CattiviConsigli . IRA
Che fretta c’era?
In 21 Giugno 2024 da Gianluca PapadiaEd eccola qui. Puntuale come sempre .
La scossa delle 4 di notte.
Chissà perché sempre allo stesso orario, penso, mentre mi butto giù dal letto.
Mi torna in mente la teoria del mio vicino Ciro il complottista e devo fare uno sforzo enorme per scacciare dalla mente l’idea di un’arma infallibile messa a punto dagli Stati Uniti.
Il terremoto non viene generato da una serie di antenne, il terremoto ha la cazzimma e basta.
Ti sveglia tutte le notti sempre allo stesso orario.
Del resto, hai deciso di vivere su un vulcano? E adesso sono cazzi tuoi.
Almeno questo è quello che pensa il ministro della protezione civile, Nello Musumeci.
I termini “protezione” e “civile” con l’Italia c’entrano davvero poco, penso mentre scendo di corsa le scale del nostro palazzo.
Dopo un quarto d’ora dalla scossa siamo tutti sul lungomare di Pozzuoli.
«Scusate, ma che fine hanno fatto le tende?» chiedo ai pescatori che hanno appena finito di smontare la loro attrezzatura.
«Il sindaco ha deciso di toglierle» risponde prontamente quello più giovane.
«I commercianti dicevano che la tendopoli tiene lontani i turisti» gli fa eco il suo socio più anziano.
Non sono le cinquecento scosse al giorno a tenere lontano i turisti? Vorrei ribattere ma preferisco non polemizzare.
E nemmeno i lavori del nuovo condotto fognario che sono lì, fermi da anni? Potrei aggiungere ma alle 4 di mattina ho troppo sonno per sostenere questa discussione.
Che fretta c’era? Maledetta primavera, che fretta c’era? Se fa male solo a me… è il ritornello che pompa a bestia dalla cassa bluetooth di Enzo il parrucchiere che, come ogni notte, si occupa della selezione musicale.
L’allusione alla frettolosità del sindaco non è per niente celata. Anzi, è voluta.
Un’altra alba di passione.
Tutti in pigiama – attorno all’altoparlante gigante di Enzo – a cantare il ritornello di Maledetta primavera di Loretta Goggi.
All’addiaccio, senza nessuna copertura sulla testa.
Che fretta c’era? E dai cofani delle auto sono usciti i tavoli, le sedie e gli ombrelloni.
Almeno dai cofani degli altri, il mio è pieno di scarpe: sono quelle che serviranno a mia moglie in caso di evacuazione forzata in Lombardia, regione notoriamente priva di negozi di calzature femminili.
Che fretta c’era? E dai box montati sui tetti delle auto escono i beni di prima necessità: taniche d’acqua, coperte, carta igienica, salviettine imbevute e medicinali di primo soccorso.
Almeno dai box degli altri, il mio è pieno di scarpe: sono quelle che portiamo in vacanza tutti gli anni ma che puntualmente mia moglie non mette mai. Devo decidermi a svuotarlo una volta e per sempre.
Che fretta c’era? E qualcuno ha già messo le macchinette da caffè sui fornellini a gas da campeggio.
Il nostro fornellino è rimasto a casa perché al suo posto, in auto, c’è una borsa con alcune scarpe di riserva.
Dopo un’ora dalla scossa, il lungomare di Pozzuoli si è trasformato in un campeggio improvvisato stile anni settanta.
I più intraprendenti hanno pure avuto il coraggio di farsi un bagno e adesso girano in accappatoio.
«Avete capito perché hanno smontato la tendopoli?» chiedo ai miei concittadini mentre mi tolgo una scheggia dal piede.
Nella fretta di scappare non ho preso nemmeno un paio di scarpe.
«Perché ai ristoratori davano fastidio» risponde la vedova Colantuono.
Vox populi, vox Dei.
«Ma se un turista arrivasse in questo momento in città,» chiedo ai miei compaesani stanchi e pieni di sonno, «non sarebbe meglio se trovasse una tendopoli ben organizzata piuttosto che questa banda di disperati accampati come nomadi senza una terra?»
La mia domanda si perde nel vuoto tra le urla disumane dei gabbiani che recriminano il loro dominio sul lungomare.
Nessuno ha la forza di rispondere: il bradisismo ci ha tolto tutte le energie.
Non perderti gli altri tre CattiviConsigli dedicati al terremoto: 4.4, Estrema perizia, Il giovane astensionista.
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