
Le storie superbe . SUPERBIA
Io sono Fan
In 16 Maggio 2021 da Alexandra RomanoSono lì, in piedi, negli abiti larghi che mi portano in un’altra epoca. Tento di fissare il pubblico che applaude, la luce puntata addosso, faccio un piccolo passo indietro mentre sotto di me non percepisco bene la massa informe. Sto con un sorriso sul viso, non so se di felicità o tristezza, a volte le due cose si mischiano e non puoi farci niente, rientrare nei tuoi panni non è mai indolore.
Lì sono Fan. Mi chiamo Fan. Penso come lei. Ho la sua età, la sua storia, il suo destino che già conosco. Vivo nel passato, sono quella per cui non esiste il lieto fine.
Questa volta è andato tutto bene. Succede così la maggior parte delle volte, ma in alcuni casi c’è qualche intoppo. Come quando mi sono incastrata nella scala di legno con il cardigan o quando mi si è arrotolata la borsa in mezzo ai piedi e sembrava non volesse più lasciarmi. Ma questa volta non c’è stato nessun sbaglio.
Aspetto che si chiuda il sipario e intanto saluto con una mano il pubblico davanti a me e con l’altra stringo quella della mia collega.
Tra poco andremo a cambiarci gli abiti di scena, salirà la malinconia, non avremo più voglia di ridere come succede qualche ora prima dello spettacolo.
Prima dello spettacolo ci dobbiamo cambiare in tutta fretta e ci sale l’adrenalina per paura di non arrivare in tempo sulla scena. Ma in realtà non è mai successo di fare tardi. Di solito finiamo le prove generali mezz’ora prima che arrivi il pubblico e continuiamo a controllare l’orologio appeso in camerino, e contiamo i minuti per l’inizio del musical. Poi andiamo dietro le quinte e aspettiamo la primissima parte dello spettacolo.
E io sono Fan, mi chiamo Fan, penso come lei, ho la sua età, il suo destino. Abbraccio mia mamma, cammino con lei per la città. Cantiamo, danziamo, mi porge dolcetti sempre buoni: pan di zenzero, cioccolatini al cocco, meringa, caramelle gommose alla ciliegia.
E ora fuori tutti, si torna dietro le quinte, un luogo buio, che sembra quello delle tenebre, eppure confortevole. E mentre gli altri sono colpiti dalle luci, lì, sul palco, io preparo gli oggetti per la scena successiva: c’è un tavolo con la tovaglia, le posate, i bicchieri, i tovaglioli, il vassoio, il tacchino finto, i pomodori e le patate dentro una pentola.
Il cambio dura un attimo, e io sono di nuovo Fan, penso come lei, ho la sua età, il suo destino. Mi metto dietro la vetrata, entro, canto una canzone di gioia a mio fratello Ebenezer.
Gli ultimi istanti di applausi, la mano della ragazza che danza con me stretta nella mia. Saluto il pubblico che si alza in una standing ovation, vorrei piangere, di gioia o di tristezza non so. E ora sono metà Fan e metà me. Siamo così diverse. È bello essere stata te, le dico. Tra poco toglierò la gonna larga e indosserò i miei jeans.
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