DiarioXY . LUSSURIA
Italia
In 1 Ottobre 2016 da Chiara MenardoFa caldo e la tela cerata sul tavolo profuma di sgrassatore da quattro soldi. Linda, pulita, brutta e da quattro soldi: come me.
Sono l’amante da poco, da nulla. Sono Italia, capelli ispidi e ossa spesse, sono quella che non potrà mai competere con le cene nelle ville sul mare, con i gioielli e i mondi perbene di quelli che, nella vita, ce l’hanno fatta.
Lui arriva e mi ama nel suo modo strano e selvaggio, mi ama e mi usa, mentre fisso la cornice della finestra pensando che lui, solo lui, in qualche modo misterioso e insondabile, è l’uomo. Il MIO. Il mio uomo.
Ma io sono Italia, troppo misera e piccola per qualsiasi cosa la vita mi possa regalare.
Non posso mica competere con la vita perfetta.
Non può mica amarmi davvero, lui, l’uomo perfetto dalla vita perfetta e la moglie perfetta. Non può, davvero.
Chi è abituato alle tovaglie del pizzo più fine non può amare sul serio la tela cerata. Non può scendere al livello della tela cerata.
Il problema è quando la tela cerata si innamora della tovaglia di pizzo, se ne innamora davvero. E capisce, nel suo essere misera e brutta, insignificante, che resterà sempre e solo la tela cerata bruttina e pulita, odorante di varechina da quattro soldi.
Lui non cambierà mai, non può scegliere me, il mio mondo squallido e spoglio di buste del discount, il mio sguardo selvaggio sul mondo, i miei capelli ispidi e le mie mani ruvide e vuote.
Eppure in qualche modo dice di amarmi. Torna. Forse, per qualche strano scherzo del destino, mi ama davvero. Ma mai, mai si abbasserà a scegliere me.
Perché dovrebbe?
Ha tutto quello che un uomo potrebbe desiderare: una bella casa, una bella moglie, un buon lavoro.
Che se ne fa, uno così, dell’amore?
Io, Italia, la piccola, stupida, sporca tela cerata puzzolente di varechina, non posso aspirare a nulla di più di quello che sono: niente.
Io, Italia, sono l’amante.
Non so nulla, ma amante mi sembra così simile ad amare che fa quasi male. Io lo amo, io sono l’amante. Quell’altra, che non so chi sia e perché sia, chi è? Chi è lei, per avermi rubato l’amore, per avermi sfilato, prima ancora che io lo sapessi, la felicità da queste mani che non hanno mai conosciuto una manicure? Ah, già, lei ha le firme e la casa e gli amici, dalla sua parte.
Cioè: lei stringe la sua vita e le sue palle tra le dita sottili e perfette.
Bionda, le labbra sottili e il reggiseno di seta.
Bionda, la bella famiglia e la carriera splendente.
Bionda, esigente e ufficiale, dalla parte della ragione, nonostante l’amore.
Ma lei, in fondo chi è lei, per negarmi la speranza?
Oh, l’amore: che grande, gigantesca bugia. Non vince ma nutre, impara a non sperare.
L’amore, per noi tele cerate povere, insignificanti e perdenti, è un bozzolo caldo di sogni. L’amore ci spinge ad andare avanti sapendo che non servirà a nulla, andare avanti.
L’amore è quella cosa che porta noi tele cerate, sfregate ancora e ancora da spugne intrise di varechina, a proteggere fino alla morte le tovaglie di pizzo sapendo che queste, mai e poi mai, muoveranno un dito per loro.
Chi sono io, per pensare di avere diritto a una speranza?
No, Italia, per quelle come te non esiste speranza. Non si rovinano le vite perfette, non si rovescia il caffè del discount sulle tovaglie di pizzo. Non si fa, semplicemente.
Tieniti dentro quel tuffo, quel sole, quel profumo e quella gioia profonda che ti invade a ogni suo bacio selvaggio, ogni volta che le sue mani e non solo si infilano dentro di te. Ricorda quegli sguardi carichi di dolcezza che ti sfiorano quando crede che tu non lo veda. Conserva il ricordo di quando ti ha portata con lui, al congresso, nell’illusione che non avreste mai avuto una fine, perché voi siete più giusti di tutto.
Poi, Italia, brutta e goffa, tovaglia di tela cerata consumata da mille e mille passaggi di spugna e candeggina dall’odore pungente, rimani al tuo posto. E continua, disperata e rassegnata, ad amarlo.
Il libro…
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Titolo: Non ti muovere
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Autore: Margaret Mazzantini
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Prima edizione: Mondadori, 2001, pp. 295, ISBN 88-04-48947-2
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