Appunti Erotici . LUSSURIA
Guardando Yōjirō Takita
In 19 Dicembre 2020 da La ComtesseÈ un giorno freddo, qui allo Château.
Ambrojo sta preparando le valige, traffica da mezz’ora. Dice che va a trovare dei parenti en Italie, ha chiesto il permesso in tutta formalità, e forse il viaggio ha anche lo scopo di allontanarsi dalla sottoscritta: ogni tanto anche noi abbiamo bisogno di un isolamento forzato per non essere sopraffatti dai sentimenti e tornare a essere… «revenir simplement à être La Comtesse et Ambrojo». Non è così male non prendere le cose sul serio. Come fossimo in un film. È tutta finzione, mon cher. Faisons semblant de nous aimer, allez!
Et donc, le cœur d’un côté, la necessità di non perdersi dall’altra. Ma il palazzo senza Ambrojo non sarà più il luogo dei giochi, seppur per pochi giorni.
La sala è già buia, e anche se il prossimo film non è ancora partito e io rimando l’inizio da almeno venti minuti, ho chiesto a Carole di non riaccendere le luci. È un momento un po’ infantile, e lo vivo con lo spirito della sorpresa, perché non mi capita spesso di essere malinconica. Tolgo le scarpe, massaggio i piedi, mi raccolgo sulla poltrona e chiudo gli occhi. Fra poco, chiederò all’operatore – quel giovane dal pelo biondo, gli occhi verdi e il sorrisino asimmetrico, che ho scelto con un filo di cinismo perché ad Ambrojo non andava a genio – di riprendere il ciclo di Yōjirō Takita, e questa volta passeremo agli anni Ottanta e al soft porno con Molester’s Train. Comincerà a proiettare, guarderà da lontano e pian piano si avvicinerà sempre più alle sedute. L’eccitazione dell’uomo nel pieno della giovinezza invaderà la mia visione e mi farà godere, finché del film rimarranno i titoli di coda. Lo fa sempre, e sempre il copione si ripete. Non c’è nemmeno più il mistero della scoperta.
Ma io adesso penso a un altro mistero: il viaggio. Tema ricorrente nella narrativa del regista giapponese, tema che affronto con l’angoscia di separarmi dal mio maggiordomo e amico. Amico e amante.
Chiudo gli occhi, penso alla pellicola appena proiettata, Departure, vincitrice dell’Oscar al miglior film straniero nel 2009. Quanto la morte è una partenza? «C‘est l’inverse pour nous, aujourd’hui ton départ est la mort».
«Project! Aller!», dico al giovane operatore là in fondo alla sala. I titoli iniziali, la ragazza acqua e sapone che non rigetta le molestie dei due uomini, le mani che si incrociano, gli sguardi voluttuosi, i corpi protesi all’atto carnale, quello finale in fondo, quello in cui siamo idealmente soli.
Come pensavo, lui si avvicina, ma io non giro lo sguardo. È nella poltrona dietro la mia, la presenza è più discreta del solito. Il ragazzo ha imparato le buone maniere.
«Ma Comtesse, ces jours passeront vite, je reviendrai avec cadeaux et fidélité. Et maintenant, je vous dis au revoir à ma façon».
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