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Sugar and coffee
In 23 Settembre 2022 da Gianluca PapadiaNei giorni successivi al funerale del secolo, tornano alla mente, le parole di Totò della sua celebre poesia: la morte è una livella.
Il grande comico napoletano – con una grande metafora – ci spiegava che la morte mette tutti sullo stesso piano.
A Napoli, dove il culto della morte è molto sentito, il funerale assume la forma di una rappresentazione teatrale. Non è una forma di egocentrismo ma il tentativo di esorcizzare quel momento drammatico e confusionale che la morte porta in ogni famiglia.
A Londra, per il funerale reale, è successa la stessa cosa.
Anche a Napoli, la casa del defunto viene addobbata come un vero palcoscenico sul quale ognuno reciterà la propria parte. Una sorta di protocollo London Bridge non scritto che ogni napoletano conosce a memoria.
L’usanza vuole che i parenti più stretti della vittima portino a casa del defunto qualcosa da mangiare: il famoso cuonzolo.
Siccome tutto il mondo è paese, anche a Londra, la statunitense Meghan ha portato a suo suocero – Re Carlo III – un pacco di sugar and coffe, il cuonzolo più diffuso della tradizione napoletana.
Kate – per non sfigurare davanti agli occhi della platea reale – ha messo sul fuoco un pentolone di brodo di carne che – a Napoli – è il pasto tipico di questo triste giorno.
Mentre amici, parenti e autorità mondiali affollavano la casa, Camilla – senza dare troppo nell’occhio – ha trovato il tempo di rovistare tra la biancheria di sua suocera, alla ricerca di qualche gioiello sfuggito all’inventario dei servizi segreti britannici.
Carlo, con la sua inseparabile penna stilografica, ha firmato una serie di assegni destinati all’impresa di pompe funebri reali.
Mi sembra di sentirla la voce di sua moglie che gli rinfaccia tutti i costosi capricci della Regina Madre: «Ma perché il lamento del suonatore di cornamusa was really necessary?»
«Shut up, che c’è gente» ha risposto il Re con il suo solito aplomb.
Anche a Napoli, la defunta avrebbe indossato il suo vestito migliore e, vista la sua importanza, una carrozza barocca trainata da otto cavalli rigorosamente neri, sarebbe stato il suo ultimo mezzo di trasporto.
Al passaggio del feretro le serrande dei negozi sarebbero state tutte abbassate a metà, proprio come la tradizione inglese prevede per le bandiere di Whitehall.
Tutti avrebbero pronunciato le due frasi di circostanza più idiote che si possono proferire durante un evento del genere: “Puverell, era ancora giovane” e “Salutava sempre”.
La prima avrebbe fatto a cazzotti con i 96 anni di Elisabetta II, la seconda, che serve a sottolineare la purezza d’animo del defunto, sarebbe suonata quasi come uno sfottò, dato che la Regina aveva un modo molto singolare di salutare.
A Napoli nessuno si sarebbe scandalizzato se i nipoti della regina si fossero tenuti per mano ma qualche frase cattiva sarebbe venuta fuori.
“Hai visto il vestito di Meghan?”
“Certo che i figli del re non gli somigliano proprio!”
“Pure ‘o pony è stato invitato? Nun bastaven ‘e can?”
“A Regina l’hann mis ind’’o spirito? So passate diece juorne…”
Il pettegolezzo è direttamente proporzionato all’importanza della famiglia e – in questo caso – avrebbe raggiunto livelli altissimi.
A Napoli, però, nonostante l’innata ironia, il lutto è sacro e i parenti del defunto affrontano il funerale mettendo da parte vecchi rancori e altrettanto spiacevoli motivi di litigio.
A Londra evidentemente non è così: Henry si è permesso di non cantare l’inno “God save the king” dedicato al padre con il quale non va molto d’accordo.
Se fosse successo a Napoli, ‘o cumpar – il padrino di tutti i sacramenti della fede cattolica – si sarebbe avvicinato al ragazzo e, anche in diretta mondiale, gli avrebbe sussurrato in un orecchio: “become a man, stupid boy”.
“Fa l’omm, strunzill” che pronunciato dalla figura immediatamente successiva ai genitori nella gerarchia familiare partenopea, avrebbe messo per sempre fine a tutti gli screzi tra il Re e il suo secondo genito.
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Come sempre i tuoi racconti brevi si leggono tutti di un fiato, non vedendo l’ora di arrivare alla fine di un testo scorrevole. A presto.