IRA . Racconti da Kepler
Dear Boss, mi chiamo Jack The Ripper
In 25 Settembre 2015 da Il Viaggiatore25 Set. 1888
Caro Direttore,
sento spesso dire che la polizia mi ha catturato, ma non mi fermeranno ancora. […] Amo il mio lavoro e voglio ricominciare di nuovo. Presto sentirete ancora parlare di me e dei miei divertenti giochetti. Ho conservato un po’ della sostanza rossa dall’ultimo lavoro in una bottiglia di birra per scrivere, ma è diventata dura come colla e non posso usarla. L’inchiostro rosso va bene lo stesso spero ah. ah. Al prossimo lavoro strapperò le orecchie della signora e le manderò alla polizia, giusto per scherzo, già. […]
25 settembre 1988. La Dear Boss letter torna a Scotland Yard dopo un secolo esatto, dopo un viaggio sconosciuto fra mani sconosciute.
Ma chi è questo serial killer che si diverte a scrivere una lettera in inchiostro rosso e a costellarla di errori grammaticali tanto quanto di indizi credendo nello stesso acume del giornalista che sta per riceverla? E chi è quel giornalista che per primo legge di Grembiule di Cuoio e di prostitute squartate? Possiamo rispondere freddamente che il primo è Jack Lo Squartatore e il secondo il giornalista X della Central News Agency di Londra, forse di nome Thomas John Bulling.
Quello stesso giornalista che il giorno 1 settembre 1888 non ha scritto:
“Londra, East End, ore quattro e un quarto di questa mattina, 31 Agosto 1888. Un omicidio. La vittima: una donna. Mary Ann Nichols, quarantadue anni, un metro e cinquantacinque, separata da William Nichols e madre di cinque figli. Una donna del peccato stando a quanto si vocifera, che viveva in un dormitorio di Thrawl Street, tra Commercial Street e Brick Lane, e divideva il letto con un’amica, Nelly Holland, l’ultima ad averla vista in vita alle ore due e trenta in Whitechapel Road. Mary Ann Nichols era ubriaca e sola, indossava tutti gli abiti che possedeva: un cappotto da uomo, un abito marrone, due corpetti, due sottovesti di lana, biancheria e calze di lana, stivaletti da uomo e un cappellino di paglia. A Buck’s Road, circa un chilometro a est di Whitechapel Road, Charles Cross, un carrettiere, ha intravisto una figura stesa sul marciapiede, accucciata vicino al cancello di una scuderia. Era Mary Ann Nichols, sgozzata. Il primo agente ad accorrere è stato G. Mizen della divisione 55H, seguito dall’agente John Neil, che ha avvertito i poliziotti di ronda. Il dottor Rees Ralph Lewellyn è stato immediatamente chiamato a esaminare il corpo, stabilendo quanto segue: la donna era morta da meno di mezz’ora, per via dei polsi ancora caldi. Oltre a un taglio alla gola, profondo fin quasi alla decapitazione, la donna presentava incisioni profonde nella zona addominale, dove si scorgevano gli intestini e numerosi tagli inferti “di punta” sulla zona genitale. Mary Ann Nichols è la seconda prostituta in un mese a essere stata uccisa a coltellate. La prima a essere stata sgozzata e tagliuzzata. Potremmo dire squartata.”
Retro della Dear Boss letter
25 settembre 2015. Con l’aiuto della scrittrice giallista Patricia Cornwell e la ricostruzione maniacale di Debora Borgognoni sono qui a redigere l’articolo che quella notte sarebbe potuto apparire sul Times o sul meno noto (ma molto più preciso) Weekly Dispatch, o sul New York Herald, edizione londinese. E di lì a poco, l’8 settembre, sarebbe toccato a Annie Chapman, 46 anni. I fatti sono semplice cronaca nera di un quartiere malfamato di Londra.
Un quartiere che grida alla noncuranza, che non ha nemmeno un obitorio, che pullula di case lavoro – le quali sono più prigioni per lavori forzati e nidi di parassiti – e prostitute disperate. Un quartiere dove gli omicidi sono all’ordine del giorno e una donna sgozzata non è certo una novità. Quell’assassino non ha ancora un nome, e in fondo non l’avrà mai.
Centoventisette anni fa decide di chiamarsi Jack Lo Squartatore. Sarà il serial killer più famoso e più astuto della storia, molto più delle sue vittime: Mary Ann Nichols, Annie Chapman, Elizabeth Stride, Catherine Eddows, Mary Jane Kelly, e tutte quelle presunte. Jack Lo Squartatore, Jack The Ripper, lancia una sfida aperta a Scotland Yard. Il suo gioco è una macabra e raccapricciante caccia al tesoro. Scrive un’enorme quantità di lettere avvalendosi di cinque differenti calligrafie lasciando indizi schiaccianti che spesso non vengono nemmeno presi in considerazione. Jack Lo Squartatore gioca con la polizia senza essere capito. Si diverte da solo diventando leggenda.
Nelle fredde notti del 31 agosto, dell’8 settembre e di quelle a venire del 1888, mentre a Londra va in scena il Dottor Jekyll e Mr Hyde al Lyceum facendo ancora il tutto esaurito, e mentre una sua parodia, Hide and Seekyll (da hide and seek, nascondino), esordisce al Royalty Theatre, un uomo astuto, beffeggiante e terribilmente crudele vuole le luci su di lui rimanendo in ombra. Un Dottor Jekyll che si trasforma in Mr Hyde nelle sporche strade dell’East End gioca a hide and seek. E considerando che solo nel 2002 qualcuno si prende il merito di aver chiuso il caso (Cfr. Patricia Cornwell, Ritratto di un assassino – Jack Lo Squartatore: caso chiuso, Mondadori, 2002) individuando nel famoso pittore Walter Sickert il killer Jack Lo Squartatore e spendendo la bellezza di sei milioni di dollari in ricerche, dobbiamo ammettere che in questa storia il Male ha vinto senza il minimo barlume di speranza al tanto agognato happy end.
[…] Non diffondete questa lettera finché non avrò fatto un altro po’ di lavoro, poi pubblicatela. Sinceramente vostro. Jack lo Squartatore. Non vi dispiacerà che mi dia un nome d’arte.
P.S. Non sono stato abbastanza bravo da spedire questa prima di sporcarmi tutte le mani di inchiostro rosso, maledizione. Non sono fortunato. Adesso dicono che sono un dottore. ah. ah.
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