GOLA . RicetteColte
Il wambatu di Gedara
In 28 Agosto 2024 da Fabio MuzzioCarolina: Non ho idea di cosa sto mangiando ma è tutto delizioso…
…
Gedara: ti piace?
Carolina: pensavi fossi la solita schizzinosa milanese, eh?
Carolina a Gedara durante il pranzo con Luca e Palitha
Nelle sceneggiature all’importanza del personaggio cardine si deve aggiungere la sua spalla, molto spesso la carta vincente per il successo di un romanzo, di un film o di un prodotto seriale. Non ne è esente nemmeno Il clandestino, realizzato da RAI e trasmesso in chiaro (proposto successivamente anche in piattaforma) diretto da Rolando Ravello e strutturato su 12 episodi.
Edoardo Leo è Luca Travaglia ex ispettore dell’antiterrorismo abile a muoversi nelle diverse missioni anche in virtù delle sue origini per metà libiche che ne fanno un madreligua e un perfetto infiltrato. L’azione con cui si apre la prima stagione (raccontato attraverso continui flashback) sarà la motivazione per la quale inzierà un percorso buio che lo farà trasferire dalla sua Roma a Milano.
Tra vecchi colleghi, contatti ai vertici, troppi ricordi e una passione per una bibita, il chinotto, che diviene il sostituto dell’alcol compagno troppo affezionato della sua deriva personale, si ricicla prima come guardia del corpo e poi, soprattutto, come investigatore privato muovendosi nella città meneghina del traffico di droga, degli ambienti che lambiscono il terrorismo oppure della microcriminalità e del traffico di armi. Ne nascono casi, incontri, contatti, la ricerca di se stessi e qualche opportunità che da lavoro si trasformano in qualcosa di più profondo e legato anche alla ricetta.
Non vi tengo più in sospeso e arriviamo alla spalla, il garagista e meccanico cingalese Palitha (Hassani Shapi) che lo accoglie non sapendo nulla di lui e ospitandolo in una stanza attigua alla sua officina: diventeranno soci e soprattutto amici trovando uno nell’altro un punto di riferimento; per Palitha l’incontro diventa anche una nuova realizzazione personale in una città nella quale è arrivato da straniero e ha trovato insieme alla moglie Gedara (Tia Architto) un proprio ruolo che gli permesso di crearsi una nuova vita ma non lo ha di certo soddisfatto.
Palitha guida il suo carro attrezzi, una Fiat 1100 103 rossa del 1957 modificata, che rappresenta un tratto caratterisitico del personaggio: la macchina diventerà anche il mezzo di lavoro pure per l’agenzia investigativa e che da garagista lo trasforma in aiutante per le indagini, stratega per la comunicazione e interlocutore per i rapporti con i clienti.
La notizia improvvisa, che ha sorpreso e suscitato dispiacere, è stato l’annuncio il 6 agosto 2024 della morte improvvisa di Shapi non ancora cinquatunenne; questo probabilmente segnerà il futuro della serie, perché Luca e Palitha avevano creato, nella loro diversità, una sintonia vera, salda ed efficace dal punto di vista narrativo.
Shanti era in realtà di origini kenyote e più volte lo avevamo visto nel nostro cinema e nelle nostre fiction: il personaggio di Palitha, talvolta anche bonariamente razzista, evidenzia un fenomento sociale: chi arriva a integrarsi in un Paese può avere un sentimento critico sui nuovi stranieri; la scomparsa dell’attore non sappiamo quali conseguenze avrà sulla produzione e se vi sarà mai una seconda stagione, non ancora annunciata mentre vi scrivo; se vedrà la luce dovrà essere ampiamente rivista: il finale lascia comunque aperta un’opportunità di cambio di luoghi.
Veniamo alla ricetta: Palitha e la moglie Gedara, avendo capito quanto l’incontro tra Luca e Carolina, moglie di un importante personaggio dell’economia mondiale, a cui l’ex ispettore aveva fatto da guardia del corpo, gli avesse cambiato la vita, organizzano una cena a base di specialità proprio dello Sri Lanka: la battuta di Caterina, che incarna perfettamente la milanese un po’ snob, aggiungono curiosità al piatto.
Vi ho raccontato poco ma forse più del necessario: nel caso non lo abbiate ancora guardato Il clandestino è un buon prodotto della nostra fiction.
Ed eccoci al wambatu.
INGREDIENTI PER 4 PERSONE
- Melanzane grandi 2
- Cipolle 400g
- Aceto di cocco 30ml
- Peperoncini verdi 4
- Peperoncino in polvere cucchiaino 1
- Zenzero in polvere cucchiaino 1
- Curcuma in polvere cucchiaino1
- Curry foglie 4
- Chiodi di garofano 3
- Semi di senape cucchiaino 1
- Zucchero di canna cucchiaini 2
- Olio di semi
- Sale
PROCEDIMENTO
Per questo piatto ti dovrai dare un po’ da fare per trovare alcuni ingredienti che ci portano davvero in un’altra parte del mondo per assaporare nuove tradizioni e incontrare altre cucine.
Intanto, l’ingrediente principale, è la melanzana, o Brinjal, per utilizzare il nome originario dello Sry Lanka. Consiglio l’utilizzo delle melanzane lunghe così da tagliarle a spicchi un po’ come si fa con la frutta come le mele o lepesche. Tagliale quindi per il lungo e poi procedi a tagliarle lungo il bordo più stretto.
Quando la melanzana è pronta nella ciotola cospargila di curcuma avendo l’accortezza che sia tutta insaporita: nel caso aggiungi ancora questa spezia così profumata e particolare.
In un wok scalda l’olio di semi e friggi la melanzana a spicchi fino a quando non sarà dorata: con una schiumarola prelevala dalla padella e disponila su un piatto da portata nel quale avrai messo un foglio di carta assorbente per eliminare l’olio in eccesso.
Macina i semi di senape e mescolali in una ciotola con i chiodi di garofano e aggiungi un poco di aceto; versa il peperoncino, lo zenzero, lo zucchero e un pizzico di sale completando la salsa agrodolce con l’aceto rimanente: ti ho segnalato l’aceto di cocco ma potresti usare, il sapore è comunque differente, l’aceto bianco. Regolati affinché la salsina sia abbastanza liquida e che verserai sulle melanzane che hai lasciato riposare nella ciotola mescolandole affinché si insaporiscano.
Prendi i peperoncini verdi e tagliali, come hai fatto con le melanzane, per il lungo; taglia in pezzi non troppo grandi le cipolle: meglio quelle rosse, perché più dolci e, infatti, in alternativa alcune ricette utilizzano lo scalogno.
In una padella capiente, ci dovrai versare anche le melanzane, verso un po’ di olio di semi e, non appena si è riscaldato, il peperoncino e la cipolla, avendo cura di non farli bruciare: mi raccomando fuoco dolce per meno di un minuto. A questo punto versa le melanzane, mescola bene, aggiungi le foglie secche di curry e cuoci qualche minuto sempre a fiamma bassa e padella coperta avendo cura di non far asciugare troppo la salsina.
Un’opzione è servire il wambatu con del riso pilaf cotto con un cucchiaino di curry.
La ricetta vegetariana non può che incontrare i favori di una milanese come Carolina (si scherza, sia chiaro).
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