Happy BDays . IRA
Andy Warhol
In 6 Agosto 2021 da F.G. SimonChe se poi le zampe di gallina valgono quanto un Picasso, a voi che vi frega?
Drogati di Campbell’s spalmata sulla crosta di un corpo da passeggio. La linea della mano dice che devo esagerare. Che la vita e l’arte sono la stessa cosa. Che io o un altro, non importa. Che questo è Pop! Ognuno, dietro il culo di qualcuno, a giocare alla guerra. E Andy che mi sorride con la bocca sghemba e con gli occhi come punte di freccia mi dice che la vera opera d’arte sono io. E sei tu. E quello che sta pisciando dietro il cassonetto. E quello che sul muro della scuola ha scritto Fuck!
Andy Warhola, in arte Andy Warhol, è il più grande esponente della Pop Art americana. È certo che nasce a Pittsburgh, in Pennsylvania, non è certo quando. I genitori, emigranti slovacchi, non registrano ufficialmente la data di nascita, così Andy la modifica a suo piacimento. Il giorno più probabile è il 6 agosto 1928. Il giorno della Luna. Giorno perfetto per la nascita di un genio, con il corpo costretto alla terra e la testa ben oltre le nuvole.
Candy Andy – così lo chiama la madre per la sua passione per le caramelle – abita in un seminterrato infestato dagli scarafaggi a New York. La Grande Mela lo affascina, è la sua Luna. Durante un colloquio di lavoro con Carmel Snow, potentissima fashion editor di Harper’s Bazaar, dal book di presentazione sbuca uno scarafaggio. La Snow, impietosita dal ragazzo, gli permette di collaborare al giornale. Così, almeno, racconta Warhol.
Dieci anni dopo, abita in una casa a schiera di Lexington Avenue in compagnia di 25 gatti siamesi, tutti di nome Sam, eccetto una che si chiama Hester. L’appartamento non ha mobili, solo registratori, apparecchi televisivi e radiofonici, accesi giorno e notte. La solitudine è un’altra sua ossessione.
Nel 1962, prende in affitto la caserma dei pompieri dismessa al 158 East 87th street di New York per 150 dollari al mese. Nel secondo piano nascono le sue prime opere. E nasce la Factory consacrata all’arte. E considerata un rifugio per i giovani che vogliono emergere.
Il 3 agosto 1968, nel santuario dell’arte, Valerie Solanas gli spara 3 colpi di pistola. Bang, bang, bang. Dopo l’attentato, emotivamente non sarà mai più lo stesso, divenendo ancora più schivo e chiuso nel suo mondo.
Ma il mondo lo reclama. Grazie alle opere che sbeffeggiano l’arte alta a beneficio di un’arte di massa, da consumare velocemente, diventa l’icona della Pop Art. La sua attenzione non è solo verso l’estetica di ciò che riproduce in serie. Warhol è un testimone attento e critico dell’America. Denuncia, ostenta, clona, fino a obbligare il pubblico a riconoscersi nelle sue opere. Come nelle serie dedicate ai Most Wanted Men a Gun, o alle sedie elettriche, o alle immagini dell’assassinio di John Kennedy.
Citazioni:
Successe una di quelle sere in cui chiesi consiglio a circa dieci, quindici persone, finché un’amica mi disse: cosa ti piace di più? Fu allora che cominciai a dipingere dollari.
(Da De Chirico a Warhol – Viaggio nel ‘900 tra deserti e selve, 2007, Fondazione Varrone)
Non so se sia più o meno simbolico dipingere la Monroe con colori così violenti. A me interessava la sua bellezza, e lei è bella, e se qualcosa è bello i colori sono belli, ecco tutto. O qualcosa di simile.
(Da De Chirico a Warhol – Viaggio nel ‘900 tra deserti e selve, 2007, Fondazione Varrone)
In fondo cos’è la vita? Ti ammali e muori,. Tutto lì. Perciò non devi far altro che tenerti occupato.
(Arte del Novecento, di Miriam Mirolla, Guido Zucconi, a cura di Rita Scrimieri, 2002, Mondadori)
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