbita ad aspettare.
“Fly Me to the Moon” interpretata da Sinatra è stata inserita in Wall Street di Oliver Stone nel 1987 e, soprattutto, chiude Space Cowboys di Clint Eastwood del 2000. Nel 2019 compare anche nel terzo episodio (Posa in mutande) della terza stagione de La fantastica Signora Maisel nella versione bossa nova del 1963 di Julie London e Gregory Porter.
(ADV)
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