Appunti Erotici . LUSSURIA
Les Bacchantes
In 28 Dicembre 2019 da La ComtesseCercavo Carole da almeno mezz’ora. Avevo già chiesto a tutta la servitù. Mon Dieu, Nausicaa stava per arrivare al mio petit Château, non potevo certo farmi cogliere impreparata.
E “impreparata” voleva dire: senza abiti, senza Ambrojo, senza informazioni dettagliate sulla festa.
Arrivava da Atene e proprio io, la Comtesse, famosa per l’aplomb aristocratico e flemmatico, mi presentavo isterica come una donnetta qualunque?
Nausicaa era l’opposto di me: un pot-pourri di femminilità arrogante e forme esasperate. Ma la ammiravo per questo. In lei avevano un senso. Le labbra carnose erano fatte per la fellatio, il seno per dare piacere, le natiche per il sesso. Muoveva tutte le parti del corpo con naturalezza e lussuria insieme, e non potevo credere fosse un esercizio facile: doveva di certo averne studiato il risultato, e deciso quindi di proseguire nell’atteggiamento tutto suo, considerate e vagliate le risposte esterne. Ah, Nausicaa, mia cara, bella e audace amica ateniese! Con lei il tempo volava, eppure diventava un enorme banco di prova. Ero superiore, senza dubbio, ma spesso affascinata dalla sua indole morbosa, e non potevo che sentirne il giudizio.
Mentre mi autoflagellavo in questi pensieri stupendi e pietosi, Carole mi si materializza davanti con in grembo un vestito fatto di foglie.
«Où étais-tu, mechante?».
Mi sorride senza rispetto, la sciocchina, e io capisco che ha in serbo per me una notizia piacevole.
«A cucirvi il vestito, mia Divina. Non chiamatemi scellerata. Quando saprete, sarete felice». E comincia a raccontarmi.
«Questa è la prima festa Dionìsia, inizia oggi, si chiama Piccola Dionìsia o Dionisìa Rurale. Ma già vi sto preparando per le Lenee di fine gennaio e per le Antesterie di fine febbraio, mia Comtesse, in attesa dell’ultima di fine marzo, la più mirabolante».
Nel contempo arriva Ambrojo, sagace come non mai. Si liscia la barbetta e mi guarda con fare esperto. «Posso continuare io?», dice a entrambe. Mi fa segno verso una dormeuse, davanti al bel camino di marmo, e io faccio cenno col capo. Sì, può continuare. Il racconto comincia a interessarmi alquanto, e sorvolo su quella sorta di agguato che i miei prodi servi mi stanno tendendo.
«In antichità le Dionìsie Rurali erano feste che si aprivano nei borghi di Atene. Oh, Comtesse, il coro degli efèbi e le rappresentazioni di Euripide erano uno spettacolo!».
«Cori e rappresentazioni teatrali?», dico io delusa.
Si guardano sorridendo e io già comincio a spazientirmi.
«E poi festa in onore di Dioniso, mia Divine», dicono loro in sincronia. «Feste iniziatiche, capite?».
Mi nasce un sorriso asimmetrico, mentre penso a come sarà vestita Nausicaa per l’evento.
«Mia Comtesse», continua Ambrojo, «ci permetterete di partecipare alla cerimonia rituale?».
Mi leggono il significato sul dizionario, gli sciocchi. «È una manifestazione di carattere tumultuoso, i cui partecipanti, sottraendosi temporaneamente alle norme che regolano il comportamento consueto della comunità, si abbandonano a un’esplosione senza freno della vita fisica e psichica». E così via.
«Il mio vestito da Baccante è quello, Carole?».
«Oui, Comtesse. Foglie e nudità, come Madame Nausicaa comanda».
Quando lei arriva, è nuda e olivastra, e fa onore alla sua terra di miti e vita densa. Il naso dritto e importante, i capelli neri e morbidi sulle spalle, gli occhi lucidi e profondi, l’erotismo dei movimenti. La carne cruda che mangiamo diventa una sorta di metafora a quello che sarà. Il salotto con camino diventa un’alcova dove pelle, seni, umori, piacere, vino, uva e sapori si mischiano a gemiti e fantasia. Dove i giochi sono permessi, e noi siamo umani e dèi insieme. Imperfetti e solenni.
L’immagine di copertina è un dipinto di Charles Gleyre, La danse des Bacchantes, 1849, Musée des Beaux-Arts de Lausanne
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