Le opinioni superbe . SUPERBIA
Jane e Joan – e tutte quelle in carta
In 16 Dicembre 2015 da Debora BorgognoniMi chiamo Joan Aiken… Scusate: aspettavo sorrisi un tantino maliziosi, quel vociferare che non fa rumore ma che a volte disturba… Ma devo ammettere che foooorse in Italia non sono così conosciuta. Va bene, ricomincio. Il mio nome è Joan Aiken, figlia di Conrad Aiken (lui lo conoscete, vero?), appartenente a una famiglia di scrittori. E scrivere è-era la mia vita. Creare storie e percorrere il filo intricato di quelle emozioni è sempre stato il mio destino. Ma non perché figlia di un poeta pluripremiato, no. Perché a un certo punto ho conosciuto lei. Chi? Be’, adesso mi preparo, perché voglio davvero sorrisini e vociferare. Lei: Jane Austen.
Joan Aiken: Non riesco ad alzare il capo per l’emozione. Tutti pensano che siamo intime, eppure nessuno sa che questa è davvero la prima volta che lei non mi è sfuggita. L’ho rincorsa molte volte, Jane, e ci siamo incontrate qui, dentro un romanzo. Sento l’odore delle pagine consumate dalla foga di riempirle e poi di leggerle. Sento tutta l’enfasi di quei momenti. Noi stiamo per scrivere insieme.
Jane Austen: Mrs Aiken, voi siete mia intima amica! Avete continuato, concluso, tagliato e ricucito ben sei dei miei romanzi!
Joan Aiken: Il suo tono è leggermente sarcastico, Jane, e in effetti, sì, la conosco abbastanza per capirne il motivo.
Jane Austen: Witty. Direi witty, Mrs Aiken. Il sarcasmo spesso ha fatto parte dei vostri personaggi. Io credo che i miei siano quel tantino celatamente ironici. Ma non litighiamo proprio qui. Dobbiamo creare ora e nel farlo, dobbiamo venirci incontro entrambe; non sarà facile, nonostante la reciproca conoscenza, perché in fondo abbiamo centocinquanta anni di differenza! Cara Joan, io ho visto nascere il XIX secolo, le imprese napoleoniche, le rivoluzioni. Voi invece il terzo millennio: automobili, navicelle spaziali, computer. Internet! Joan, credo che siate davvero fortunata, mia cara.
Joan Aiken: Oh, no, Jane, non direi. Farei cambio con lei all’istante. L’uomo è cambiato, mi creda, e solo in peggio.
Jane Austen: Intendete con “uomo” l’animale razionale di genere maschile? In questo caso non direi che quello ottocentesco fosse tanto meglio.
Joan Aiken: Intendevo l’umanità. Ah, certo, ancora il tuo senso witty! Passiamo al “tu”, vero?
Jane Austen: Contro ogni mio antiquatissimo principio, passiamo al “tu”. Ma solo per scrivere questo meraviglioso romanzo insieme. E, guarda un po’, credo di averne individuato in questo istante tutta la trama. Mettiamoci all’opera, Joan, io descriverò il Terzo Millennio e tu il XIX secolo.
Joan Aiken: Credo tu abbia sbagliato. Hai invertito le competenze.
Jane Austen: Competenze? Oh, no, mia cara, non ho sbagliato proprio niente. Credo invece che il destino abbia invertito nelle nostre persone i momenti storici. E adesso io voglio prendermi la libertà di nascere nella tua epoca. Tu l’hai già fatto con i tuoi romanzi: di essere un po’ me, intendo. Non mi vorrai privare di questo piacere proprio qui, dove nessuno potrà mai giudicare?
Navigazione
Consigli
Articoli recenti
- Nude Jeannie 26 Marzo 2024
- I sette (non preti) del cinema italiano 24 Marzo 2024
- Rompicapo 23 Marzo 2024
- L’AI e i viaggi 22 Marzo 2024
- Opinioni 12 Marzo 2024
Lascia un commento