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Il bello della diretta
In 19 Marzo 2021 da Gianluca PapadiaCon l’emergenza Covid abbiamo tutti scoperto la diretta sui Social. C’è stata un’impennata dell’utilizzo di questo strumento pari soltanto al consumo di lievito di birra. La cosa ci è talmente sfuggita di mano che abbiamo passato l’ultimo anno a guardare amici e parenti che facevano a gara a chi facesse più dirette su Facebook o su Instagram.
Grazie alla pandemia abbiamo scoperto uno degli strumenti più infernali che l’uomo abbia mai inventato: Facebook Watch. Lo YouTube di casa Zuckemberg, mette tutti i video in un unico calderone e seguendo un algoritmo tutto suo, dopo il video che hai finito di vedere, te ne spara un altro a caso, senza criterio, giusto per confonderti quei due neuroni che ancora ti sono rimasti.
Così vieni magicamente catapultato nella conferenza stampa di Draghi, nell’ennesimo show comico di De Luca oppure a casa di perfetti sconosciuti che come te vogliono provare il brivido della diretta.
Sì, perché, dopo aver assistito per un paio di giorni alle varie dirette, decidi che è arrivato il tuo momento.
L’idea ti gasa a tal punto che dimentichi la cosa più importante: tu non hai mai fatto una diretta Facebook. Così il giorno della diretta vai nel panico.
Passi la giornata su YouTube e alla fine lo trovi: il Tutorial di Salvatore Aranzulla. Lo guardi ottocento volte ma lo stesso non ti senti sicuro. Intanto l’ora della diretta si avvicina. Hai già cambiato ventidue location e ogni volta hai spostato la disposizione dei quadri, delle librerie, delle lampade in tutta la casa. Mezz’ora prima, chiudi i tuoi figli nello sgabuzzino e gli impedisci di usare il Wi-Fi.
Ripassi a memoria le regole di Aranzulla e ti viene da pensare: ma io devo fare una diretta o essere assunto come ingegnere informatico da Facebook?
Quindici minuti prima della diretta ti ci vorrebbe la quinta doccia ma non c’è tempo. Bevi una damigiana d’acqua perché non hai più nemmeno una gocciolina di saliva. Ti senti la pressione a 120-180. In questo stato emotivo da TSO, sei bagnato fradicio, hai il battito cardiaco a 250 e hai dimenticato tutto quello che avevi imparato grazie ad Aranzulla.
Nonostante tutto, riesci a cliccare su “Video in diretta”. 3, 2, 1 e il tuo faccione appare in video. Controlli se sei nella tua pagina e quando vedi finalmente il numeretto vicino all’occhio che inizia a crescere, inizi a rilassarti. Non saprai mai quanti veramente sono collegati ma già il fatto che ci sia scritto un numero ti salva dall’infarto in atto.
Ti calmi, riprendi a deglutire e vorresti urlare di gioia perché finalmente ce l’hai fatta. Sei in diretta su Facebook!
Ma sul più bello, quando pensi davvero di esserci riuscito, succede l’irreparabile, fai un imperdonabile errore: butti un occhio sui commenti .
«Ti vediamo a scatti», stanno scrivendo i tuoi amici. Come a scatti? Pago 70 euro al mese per la super fibra ultraveloce, ho segregato la mia famiglia nello sgabuzzino per non farli collegare al Wi-Fi e voi mi vedete a scatti?
Solo una mente malata può pensare che nel bel mezzo di una diretta, tu abbia la lucidità di seguire una chat. I commenti, inoltre, non solo disturbano te che stai facendo la diretta ma distraggono soprattutto quelli che si sono collegati per seguirla. C’è sempre l’egocentrico-spiritoso-logorroico di turno che, mentre tu cerchi di concentrarti su cosa devi dire, divaga su tutt’altro argomento, riempiendo la chat di faccine con tutte le espressioni possibili che ti fanno venire voglia di prenderlo a schiaffi, lì davanti a tutti.
Grazie a quel tuo simpatico amico – che alla fine della diretta cancellerai dalla tua vita -, ricominci a sudare come se stessi in una sauna, ti senti venir meno, vorresti una flebo di valium endovena ma non puoi mollare proprio adesso. Tiri un grosso respiro, recuperi le ultime forze e, dopo aver ignorato i commenti, ti accorgi che non hai un cazzo da dire.
Ti ritornano alla mente tutte le volte in cui ti sei sentito inadeguato come adesso: il primo giorno di scuola, la prima volta che hai fatto sesso, il primo colloquio di lavoro. Tutte quelle maledette volte in cui hai pensato “ma a me, chi me l’ha fatto fare?”.
Vorresti avere la faccia tosta di Ibrahimovic che a Sanremo pronuncia il più banale dei discorsi motivazionali e viene osannato come Ghandi. Oppure la tracotanza di Alessandro Di Battista che ha girato il Sud America postando tutti i giorni un video diverso, manco fosse il nuovo Che Guevara alle prese con la versione social de I diari della motocicletta.
Chiudi gli occhi e ripensi a tutte quelle volte che hai visto tuo figlio inebetirsi di fronte ai video di Youtuber famosi e ti senti ancora più un coglione perché non riesci nemmeno a dire “ciao”.
Le immagini della coppia Fedez-Ferragni si alternano a intervalli regolari nel tuo cervello come se fossero sparati da una luce stroboscopica da discoteca.
Sei nel panico totale ma all’improvviso ti ricordi la strategia degli opossum.
Così ti blocchi e resti immobile senza muovere un dito.
«Si è bloccato», scrive qualcuno.
«Sarà caduta la connessione», aggiunge qualcun altro.
Le chat su WhatsApp impazziscono all’unisono ma tu resisti al desiderio di rispondere. Trattieni il fiato e non sbatti nemmeno le palpebre. Resti pietrificato, mummificato, fossilizzato come Casalino a due metri dal ex premier Conte, fino a quando il numero dei partecipanti arriva a zero e puoi ricominciare finalmente a respirare.
La tecnica usata dagli opossum ha funzionato: quando ti senti minacciato dal nemico meglio fingersi morto.
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