INVIDIA . Lector In Invidia
Se il ddl Zan va in soffitta…
In 5 Agosto 2021 da Fabio MuzzioAbbiamo ricevuto una lettera in redazione, che pubblichiamo e alla quale rispondiamo con molto piacere.
Carissimi redattori di SevenBlog,
vi scrivo questa lettera nel giorno peggiore per le sorti del ddl Zan. Non ne avete mai parlato, non ho seguito una vostra presa di posizione sull’argomento, e senza dubitare del vostro pensiero inclusivo, vi chiedo di farlo ora.
I quotidiani di oggi, 4 agosto 2021, titolano: “Ddl Zan addio, la legge contro l’omofobia va in soffitta” (La Stampa); “Ddl Zan slitta a settembre dopo l’ultimo scontro tra Iv e Pd-M5S” (La Repubblica); “Addio ddl Zan” (Il Giornale), e tralascio Libero Quotidiano, perché già citare questi addii (quasi sempre festosi) fa abbastanza male.
Il mondo dello spettacolo e della cultura ha preso parte al gioco mediatico, con forse qualche maldestra manovra un po’ troppo effervescente ma confusa; il mondo politico è come sempre diviso e divisivo tra destra e (pseudo) sinistra, con al centro un burattinaio che separa il mondo (alla sua destra e alla sua sinistra) tra noi e voi, tra ricchi cool e poveri miserevoli e indegni, tra massa di normali e diversità ghettizzate, e ci parla di sacrifici che solo noi dovremmo fare, forse per arricchire sempre più un conferenziere che non ha nulla da dare alla società.
Dunque: il ddl Zan andrà davvero in soffitta o dovremo tutti sbattezzarci (o s-renzizzarci) per liberare l’Italia da un becero bigottismo?
Vittoria
Cara Vittoria,
per formazione, e non per pratica effettiva, sono io a risponderti, perché quando si tratta di analisi politica l’ingrato compito mi viene delegato.
Non è vero che Seven Blog non prenda posizione, perché attraverso la sua narrazione evidenzia benissimo il proprio pensiero, che già tu sottolinei essere improntato all’inclusività, al privilegiare il concetto di aggiungere e mai a quello di togliere.
La vicenda del DDL Zan mi è sembrata molto chiara e molto scura allo stesso tempo: una contraddizione? Non direi. Da una parte la necessità di legiferare, come i fatti di cronaca evidenziano, dall’altra i giochi della politica con le tifoserie delle redazioni a fare da gran cassa.
Il concetto di libertà di espressione e di vissuto non mi portano all’illusione che non vi siano retaggi culturali e di pensiero, sempre esistiti, che sempre esisteranno e che nemmeno ritengo condannabili, proprio in virtù della libertà personale di opinione. Il discorso cambia quando questa sfocia in violenza verbale o fisica con l’aggiunta di diritti negati.
La società è profondamente cambiata: il cinema, i fenomeni seriali, la pubblicità ce la raccontano, strizzando l’occhio al politicamente corretto, ricorrendo talvolta al bilancino del farmacista. Ma ci riportano a quanto vediamo nella vita di tutti giorni: che sia lo sport, una metropolitana, chi lavora alla scrivania vicino alla nostra o ci chiede di passare la tesserina punti al supermercato.
Il conflitto Stato/Chiesa che evidenzi è da sempre complesso ma la sensazione che la politica sia talvolta più intransigente della Chiesa stessa è molto palpabile, come il condizionamento, che non dovrebbe esistere, diventa una sorta di ipocrita autocondizionamento per rincorrere quel votino in più.
La stampa ci sguazza, per una copia in più e soprattutto un click o uno spettatore da conteggiare, per soffiare e meno analizzare, più per sfruttare la conflittualità che per far capire: ci si limita ai soliti luoghi comuni, alle solite urla che nulla risolvono, delegando al post o alla trasmissione successiva la discussione.
La politica, poi, è lì da vedere: le leggi che da legittimo punto di incontro e sintesi, si trasformano in merce di scambio e ricatto. E accenniamo solo alla condotta personale di alcuni e alcune (che ci lasciano del tutto indifferenti) poco in linea con quella presunta moralità rivendicata e difesa. E alla luce dello scambio, del ricatto, a cui aggiungo spasmodica ricerca di visibilità, tipo coda del pesce quando manca l’acqua nella pozza e alza il fango, diventa arma conflittuale di vendetta e ostacolo per un equilibrio da rompere, magari avendo sullo sfondo una carica da decidere. In sostanza, sulla pelle delle cittadine e dei cittadini, che chiedono solo maggiore protezione e qualche diritto personale, senza toglierlo agli altri, si gioca sporco in nome del presunto (e paraculo) buonsenso.
Le diverse prese di posizione, soprattutto dal mondo dello spettacolo e di quello che in maniera superficiale si liquida come vanesio degli influencer (che poi per qualcuno siamo già oltre al “semplice” ruolo di influencer) evidenziano anche una realtà personale di vita non solo di privilegi (come talvolta si legge da chi probabilmente è più da inserire nella categoria degli invidiosi) ma di un respiro diverso e di conoscenza di luoghi e culture diverse, elemento fondamentale per aprire la mente.
Non so come andrà a finire con il DDL Zan, il rinvio non è certo un buon segnale: affermare che “Meglio una legge ulteriormente modificata che nessuna legge” mi sembra un compromesso al ribasso in attesa del successivo “ricatto” politico. Il nostro Paese non brilla per progressismo, bigotto fuori e vizioso dentro, dove la storia dei diritti sociali e personali fa concludere alla politica che se una cosa non viene riconosciuta a livello legislativo, questa non esiste.
Stiamo progettando una rivista letteraria per aiutare le nuove voci a emergere. Abbiamo sempre la stessa vision: diffondere cultura e talento.
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