CattiviConsigli . IRA
Tamponi fai da te
In 21 Gennaio 2022 da Gianluca PapadiaIo non ricordo la data precisa ma, da prima di Natale, non so perché – è scattata la psicosi da tampone.
Ogni famiglia avrà speso una fortuna in tamponi considerando pure che, tra falsi positivi e falsi negativi, un tampone lo devi ripetere almeno un paio di volte.
Antigenico o molecolare, abbiamo passato le festività natalizie fuori alle farmacie.
I più temerari, hanno avuto addirittura il coraggio di affrontare le lunghissime code fuori ai Drive-In organizzati dalle ASL. Roba che non si era vista nemmeno a Ferragosto sulla Salerno-Reggio Calabria.
In una famiglia di quattro persone, con la velocità di contagio dovuto alla variante Omicron, praticamente devi fare almeno un tampone al giorno.
«Da oggi non faremo più tamponi» affermo trionfante con il mio nuovo pacco Amazon sotto al braccio.
«All’improvviso sei diventato negazionista?» mi chiede mia moglie che non riesce a togliere gli occhi dal pacco che ho sotto l’ascella. Secondo lei compro troppe cazzate sul web e non vede l’ora di sapere qual è l’ennesimo oggetto inutile che mi hanno appena consegnato.
Appoggio il pacco sul tavolo e, grazie al mio super coltellino svizzero multiuso appena acquistato su AliExpress, lo libero dall’imballaggio in un centesimo di secondo.
«Adesso ti sei messo a comprare pure i farmaci su Amazon?» mi chiede mia moglie quando le mostro il contenuto del pacco.
«È un kit per il test salivare rapido» dichiaro soddisfatto. «Abbiamo finito di far arricchire il caro dottor Speranzella titolare della omonima farmacia che sta qui sotto. Sai quanto l’ho pagato?» e senza aspettare la risposta aggiungo: «Quindici euro e ne sono 5. Tre euro a tampone, hai capito? Da oggi il tampone ci costerà…»
«Diciotto euro» si intromette mia moglie. «Tre euro ‘o kit…»
«Non essere volgare, ci sono i bambini» la fermo subito io.
«E quindici euro al carissimo dottor Speranzella» continua lei. «Perché dopo che questa schifezza che hai comprato su internet, darà dei risultati a testa di…» «I bambini…». «Saremo costretti a ripetere il test nella omonima farmacia che sta qui sotto» afferma mia moglie ed esce dalla cucina
Io – come al solito – faccio finta di non averla sentita. Ho poggiato il mio smartphone sul supporto con lente di ingrandimento acquistato su ventis.es e mi sto godendo il video tutorial su YouTube del kit appena acquistato. Le istruzioni purtroppo sono in tutte le lingue conosciute, tranne l’italiano.
«Sembra un gioco da ragazzi» urlo vittorioso dopo aver visionato il video una decina di volte. «Non ci riuscirai, ti conosco troppo bene» esclama mia moglie quando entro in salotto alla ricerca di un volontario.
«Chi vuole fare un gioco?» grido nel walkie talkie comprato su IBS.it che ho preso dal tavolino che sta davanti al divano.
Ho sentito la mia voce metallica provenire dalle stanze dei miei figli ma nessuno di loro si degna di rispondermi.
«Vuoi provarci tu?» chiedo alla mia dolce metà. «Sei pazzo? Io adesso devo uscire e non ho tempo da perdere» mi liquida, in fretta e furia, lei.
Mi dirigo speranzoso versa la stanza di mia figlia.
La mia secondogenita non delude le mie aspettative, con la promessa di farle spendere venti euro su SHEIN mi segue in bagno senza protestare.
La prima operazione da fare – quella più semplice – risulta però più complicata del previsto. La mia adorata bambina non riesce a sputare nella provetta raccogli saliva e, dopo l’ennesimo attacco di vomito, sono costretto ad abbandonare il primo tentativo di test.
Per non dire nulla alla madre, il sangue del mio sangue, mi chiede un bonus di dieci uro. Spenderà su SHEIN la bellezza di trenta euro (il costo di due tamponi da Speranzella).
Non mi resta che tentare un approccio con l’adolescente di casa con il quale non scambio una parola da più di tre anni.
«Come va lo studio?» chiedo al mio primo figlio. «Tipo?» mi risponde lui senza nemmeno togliersi le cuffie, poi, vedendo che sono ancora in piedi sotto la porta, stronca definitivamente i miei propositi: «La prof di chimica dice che quei test “fai da te” non servono a un cazzo».
Richiudo la porta della sua stanza mentre lui ha ancora gli occhi puntati sul mio kit salivare che avevo intenzione di fargli provare.
«Hai trovato una cavia?» mi chiede mia moglie quando attraverso il salotto.
Faccio di nuovo finta di non averla sentita e me ne torno in cucina con la coda tra le gambe.
Farò il test da solo, penso mentre mi raschio la gola per produrre la quantità di saliva sufficiente al test: sulla provetta c’è una tacca che indica il livello minimo da raggiungere.
Dopo aver sputato nella provetta, aggiungo il contenuto della bustina che, dalle scritte in cinese, desumo sia la soluzione di estrazione.
Nonostante le istruzioni siano in inglese, capisco che devo stringere con le dita quindici volte la provetta per permettere alla soluzione di mescolarsi bene con la saliva.
Dopo aver mischiato per bene, metto il tappo – a forma di contagocce – sulla provetta.
Con le mie forbicine da pronto soccorso alpino comprate su mountain-survivor.com apro la busta sigillata che contiene la striscia di reazione e la poggio sul tavolo.
Dovrei far cadere due gocce dalla provetta nel foro posto sulla parte bassa della striscia di plastica ma non ci riesco: la mia saliva a contatto con la soluzione cinese è diventata solida.
Come sempre accade in questi momenti, mia moglie si materializza dal nulla. Deve aver annusato la mia difficoltà come un lupo affamato sente l’odore della pecorella smarrita.
«Hai finito di giocare al piccolo biologo?» mi domanda ironica proprio mentre, con uno sforzo incredibile, sono riuscito a far cadere quella specie di ghiaccio tritato dalla provetta al foro di ingresso del campione salivare.
«Ho appena completato il test. Tra quindici minuti avrò il risultato» rispondo fiero.
«E questo a cosa ti è servito?»
«Questo è la cosa di estrazione. Come si chiama? La soluzione!»
«Il gel essicante?»
«Essicante?»
«C’è pure scritto. Silica» dice mia moglie sillabando l’ultima parola.
«Conosci il cinese?»
«È latino, cretino».
«Papi, prima in bagno ti è caduto questo» dice mia figlia poggiando un flaconcino di liquido azzurro sul tavolo.
«Hai mischiato la tua saliva con il gel di silice?» mi chiede mia moglie non riuscendo a trattenere le risate.
«Che ha fatto?» domanda mia figlia e si lascia contagiare dall’attacco di ridarella della madre.
Mia moglie prende la provetta dalle mie mani e si piega in due dalle risate. «Questo serve a preservare il contenuto della scatola dall’umidità» dice a mia figlia come se fosse in preda a delle convulsioni.
Ecco perché le gocce non uscivano dalla provetta, penso, mentre le due donne di casa iniziano a piangere dalle risate.
Ogni volta che stanno per riprendere fiato, mia moglie mostra la provetta con quella specie di sale dentro e le due ricominciano a ridere senza sosta.
«Non mi ero accorto di aver perso qualcosa in bagno» dico per giustificarmi provocando un altro attacco di ridarella.
«Basta, ti prego, non fiatare, altrimenti me la faccio sotto» riesce a farfugliare mia moglie e fila in bagno.
Mia figlia corre ad informare il fratello. Solo in questi casi dimostrano il loro affiatamento, di solito si ignorano. Mia moglie si unisce a loro con la provetta e le loro risate aumentano d’intensità.
Dopo quindici minuti, li sento ancora ridere a crepapelle.
Sul dispositivo di reazione, ovviamente, non è comparsa nessuna lineetta: il test è miseramente fallito.
Butto tutto il contenuto della scatola nel bidone della spazzatura.
La prof. di mio figlio aveva ragione: nessuno può improvvisarsi biologo.
Esco sul balcone per cercare di calmarmi ma il brusio che arriva dalla strada ha l’effetto contrario, anche stasera, sono tutti in fila fuori la Farmacia Speranzella.
Stiamo progettando una rivista letteraria per aiutare le nuove voci a emergere. Abbiamo sempre la stessa vision: diffondere cultura e talento.
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Bravo Gianluca
Esattoooo