IRA . Racconti da Kepler
Addio Norma Jean
In 5 Agosto 2016 da Il ViaggiatoreCammino lungo la Fifth Helena Drive di Brentwood, un distretto di Los Angeles, nella parte ovest della metropoli californiana. Sono le 3.20 di notte del 5 agosto 1962 e vedo il cancello in legno con il numero civico 12305: è quello della casa di Marilyn Monroe.
Ci saranno 68° Fahrenheit, la notte è leggermente ventilata e le stelle brillano, complice solo il primo quarto di Luna nuova che illumina la strada. Tra una decina di minuti la governante e arredatrice Eunice Murray, agli ultimi giorni di lavoro perché appena licenziata, telefonerà al dr. Ralph Greenson, lo psichiatra che ha in cura l’attrice.
Una morte strana, con molti dubbi e intrecci, con protagonisti uomini ai vertici della Nazione come lo sono in questo momento i due fratelli Kennedy: John e Bob. Un’autopsia ufficiale del dottor Thomas Noguchi parlerà di suicidio per cocktail di barbiturici ma questa versione non convincerà pienamente John Miner, il Procuratore federale che vi assiste e che sottolinerà che il corpo presenta ecchimosi sospette.
Poche sono le certezze in questa storia oscura e che non potrà che rafforzare il mito e il mistero di cui si deve circondare qualcuno destinato a diventare un mito del cinema e un’icona femminile non solo del Novecento ma anche nel vostro attuale secondo millennio: a ricevere la telefonata sarà il Sergente Jack Clemmons, a firmare il certificato di morte sarà il Dottor Lionel Grandison e il caso verrà affidato al Tenente Robert E. Byron.
Le indagini scottano, troppe telefonate si dirà anche del Presidente, al quale Marylin aveva giurato amore eterno persino su un’incisione di un orologio che gli aveva donato e che a quanto pare non era stato così gradito; e poi quel Happy Birthday, Mr. President, cantato il 19 maggio, quindi pochi mesi fa al Madison Square Garden, con quella dolcezza che non si riserva solo a un amico o al capo della Casa Bianca. Qualcuno avanzerà il sospetto che Marylin sia incinta di Bob, con il quale aveva iniziato una relazione e che sembrava essere stato presente nella casa il giorno prima.
Al mio racconto, mentre sento arrivare la macchina della Polizia, aggiungo che per Norma Jeane Mortenson Baker verrà scelta una bara di bronzo con interno di seta color champagne e sarà tumulata in un loculo al Westwood Village Memorial Park Cemetery di Los Angeles. In realtà, uscirà tra un po’, il suo desiderio era quello di essere cremata, così aveva confidato all’amico Truman Capote.
Di Marylin è stato detto, scritto, girato e raccontato tanto e saprete tutto o quasi, sempre ammesso che in quel tutto o quasi ci sia la verità e per questo mentre passeggio, perché sono stato allontanato da due poliziotti, raccontarvi quello che ho provato, io alieno, a guardare le sue interpretazioni e a provare a leggerle negli occhi le sensazioni. La sua vita non credo sia stata felice, malgrado un successo straordinario mai coronato nemmeno da una candidatura a un Oscar® che avrebbe sicuramente meritato. Candidatura negata persino per A qualcuno piace caldo, cun cui si era aggiudicata il Golden Globe, l’anticamera della stutuetta più ambita. Tre mariti, tante storie con il mondo Hollywodiano e non solo: donna famosa e uomini altrettanto famosi, da copertina, da gossip, da scandalo.
Una vita tormentata da un’infanzia difficile, l’istituto e le molestie ricevute, la malattia della madre, i tentativi di suicidio, perché se fosse vero quello che stanno ipotizzando sfondando la porta della sua camera in questi attimi, sarebbe stato preceduto da due tentativi. E che dire delle difficoltà della carriera, che fa mito, che diventa fame se non si scende a compromessi anche degradanti: la prostituzione sul Sunset Bulevard per pagarsi gli studi di recitazione per poi essere considerata non all’altezza di recitare su un palco; oppure il lavoro di spogliarellista per mantenere la casa dove abita in attesa di tempi migliori. Le foto di nudo che usciranno al momento opportuno e quelle famose per PlayBoy, le storie che si rincorrono una dopo l’altra con un percepibile bisogno di amore e affetto, forse mancato fin dai primi anni di vita e l’abuso di alcool che fa tanto Hollywood (e non solo) ma finisce con il minare una bellezza folgorante, forse unica per sensualità e che a 36 anni sembra già abbastanza compromessa.
Norma Jean era diventata sicura a recitare, aiutata Lee e Susan Strasberg all’Actor’s Sudio, guadagna 500mila dollari a film, un’enormità rispetto ai primi 75 o 100 dollari, ed è in attesa di finire Something’s Got to Give, dove recita al fianco di un’altra star del momento, Dean Martin. George Cuckor ha dovuto interrompere le riprese per il suo precario stato di salute anche psicologico e che rimarrà incompiuto proprio per la sua morte. Il film, rimontato dal girato provvisorio, dura solo 37′ rimarrà celebre non solo per la sua ultima apparizione ma anche per il suo bagno nuda in piscina.
I suoi film, più volte di grande successo, poche volte clamorosi flop, talvolta drammatici, talvolta commedia, sempre all’insegna di quella bellezza bionda immortale e che forse tocca il punto più alto nell’immaginario maschile quando il vestito si solleva per il passaggio della metropolitana in The Girl, tradotto in italiano nel maggiormente evocativo Quando la moglie in vacanza dove diventa il sogno proibito del marito solo Richard Sherman, passeranno in TV in un numero di volte oramai non quantificabile. La sua immagine sarà ripresa ovunque, persino sugli specchi di arredamento. Il suo ritratto sarà rielaborato da Andy Warhol nel 1967, facendola diventare icona della Pop Art, oppure una canzone, Goodbye Norma Jean, di Elton John nel 1973.
Arriva l’ambulanza ed è ora di andarsene: quanto avrei voluto chiederti un autografo.
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