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Diomira
In 18 Novembre 2021 da Giorgio BinnellaSe solo fosse l’alba.
Se solo le sessanta cupole brillassero di riflessi d’argento che sembra quasi che ogni quartiere abbia un proprio sole, ma uguale a tutti gli altri soli di tutti gli altri quartieri di Diomira, dei ricchi e dei diseredati, dei mercanti e dei notai, delle madri e delle figlie.
Se solo fosse l’alba.
Annunciata da un gallo d’oro fra le vie di stagno, riflesso sulle pareti del teatro di cristallo, ai piedi delle statue di tutti gli dèi.
Se solo fosse l’alba.
E io avessi ancora te al mio fianco. I corpi nudi sotto le lenzuola, e un cuscino ai piedi del letto.
Se solo fosse l’alba.
Invece di questa sera settembrina, acciambellata davanti agli usci chiusi. Dorata di frittura.
Saresti lì, affacciata sulla strada, a cercarmi con gli occhi, mentre ordino due caffè da portar via.
Invece di questa sera odiosa, martellata dai tuoi tacchi rossi, in un altrove che ha il sapore di una banconota spiegazzata e l’odore di una stanza affittata a ore.
Se solo non mi passasse qualcuno accanto, col sorriso sporco di bava e l’impronta del tuo rossetto sul collo.
Se solo il sole fosse un cancellino che ripulisse la memoria e le cicatrici di gesso.
Se solo ogni giorno potesse essere il primo, per potermi innamorare di nuovo, di nuovo e ancora.
Senza il ricordo di chi sei, di chi sono, di chi siamo.
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