IRA . Le Giornate Mondiali
La giornata mondiale del libro e del diritto d’autore
In 23 Aprile 2018 da Il Viaggiatore
Per la Giornata del libro e del diritto d’autore
citiamo… in generi letterari
da Attilia… in romanzo biografico
Le immagini non raccontano mai l’inizio delle storie. E su quello che viene dopo tacciono. Vale anche per la foto in cui sono seduto al pianoforte con una maglietta verde e canto in mezzo al mio quartiere ridotto in macerie. È uscita sui giornali di tutto il mondo e ancora oggi sento dire che è una delle foto simbolo della guerra in Siria. Perché è più grande della guerra. Eppure se ripenso al momento in cui è stata scattata la foto, l’immagine che vedo è un’altra: sono tre uccellini. Ma l’inizio non è nemmeno questo.
Tutto cominciò all’alba.
Note:
Il pianista di Yarmouk (Und die Vögel werden singen: Ich, der Pianist aus den Trümmern) di Aeham Ahmad, 2017. Nostra edizione italiana: La nave di Teseo, collana Le polene, 2018, traduzione di Lucia Ferrantini, ISBN 978-8893444903
da Chiara… in romanzo iniziatico-simbolico
«Non sarà il Demiurgo?».
«Ecco, lui. Non ricordo se questo Demiurgo lo ha fatto Sophia oppure se c’era già e lei lo ha sobillato, dai scemo, fa’ il mondo che poi ci divertiamo. Il Demiurgo doveva essere un casinista e non sapeva fare il mondo come si deve, anzi non avrebbe neppure dovuto farlo, perché la materia è cattiva e lui non era autorizzato a metterci le mani. Insomma ha combinato quello che ha combinato e Sophia ci è rimasta dentro. Prigioniera del mondo».
Note:
Il pendolo di Foucault di Umberto Eco, Bompiani, 1988, ISBN 8845204081.
da La Comtesse… in romanzo erotico
Ciò che udivo era soltanto la melodia dei bambini che giocavano, soltanto quello, e l’aria era così limpida che in mezzo a quel vapore di voci mescolate, maestose e minute, remote e magicamente vicine, schiette e divinamente enigmatiche, si poteva udire di tanto in tanto, come liberato, uno zampillo quasi articolato di vivide risa, o il colpo di una mazza, o lo sferragliare di un camion giocattolo, ma era tutto troppo lontano dagli occhi perché si potesse distinguere un movimento nelle strade appena tratteggiate. Rimasi ad ascoltare quella vibrazione musicale dall’alto del mio dirupo, quegli sprazzi di grida isolate che avevano per sottofondo una sorta di schivo mormorio, e allora capii che la cosa disperatamente straziante non era l’assenza di Lolita dal mio fianco, ma l’assenza della sua voce da quel concerto di suoni. Questa, dunque, è la mia storia. L’ho riletta. C’è rimasto attaccato qualche brandello di midollo, e sangue, e mosche bellissime d’un verde brillante. A questa o quella delle sue svolte sento che il mio essere vischioso mi sfugge, scivola in acque troppo profonde e troppo oscure perché io possa sondarle.
Note:
Lolita di Vladimir Nabokov, 1955. Nostra edizione italiana: Adelphi, 1993, collana Biblioteca n.278, traduzione di Giulia Arborio Mella, ISBN 8845909972.
da Debora… in romanzo picaresco
[…] c’erano molte cose che non capivo. Prima di tutto per quale ragione lei mi riservasse un trattamento speciale. Non riuscivo assolutamente a credere di valere più di un altro in qualche cosa.
Quando glielo dissi, lei rise.
«Ma è molto semplice, è perché tu mi hai cercata. È questa la ragione principale».
«E se fosse stato un altro a cercarti?».
«Però sei stato tu, almeno per il momento. Inoltre sei stato molto più straordinario di quanto tu non creda».
«E secondo te perché mi stimo così poco?» chiesi.
«Perché vivi solo a metà», rispose lei come se niente fosse. «L’altra metà è ancora intatta da qualche altra parte».
Note:
Nel segno della pecora (Hitsuji wo meguru bōken) di Murakami Haruki, 1982. Nostra edizione italiana: Einaudi, 2010, collana Supercoralli, traduzione di Antonietta Pastore, ISBN 978-8806193362.
da Fabio… in romanzo distopico-politico
L’uomo è la sola creatura che consuma senza produrre. Egli non dà latte, non fa uova, è troppo debole per tirare l’aratro, non può correre abbastanza velocemente per prendere conigli. E tuttavia è il signore di tutti gli animali. Li fa lavorare e in cambio dà ad essi quel minimo che impedisca loro di morir di fame e tiene il resto per sé. Il nostro lavoro coltiva la terra, i nostri escrementi la rendono fertile, eppure non uno di noi possiede più che la sua nuda pelle. Voi, mucche che vedo davanti a me, quante migliaia di galloni di latte avete dato durante lo scorso anno? E che ne è stato di quel latte che avrebbe dovuto nutrire vigorosi vitelli? Ogni sua goccia è andata giù per la gola del nostro nemico. E voi, galline, quante uova avete deposto in un anno e quante di queste uova si sono dischiuse al pulcino? Le restanti si sono tutte mutate in danaro per Jones e i suoi uomini. E tu, Berta, dove sono i quattro puledri che hai portato in grembo e che avrebbero dovuto essere il sostegno e il conforto della tua vecchiaia? Ognuno di essi fu venduto al compiere di un anno e tu non li rivedrai mai più. In cambio dei tuoi quattro puledri e di tutto il lavoro dei campi, che cosa hai avuto se non una scarsa razione e una stalla?
Note:
La fattoria degli animali (Animal Farm) di George Orwell, 1945. Nostra edizione italiana: Mondadori, 1973, collana Oscar Mondadori, traduzione di Bruno Tasso, illustrazione di copertina di Ferruccio Bocca, ISBN 978-8862206129.
da Gianluca… in romanzo sociale
Per questo amo tanto i gruppi di sostegno, se la gente pensa che stai morendo, ti presta tutta la sua attenzione. Se questa può essere l’ultima volta che ti vedono, ti vedono davvero. Tutto il resto finisce fuori dalla finestra, il conto in rosso e le canzoni alla radio e i capelli in disordine.
Hai la loro piena attenzione. La gente ti ascolta invece di aspettare il suo turno per parlare.
E quando qualcuno ti parla, non ti sta cacciando balle.
Note:
Fight Club di Chuck Palahniuk, 1996. Nostra edizione italiana: Arnoldo Mondadori edizioni, 2016, collana Oscar Mondadori, traduzione di Tullio Dobner, postfazione di Fernanda Pivano, ISBN 978-8804508359.
da Kito… in romanzo horror
Ci salutavano con la mano, le braccia che si muovevano a scatti come in un film muto. Spingevano contro la ringhiera per avvicinarsi a noi.
E pensai che forse, forse erano a posto, forse erano solo andati a Liberty Island in cerca di un rifugio ed erano sani e salvi […] ma poi sentii l’odore nell’aria, e capii.
Datemi le vostre stanche, povere sordide carcasse […] Datemi le vostre moltitudini di corpi […] Datemeli. Datemeli. Datemi la vostra vita, il vostro calore, la vostra carne. Datemeli.
Note:
Monster Island (Monster Island: A Zombie Novel) di David Wellington, 2006. Nostra edizione italiana: Arnoldo Mondadori edizioni, 2007, collana Urania Horror n. 2, traduzione di Silvia Montis, ISBN 978-1905005475.
da Mary… in romanzo di formazione
È buffo. Qui i gabbiani che non hanno una meta ideale e che viaggiano solo per viaggiare non arrivano da nessuna parte, e vanno piano. Quelli invece che aspirano alla perfezione anche senza intraprendere un viaggio arrivano ovunque, e in un baleno. Ricordati, Jonathan, il paradiso non si trova né nello spazio, né nel tempo poiché lo spazio e il tempo sono privi di senso e di valore.
Note:
Il gabbiano Jonathan Livingston (Jonathan Livingston Seagull) di Richard Bach, 1970. Nostra edizione italiana: Bur (Biblioteca Universale Rizzoli), 1997, traduzione di Pier Francesco Paolini, corredata di fotografie di gabbiani a cura di Russel Munson, ISBN 978-8817131629.
da Chef Massimo… in romanzo culinario
Ah, Nanà, pensò Damocle, tu non sei vergognosamente golosa. Sei vergognosa e basta. Dio mio, con che faccia tosta associ l’amore ai piacere del palato! «Quindi se conoscessi un altro uomo capace di cucinare non esiteresti a metterlo a confronto con me, e se questo qualcuno si rivelasse un cuoco migliore, allora tanto peggio per me» rifletté mestamente ad alta voce.
«Ma certo che no» fu categorica Nanà, ricorrendo alle lusinghe, senonché Damocle, data la situazione, considerò quelle lusinghe alla stregua di un’offesa.
«E invece sì» replicò lui attingendo coraggio dalla disperazione. «È questione di fortuna. Se un domani tu assaggiassi uno stufato da manuale fatto da un altro mi daresti il benservito. Sono alla mercé del primo stufato che capita! Ma ti rendi conto, Nanà? Se l’altro cuoco, magari meno bravo di me, avesse la fortuna di farsi scappare la mano con una spezie a te particolarmente gradita, che cosa accadrebbe?»
Note:
Le relazioni culinarie (Επικίνδυνες μαγειρικές) di Andreas Staïkos, 1997. Nostra edizione italiana: Ponte alle grazie, 2001, traduzione di Maurizio De Rosa, ISBN 978-8862206129.
da Viviana… in romanzo sentimentale
Io sono il marito della povera dona Flor, colui che viene a risvegliare la tua ansia, a mordere il tuo desiderio, nascosti nel fondo del tuo essere, dietro al tuo ritegno… lui si occupa della tua virtù, del tuo onore, del tuo rispetto… lui è il tuo volto mattutino, io sono la tua notte, l’amante di fronte al quale non hai né possibilità di fuga, né forza. Siamo i tuoi due mariti, i tuoi due volti, il tuo sì e la tua negazione. Per essere felice hai bisogno di tutti e due. Quando eri sola con me, avevi il mio amore ma ti mancava tutto, e quanto soffrivi! Poi avesti solo lui: avevi tutto, non ti mancava nulla, e soffrivi ancora di più. Ora, sì, sei dona Flor intera, come devi essere…
Note:
Dona Flor e i suoi due mariti (Dona Flor e seus dois maridos) di Jorge Amado, 1966. Nostra edizione italiana: Garzanti Libri, collana Nuova biblioteca Garzanti, 2003, traduzione di Elena Grechi, ISBN 978-8811682042.
dal Viaggiatore… in romanzo autobiografico di viaggio
Correvano insieme per le strade assorbendo tutto in quella primitiva maniera che avevano, e che più tardi diventò tanto più triste e ricettiva e vuota. Ma allora danzavano lungo le strade leggeri come piume, e io arrancavo loro appresso come ho fatto tutta la mia vita con la gente che mi interessa, perché per me l’unica gente possibile sono i pazzi, quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che mai sbadigliano o dicono un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano, come favolosi fuochi artificiali color giallo che esplodono come ragni attraverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno “Oooohhh!”
Note:
Sulla strada (On the road) di Jack Kerouac, 1951. Nostra edizione italiana: Arnoldo Mondadori editore, collana Oscar classici moderni, 1989, traduzione di Magda de Cristoforo, in appendice La beat generation di Fernanda Pivano, ISBN 880432581X.
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