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Emila Medková
In 19 Novembre 2021 da Debora Borgognoni«Pensiamo che l’irrazionalità concreta e il concreto irrazionale siano i prerequisiti per la moderna poesia autentica e per un moderno sentimento della vita. […] Questa realtà è uno spazio all’interno del quale si riflette tutto il caos sistematizzato del mondo; non è possibile contrattare con quella realtà. Qualsiasi poesia che contratti con quella realtà, sia in nome dell’umanità che della bellezza, non è poesia nella sua piena autenticità». (Second Enquiry on Surrealism’, 1953)
Sono gli anni Cinquanta, siamo in Cecoslovacchia, il surrealismo cresce di anno in anno, di esponente in esponente, qui, mentre nell’Europa occidentale si passa ad altro. La denuncia sociale è tutta negli oggetti, nel quotidiano, negli spazi fisici, nelle cose che spariscono e si ritrasformano seguendo l’onda mentale del fermento cittadino, in una Praga bella da vedere per i turisti e difficile da vivere per i suoi indigeni.
E lei, donna appassionata, arrabbiata, artista, fotografa, saggia, politica, cittadina, passa accanto a strade, pareti, crepe, corpi di ogni forma e origine con il suo formato 6×6, e racconta una storia. Una qualsiasi, da leggere con calma, la fretta non c’è mai stata in Cecoslovacchia, le strade sono sentieri di magia che sparisce non appena giri l’angolo. E ciò che rimane è lì da sempre, scavato nei ricordi.
Emila Medková è nata il 19 novembre 1928 a Ústí nad Orlicí, in Cecoslovacchia. È stata una dei maggiori esponenti della fotografia surrealista ceca.
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