IRA . Racconti da Kepler
Processo al cittadino Luigi Capeto
In 11 Dicembre 2015 da Il ViaggiatoreLe Citoyen Capet sta per entrare nella Convenzione Nazionale: questo segno sul mio taccuino sotto la data di oggi, 11 dicembre 1792 e l’ora, le 13.00.
Il freddo che c’è fuori di qui contrasta con il caldo di quest’aula che sembra ribollire.
Inizia oggi il processo a Luigi VXI di Borbone re di Francia e di Navarra. Prelevato dalla Torre del Tempio, costruita dai Templari nel 1240, è dal 1314 una prigione. Si trova nel terzo arrondissement di Parigi. Dai documenti che ho trovato, oggi non esiste più, perché è stata fatta abbattere da Napoleone nel 1808.
L’atto di oggi è sotto la lente delle altre case regnanti europee, perché se la Rivoluzione è un evento che costituisce un momento di passaggio culturale, sociale, giuridico e politico come pochi altri, il processo a un Re diventa qualcosa di eclatante. Da quel che ho letto e sentito non c’è unanimità, anzi gli stati d’animo ma soprattutto le opinioni hanno diverse sfumature. I cambiamenti dopo la presa della Bastiglia sono evidenti e la nobiltà ha subito il colpo decisivo con l’avvento del ceto borghese.
Luigi XVI orgogliosamente vistosi spogliato dei poteri non ha abdicato cercando la fuga con la consorte Marie Antoinette, davvero poco amata dai sudditi, e i familiari nel giugno di due anni fa. Preso a Varènnes è stato rinchiuso nella Torre del Tempio, in un appartamento di 65 metri quadrati: un’onta per chi viveva a Versailles.
Il dibattito in questa aula dura da mesi e lo scontro tra girondini e giacobini è stato profondo. Le carte segrete trovate in un armadio Tuileries il mese scorso, dove si riscontrano aiuti agli esuli e sostenitori della monarchia e un accordo con la monarchia asburgica, quella di origine della consorte, sono state decisive per l’accusa.
Eccolo entrare mentre il brusio dell’aula è più che percepibile: sembra l’inizio di una resa dei conti più che simbolica. In effetti lo sarà. L’espressione lascia trasparire poco, questo monarca, dalla vita privata e affettiva discussa, con un ruolo di rilievo nella politica internazionale e sostenitore della Rivoluzione americana, forse conosce già il proprio destino. Appare un po’ smagrito e pallido, ha il colletto del vestito bruno spiegazzato e una barba lunga, probabilmente non è riuscito a radersi. Qualcuno, mi sembra sia tra lo stupito e lo scosso a un’immagine così.
Al cittadino Capeto è stato permesso di scegliersi i difensori: Jean-Baptiste Target e François Tronchet. Il primo si rifiuterà, il secondo, furbescamente accetta se non viene ricompensato. Si offre Guillaume de Malesherbes, ex ministro della Corona e la sua dichiarazione è sicuramente da uomo di onore e riconoscente: “Sono stato chiamato due volte dall’ex sovrano a far parte del Consiglio reale, in un’epoca in cui tale incarico era universalmente ambito. Gli devo riconoscenza e desidero assumermi un incarico che molti giudicano pericoloso”. Il Re accetta di essere difeso da Malesherbes.
Non accetterà invece l’offerta di Marie Olympe de Gouges. Della de Gouges ci sarebbero un sacco di cose da dire: femminista della prima ora si è battuta per l’abolizione della schiavitù, dell’eliminazione del matrimonio religioso e l’approvazione del divorzio. Peccato che il Re abbia detto di no. Chissà se le sorti del processo sarebbero cambiate.
Luigi è in piedi e ascolta: “La nazione francese vi accusa; l’Assemblea Nazionale ha decretato di sottoporvi a giudizio”; questo gli dice Bertrand Barère, il Presidente della Convenzione. Le accuse, finanziamento ai nemici della Francia e fuga riesce a confurtarli. In particolare il secondo lo spiega come il desiderio di non creare ulteriori spargimenti di sangue. Lo scatto d’orgoglio di chi è stato così potente è evidente. Questo però non gli basterà.
Il dibattito da qui in poi sarà acceso e a colpi di norme e abilità oratoria: tra quindici giorni un giovane avvocato Raymond De Sèze, designato da Malesherbes e Tronchet perorerà la causa dell’ex sovrano che, se oramai viene considerato un cittadino francese, non può essere giudicato come regnante.
Il 15 gennaio ci saranno tre votazioni su altrettanti quesiti con i quali si deciderà: la colpevolezza dell’ex re, che il popolo non avrebbe potuto decidere e che la condanna sarebbe stata la pena di morte.
Il 17 alle nove del mattino il presidente dell’Assemblea annuncia: “Dichiaro, a nome della Convenzione Nazionale, che la pena da essa pronunciata contro il re è la morte”.
Il tentativo della sospensione verrà rigettata, per Luigi Capeto non c’è più speranza. Tra gli ultimi desideri quello di vedere la moglie e la famiglia.
Luigi XVI verrà ghigliottinato il 21 gennaio 1793 nell’attuale Place de la Concorde. Le ultime parole, pronunciate alle 10.20 saranno: “Muoio innocente di tutti i crimini a me imputati. Perdono i responsabili della mia morte e prego Dio che il sangue versato non ricada sulla Francia”.
Marie Antoinette seguirà la stessa sorte il 16 ottobre dello stesso anno.
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