ACCIDIA . Monológos
Lezione di potere
In 3 Maggio 2021 da Debora BorgognoniÈ Naomi Watts a parlarci di potere, e questo è uno dei fatti maggiormente degni di nota. In realtà, è proprio Naomi Watts a essere il fatto degno di nota. Ammaliante, sempre pertinente, dal fascino noir pur nei tratti angelici. È lei il perno su cui si compie un viaggio all’interno di noi stessi, proprio come se fossimo idealmente stesi sul lettino di un terapeuta.
Stiamo parlando di Gypsy, contorta e oscura serie tv di una sola stagione, lanciata nel 2017 su piattaforma Netflix e scritta da Lisa Rubin.
La Watts interpreta Jean, una psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Una donna matura e realizzata, che vive a New York con un marito avvocato e una figlia di dieci anni. È una borghese benestante, una professionista, una madre, una moglie. Ha tutto. Eppure, pian piano, il mondo segreto, le crepe della persona, gli istinti pruriginosi costruiscono una realtà parallela.
Chi sei quando nessuno guarda? Who are you when no one is watching?, recita la locandina.
Non è un caso se il monologo che chiude la serie tv, tratto dall’episodio 10, Black Barn, parla di bullismo come esercizio di potere.
Vi voglio parlare delle cause alla radice del bullismo, e di quello che motiva tale comportamento. Spesso deriva da una mancanza di stabilità ben radicata, da basi che non sono mai state molto solide. E così, prevedibilmente, le persone vittime di bullismo sono propense a diventare loro stesse dei bulli. Vogliono infliggere dolore agli altri soprattutto perché non vogliono provare dolore loro stessi.
Magari cercano di distogliere l’attenzione minacciando, o mentendo, per non far trasparire la verità, il rimorso, la loro vergogna. È profondamente legato alla loro storia, alle loro esperienze, perfino all’educazione. E infine, ci sono persone che vogliono il potere perché sanno che non vogliono mai più sentirsi inermi in vita loro. Gli serve uno sfogo.
Recitiamo continuamente la nostra parte, e, se abbiamo il coraggio di uscire ogni tanto da noi stessi, ne recitiamo altre, che sono tutte le realtà plausibili. È questo, il genere di potere con cui prendiamo – o perdiamo – il controllo.
Per avere davvero il potere, bisogna esercitarlo su qualcosa o su qualcuno. Ma non ha mai a che fare con una persona, o con una situazione. Chi davvero desidera il potere in questo modo, in realtà cerca di controllare una cosa sola: se stesso.
Jean ce lo dice, in una sorta di metafora tout court, illuminata da una luce spot, sola su un palco. E noi siamo i suoi spettatori, e forse i suoi migliori complici.
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