
IRA . Racconti da Kepler
Giancarlo Siani
In 23 Settembre 2016 da Il ViaggiatoreSe c’è una cosa che infastidisce un giornalista d’inchieste “scomode” è che lo si etichetti con l’aggettivo coraggioso oppure lo si definisca eroe. Spesso ti rispondono che compiono il loro dovere, quello di raccontare la verità e hanno ragione. Questo va oltre alla deontologia, all’etica e risponde a una missione, a un desiderio: scrivere di ciò che ci circonda, soprattutto se questo è sconveniente, perché la verità viene prima di tutto. In fondo il mestieraccio è passione e sacrificio. Questo perché dal proprio punto di osservazione, dalla propria professione si cerca di rendere migliore non dico il mondo, magari la via in cui è nato. È il 23 settembre 1985 e sono le 8:00 di sera qui a Napoli, nei pressi di Piazza Leonardo e fa ancora caldo, oggi si sono sfiorati i 31°: tra meno di un’ora arriverà Giancarlo Siani sulla sua Citroën Mehari verde e arriveranno i suoi killer per sparargli dieci colpi con due beretta 7,65. Giancarlo è un giovane cronista precario del Mattino dai grandi occhiali tondi, un sorriso contagioso e la passione per la pallavolo; quattro giorni fa ha festeggiato i suoi 26 anni e racconta la camorra e quanto questa avveleni la sua terra facendo affari anche con la politica. Il terremoto di cinque anni fa è un gran bel boccone, soprattutto per il malaffare, ma lo è pure il traffico di droga con le sacche di povertà e disoccupazione che forniscono manodopera in particolare dai territori come Torre Annunziata, dove il boss è Valentino Gionta appena arrestato. Siani ha la vocazione per il sociale e l’emarginazione e lì da raccontare c’è anche troppo. Proprio ieri ha scritto quello che sarà il suo ultimo pezzo: Nonna manda il nipote a vendere l’eroina.
Io sono un viaggiatore dello spazio e nel tempo, ho raccontato la vostra storia, spesso gli episodi meno nobili, altre volte quelli più ludici e di costume. Un osservatore che si insinua nelle pagine della storia non potendola cambiare. Provo quasi imbarazzo a essermi catapultato qui e un profondo rispetto. Cammino con ai piedi scarpine da passeggio blu, jeans azzurri e una camiciola bianca con disegni, come quelle che indossa Magnun P.I., un eroe televisivo. Vado avanti e indietro mentre sfreccia un’auto con i finestrini abbassati dalla quale esce a tutto volume We are the World, la canzone simbolo di quell’anno.
A Giancarlo piace sicuramente Vasco Rossi, questo è l’anno di Cosa succede in città, ma il concerto al quale dovrebbe assistere con gli amici non lo vedrà, non avrà scampo, come non ne hanno avuto prima di lui quelli che con carta, penna e magari registratore si sono addentrati in via pericolose a parlare con contatti fidati o si spera tali. E subito dopo di corsa in redazione alla macchina da scrivere per schiacciare un tasto dopo l’altro, mentre il nastro scorre, per raccontare il marcio che non vorresti ci fosse ma senti il dovere di raccontare.
La sentenza di condanna è stata emessa dai clan ad agosto e questa è la sera dell’esecuzione. Vi sono dubbi sulla sua morte, sempre è così, persino sull’arma, anomala nel calibro come dirà il pentito Ferdinando Cataldo, il primo killer che sarebbe stato incaricato di ucciderlo e non lo ha fatto. La decisione di eliminarlo forse è stata contrastata. Si dice che il tutto abbia avuto origine dall’articolo del 10 giugno scorso con un titolo forte e preciso nella ricostruzione: Camorra: gli equilibri del dopo-Gionta. In quelle colonne scrive che il latitante Valentino Gionta è stato catturato grazie al clan dei Nuvoletta (al quale era affiliato) che in questo modo poteva siglare la pace con il clan emergente dei Bardellino. I Nuvoletta in questo modo passavano da infami, un’onta nei confronti degli altri boss napoletani. Con queste parole Siani aveva firmato la sua condanna a morte.
Non vi ho raccontato quello che sarà ma quello che ho provato e provo in questi fragenti: un cronista, magari un po’ cazzone, che ricorda un cronista vero.
Sono quasi le 8.50 e ho sempre caldo, l’asfalto restituisce tutto quello che ha accumulato nel giorno. Sento un odore di spazzatura macerata dal sole, un gatto attraversa velocemente la strada. Sento i dieci spari solo in lontananza. Ciao, Giancarlo.
Navigazione
Consigli
Articoli recenti
- I funghi alla bordelese di Melanie per Maigret e il suo ospite 4 Ottobre 2023
- Maigret visto oggi con qualche ricordo di ieri 1 Ottobre 2023
- Bangers and mash insieme al Capitano facente funzione 27 Settembre 2023
- Dammi la vita. L’intervista a Letizia Vicidomini 24 Settembre 2023
- Il risotto con le costine brasate alla Cola non ancora perfette 20 Settembre 2023
Lascia un commento