CattiviConsigli . IRA
La bomba intelligente
In 18 Marzo 2022 da Gianluca PapadiaSulla metropolitana che, come tutti i giorni, mi porta da Pozzuoli a Napoli, stamattina si parla di guerra.
Non ricordo il momento preciso, ma, da un giorno all’altro, l’invasione dell’Ucraina ha preso il sopravvento sul Covid.
Non è stato un passaggio graduale: la sera prima stavamo chiacchierando delle nuove regole sull’auto-sorveglianza e la mattina dopo, discutevamo della guerra come se del Covid non fregasse più niente a nessuno.
Siamo fatti così. Menti semplici sopraffatte dai media che si appassionano subito al nuovo hashtag in tendenza.
«Putin è un pazzo», ha urlato la signora Terlizzi appena è entrata nel vagone e la frase ha messo subito tutti d’accordo.
Nessuno ha il coraggio di contraddirla e questo significa che la discussione proseguirà senza colpi di scena.
I violenti scontri che hanno animato gli ultimi due anni di pandemia sono solo un lontano ricordo.
La guerra è un argomento serio e non trova seguaci nemmeno tra i no-vax, i no-tax, i no-tav e terrappiattisti più incalliti.
Dopo ventitré giorni di guerra, ormai il vagone ha un’organizzazione ben precisa. La signora Terlizzi scandaglia Instagram alla ricerca di video freschi provenienti dall’Ucraina. Il signor Russo è l’esperto di TikTok. Esposito sta su Twitter e Colantuono su Telegram. I nostri esperti social possono interrompere la discussione quando vogliono.
Siamo di fronte alla prima guerra totalmente documentata dai social. Milioni di telecamere fisse su tutto ciò che sta succedendo che nessuna propaganda potrà mai oscurare.
«La guerra fa parte della storia umana e ci sarà sempre. La pace tra i popoli è un’utopia», esclama a quel punto il Cavalier Scognamiglio. Lui che è stato deportato in Russia durante la Seconda guerra mondiale è sicuramente la persona più qualificata per parlare di guerra in tutto il treno.
Scognamiglio è la memoria storica del vagone, non ha lo smartphone e tutte le mattine sfoglia per noi il Corriere della Sera.
«Cavaliè, allora non abbiamo speranza?», chiedo timidamente, «dobbiamo rassegnarci?».
«Il Cavaliere ha ragione. Bisognerebbe solo costruire delle armi davvero intelligenti», s’intromette Ciro il panettiere che a quest’ora, di solito, dorme. Evidentemente la guerra è un argomento che tiene sveglio anche lui.
«Cirù, hai visto cosa combinano le bombe intelligenti?», s’intromette Russo «quelle fanno più danni delle armi normali». L’impiegato postale prossimo alla pensione si alza e mostra a Ciro un video su TikTok dove si vedono i danni che ha provocato un missile caduto su un teatro dove si erano rifugiati dei civili.
«Ma io non parlo di quelle bombe intelligenti là», cerca di spiegarsi meglio il panettiere. «Io parlo di tecnologia avanzata. Che la teniamo a fare tutta questa tecnologia se non serve a questo scopo? I guerrafondai ci saranno sempre, è inutile illudersi. Morto Putin ne usciranno tanti altri. Allora io suggerisco una cosa: ogni Stato può attaccare solo un altro stato con lo stesso potenziale bellico. Faccio un esempio, la Russia manda un missile sull’Ucraina? Il missile deve essere progettato in modo che non esploda. Voglio dire, Putin vuole invadere uno Stato? Deve scegliere un Paese con un armamento pari al suo. Perché non invade l’America, la Cina, la Germania?».
«Cirù, fammi capire. L’Italia decide di invadere la Svizzera, i soldati valicano il confine ma i fucili non sparano?», chiedo affascinato da una teoria così bizzarra.
«Sì, le armi intelligenti dovrebbero funzionare così. Se un paese sceglie di essere neutrale, di ripudiare le armi, nessuno lo può attaccare. Perché le armi verso quel paese non funzionerebbero», continua il panettiere che ormai è in piedi, al centro del vagone. La platea non è ancora riuscita a stabilire se Ciro parla sul serio oppure sta prendendo in giro tutti.
«Si dovrebbero fabbricare da capo tutte le armi, però», mi permetto di obiettare.
«Sarebbe la prima volta che la corsa agli armamenti avrebbe un senso», fa notare la Terlizzi.
«Così sono contenti pure i fabbricanti di armi», esclama Colantuono senza togliere gli occhi dal suo cellulare che vomita immagini senza sosta.
«Ciro, Elon Musk la pensa come te: vuole affrontare Putin in un duello a mani nude», dichiara Esposito ad alta voce facendo ridere tutti.
«Intanto Biden ha promesso a Zelensky 800 milioni di dollari in aiuti militari», afferma Scognamiglio, «il rischio della terza guerra mondiale è sempre più imminente».
Il vagone torna terribilmente serio.
«In questo caso cosa succederebbe? Un Paese che è stato invaso ingiustamente potrebbe difendersi? Le armi fabbricate negli USA funzionerebbero in Ucraina?», chiedo a Ciro per testare la solidità delle sue proposte.
«Se, prima dell’inizio della guerra, gli USA forniscono le armi, la NATO costruisce le sue basi militari, l’Italia mette a disposizione i suoi aerei, la Germania gli vende i carrarmati, a quel punto, l’Ucraina aumenta il suo potenziale bellico e si pone sullo stesso livello della Russia e Putin la può attaccare. Se invece l’Ucraina rimane neutrale, le armi russe non possono colpirla e la guerra non inizia proprio», chiosa lui ed esce dal treno lasciandoci da soli a riflettere sulla sua teoria delle bombe intelligenti.
Stiamo progettando una rivista letteraria per aiutare le nuove voci a emergere. Abbiamo sempre la stessa vision: diffondere cultura e talento.
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