IRA . Lettere dall'Ira
Les femmes de M. Landru
In 25 Febbraio 2022 da Chiara MenardoPiccole perle attorcigliate attorno al collo largo, segnato dal tempo. I capelli striati di bianco, raccolti. Gli occhi segnati, un po’ gonfi. Forse un giorno era stata bella. Ma, ai tempi del fatto, non più.
Il ventre ormai flaccido e i fianchi allargati, quel poco di rendita e il letto intatto da un lato, ogni notte e giorno che Dio manda in terra. Il prete pieno di braci non scalda abbastanza le coltri. Non quanto il ricordo di un paio di spalle e una nuca, dei piedi intrecciati ai piedi, nel letto, la mattina.
Forse è stato questo a spingerla a scorrere le colonne dei piccoli annunci sul giornale ogni giorno, per mesi. Il tempo che passa, le guance che cedono, i piedi che non ne trovano altri a cui intrecciarsi la notte, sotto le coperte.
Fino a quel giorno: “Vedovo con due figli, 43 anni e con buona rendita e serio cerca vedova scopo matrimonio.”
Perché no, deve essersi detta. Perché mai dovrei rinunciare a due figli, un marito, a una casa diversa e una nuova avventura, deve aver pensato. Qualcuno con cui condividere le piccole chiacchiere, a cui preparare la colazione, due figli cui fare da madre, la rendita e i piedi intrecciati, la notte, sotto le coperte. Come le radici di due alberi ormai avanti negli anni che, al caldo, sotto la coltre di foglie e di terra, si toccano e scaldano.
Avrà risposto via lettera, fermo posta.
Deve aver aspettato il postino per giorni, stropicciando le mani ogni volta che sentiva lo scampanellio di una bicicletta lungo la strada.
Le pagine fitte di un quadernetto nero, zeppe di nomi con a fianco altri nomi, numeri e luoghi. Scorrere quei segni cauti, minuti, allineati e precisi come il viavai di formiche, passarci su il dito per cercare di decifrare cosa si nasconda sotto ogni parola innocente. All’apparenza, innocente.
La casa in periferia di un villaggio di periferia, tra prati e boschetti, una casa dimessa e scrostata e un giardino di erbacce smosse.
Oh, Commissaire, non è stato facile arrivare qui, lo sa lei come lo so io. Sono giorni di guerra e le vedove, le donne sole sono come i pollini di primavera: sono tante e si perdono, a volte. Partono, cercando altre strade. Alcune tornano indietro, altre no.
Come si fa a stare dietro a ogni cosa, Monsieur le Commissaire? Lo sappiamo, da uomini di mondo e di legge.
Finché arriva quel giorno in cui entri in una casa perduta tra i prati, alla periferia di un paese perduto alla periferia della Grande Ville, e cominci a cercare, M. le Commissaire.
Le voci girano, nei posti piccoli. Le lettere arrivano nell’ufficio di M. le Maire e comincia la giostra.
E quando il postino finalmente si è fermato davanti alla sua porta e ha bussato, cos’avrà pensato? Sarà rimasta un istante a osservare la busta con mani tremanti, si sarà seduta al tavolo della cucina tenendosi il petto? Avrà strappato i bordi con impazienza o avrà aperto la busta con la punta di un coltello, attenta a non sciupare nulla, nemmeno l’involucro della sua vita nuova, la promessa scritta su carta in caratteri fitti e sottili come le formiche che vengono e vanno dal formicaio?
Chissà se il sole filtrava dalle tende gonfie di brezza o se, quel giorno, pioveva. Si sarà rassettata i capelli prima di inforcare gli occhiali per leggere? Portava gli occhiali? O, forse, avrà aspettato la sera, il silenzio e la calma della lampada a gas, sbrigando le faccende di ogni giorno con la mente appoggiata sul tavolino, accanto alla busta.
Non tutte le domande hanno la loro risposta.
A chi l’avrà detto per prima? Avrà avuto cugine, sorelle o amiche a cui confidare che sì, finalmente il percorso aveva trovato una strada in discesa, dopo tutti quegli anni, e i dolori, e il letto intatto da un lato, ogni notte e mattina. Cosa le avranno detto?
Qualcuno, di certo, l’avrà sconsigliata: alla tua età – le avrà detto -, hai una vita tranquilla, una casa, una piccola rendita. A cosa ti serve uno sconosciuto più giovane e con dei figli, per giunta?
Avrà di certo liquidato ogni dubbio sventagliando una mano, con uno sbuffo e un allez a mezza voce.
Cosa avrà scritto nella sua prima risposta? Avrà iniziato con Messieur o con un Cher? Sarà arrossita, tenendo in mano la penna, stupendo se stessa per lo sfacciato coraggio che, forse, nemmeno sapeva di avere? Si sarà vergognata di osare e sperare ancora, alla sua età?
Ordine di M. le Commissaire: perquisire la casa e il giardino.
Le perquisizioni sono sempre un affare brutto, sporco e affollato. Giriamo l’uno sui piedi dell’altro, disfacendo cassetti e rivoltando credenze. Dieci occhi sono meglio di due. Venti, meglio di dieci.
Chi entra nella camera da letto e commenta lo stato di calzini, mutande e camicie; chi trova una bottiglia di vino in cantina, la stappa e si siede riempiendo il bicchiere; chi perlustra ogni centimetro del muro cercando nascondigli invisibili; chi prende una vanga dal capanno cascante e comincia a rivoltare la terra.
Chi, a un certo punto, si mette a gridare. Ici, strilla. Ici, venez! Ed è tutto un rumore di scarponi che giungono da ogni angolo, un boato ritmato di passi, spalle che si urtano e spingono nelle cornici delle porte per arrivare per primi a vedere la grande scoperta, la prova regina, cosa sia uscito dal cappello del mago. Un mago minuto, dal naso diritto come la prua di una nave, la barba possente e gli occhi vicini, brillanti.
Cosa ci avranno visto le donne in quell’uomo dalla vocina squillante e il mento sfuggente?
Un giorno, è salita su un treno. Quanto ci avrà messo a scegliere l’abito, i guanti, il cappello? Quante volte si sarà guardata allo specchio, osservando la pelle ormai spenta, solcata di rughe, i fianchi larghi e il seno pesante? Si sarà sentita di nuovo bella, pensando che, in fondo, il tempo non è stato così maligno con lei? Avrà avuto paura del momento in cui, scesa dal treno, si sarebbero riconosciuti in mezzo alla gente in stazione? O, e quanto lo spero per lei, sarà stata felice di poter essere felice ancora una volta?
Cosa si saranno detti, dopo tutte le lettere e i mesi, la prima volta che si sono incontrati? Le avrà portato un mazzo di fiori? E la prima cena, cosa avranno mangiato? La prima notte insieme, nella villetta di periferia perduta alla periferia del villaggio in periferia della grande città, avranno fatto l’amore?
E lei ci avrà creduto davvero, che un nuovo domani fosse possibile.
Sono piccoli e grigi. Porosi. Frammenti sepolti in mezzo a mucchi di cenere, sotto qualche centimetro di terra. Alcuni, brillano più di altri. Li ho trovati, M. le Commissaire, sono stato io. in mezzo a venti occhi, venti gambe e dieci commilitoni, sono stato io a trovarli, lo sa? Sembravano piccoli sassi di fiume, non avevano peso, appoggiati com’erano sul palmo della mia mano.
Quando ho esclamato Mon Dieu! venti occhi si sono voltati a guardare, dieci voci hanno taciuto in un unico istante.
Come avrà fatto? L’avrà strangolata con una corda, soffocata con un cuscino mentre dormiva? Oppure un colpo ben assestato alla testa? Si sarà accorta dell’aria che non entrava più dalle labbra e dal naso? Avrà avuto paura? Avrà provato dolore, un dolore inspiegabile e inspiegato, aumentato dieci, cento, mille volte dal tradimento della speranza di una strada finalmente in discesa? Avrà gridato o non ne avrà avuto il tempo?
Almeno, non ha sentito nulla quando il coltello l’ha fatta a pezzi. Almeno quello.
Venti respiri pesanti che espirano e inspirano insieme, raccolti in contemplazione intorno al mio palmo disteso come il cuscino che regge le fedi nuziali. Due denti, M. le Commissaire. Due molari.
Chissà. Forse, sono i suoi.
Note: Per venire incontro alle necessità familiari, Henri Landru a partire dal 1915 si fece passare per un agiato vedovo e fece pubblicare un annuncio sul giornale per riuscire a trovare donne sole e ricche da sedurre. Simulando una finta agiatezza economica, faceva loro intravedere un probabile matrimonio e le invitava a soggiornare brevemente in una villa isolata da lui affittata a Gambais (Seine-et-Oise, l’attuale dipartimento di Yvelines).
Grazie alla sua eloquenza, riusciva a far firmare alle sue vittime una procura che gli permetteva di far man bassa dei loro conti bancari e poi le strangolava e ne faceva sparire i corpi facendoli a pezzi e bruciandoli nel forno situato nella cucina della villa. Benché fosse alquanto isolata, la casa era comunque relativamente vicina ad alcune abitazioni, i cui residenti non potevano fare a meno di notare il frequente odore pestilenziale emanato dal fumo che usciva dal camino in periodi in cui il riscaldamento non era necessario.
Insospettiti, avvisarono così più volte la polizia, invitandola a perquisire la villa, ma ad ogni modo Landru riuscì a restare a lungo nell’ombra, grazie alla cautela utilizzata nel compiere i suoi efferati crimini. Egli, infatti, una volta che il cadavere si era incenerito e il fuoco spento, puliva accuratamente il forno dalla cenere che poi spargeva nei campi vicini, eliminando così tutte le tracce e le possibili prove che avrebbero potuto incriminarlo.
Fu arrestato il 12 aprile 1919 con l’accusa di truffa e appropriazione indebita, in seguito alle denunce sporte da alcuni parenti delle vittime dopo la loro scomparsa. Ben presto, dall’analisi di vari indizi concordanti, l’accusa si trasformò in quella dell’omicidio di dieci donne e di un ragazzino che accompagnava una delle vittime.
Henry Désiré Landru venne ghigliottinato a Versailles il 25 febbraio 1922.
(fonte: Wikipedia)
L’immagine di copertina è opera del nostro illustratore Tommaso Donati
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